Vaccinazione anti-papillomavirus contro il carcinoma del collo dell’utero

Il carcinoma del collo dell’utero è  il secondo tumore maligno femminile più frequente in Europa , dopo il tumore alla mammella. Si registrano infatti ogni anno 33.000 nuovi casi, con 15.000 decessi. colpisce prevalentemente donne in età giovane, con un picco intorno a 55 anni di età. Ne parliamo insieme alla dottoressa Nicoletta Gavoni, ginecologa presso il Centro medico Visconti di Modrone di Milano.

La quasi totalità di questi tumori è causata da un agente trasmissibile per via sessuale, il paillomavisus umano (hpv).

Il meccanismo d’azione patogeno di questo virus risiede nell’alterare la regolazione del ciclo cellulare che è alla base della trasformazione maligna, infatti in oltre il 90% dei carcinomi cervicali vi è la presenza di infezione virale da hpv.

Dottoressa Nicoletta Gavoni, ginecologa presso il Centro medico Visconti di Modrone di Milano.

Gli hpv sono piccoli virus a dna, se ne conoscono oltre 200 tipi di cui 40 si localizzano nell’apparato genitale femminile, maschile, nel cavo orale e nell’ano. La maggior parte delle infezioni è transitoria ed il virus può essere eliminato dal sistema immunitario ( il 70% di nuove infezioni si risolve entro 1 anno e solo la persistenza per molto tempo può portare allo sviluppo di lesioni precancerose).

Gli hpv vengono suddivisi in genotipi a basso, medio ed alto rischio a secondo del potenziale di evoluzione neoplastica:

hpv a basso rischio ( 6,11,40,42,43,44,54,61,70,72,81) correlati ai condilomi floridi , verruche genitali note come “creste di gallo”( il cui 90% è causato dai sierotipi 6-11)

hpv ad alto rischio ( 16,18,26,31,33,35,39,45,51,52,53,58,59,66,68,73,82) correlati a lesioni pretumorali di basso e di alto grado, lesioni cioè che precedono il cancro del collo dell’utero.

L’ infezione ad alto rischio è molto diffusa: l’80% delle donne , nell’arco della vita, viene a contatto con un papillomavirus e almeno la metà con un hpv ad alto rischio ( hpv 16 e 18 i più frequenti e responsabili da soli del 70 % dei tumori del collo dell’utero, 80-90% dei tumori anali).

Mentre lo screening ( pap test, hpv test) rappresenta il principale strumento di prevenzione secondaria del tumore cervicale, i vaccini anti-hpv costituiscono il mezzo cardine   della prevenzione primaria delle lesioni causate dall’hpv.

La vaccinazione rappresenta una risorsa fondamentale nella battaglia contro l’hpv , proprio perché non esistono terapie disponibili per eradicare l’iniezione virale, per diminuirne l’infettività ed influire sullo sviluppo del crvicocarcinoma.

Il meccanismo d‘azione della vaccinazione si basa quindi sulla prevenzione dell’infezione a hpv in assenza della quale non potranno svilupparsi lesioni pre-tumorali e tumorali del collo dell’utero. questa di esplica mediante stimolazione del sistema immunitario e produzione di anticorpi in grado di neutralizzare gli antigeni virali.

Esistono in commercio 2 tipi di vaccino contro l’hpv:

il vaccino bivalente contro l’hpv 16 e 18 ( indicato in donne tra 10-25 aa di età) somministrato in 3 dosi distinte ,con iniezione intramuscolare nel deltoide secondo lo schema: 0,1,6 mesi

il vaccino tetravalente  contro l’hpv 16,18,6,11 ( gli ultimi due  causa di condilomi genitali ), indicato in donne tra 9-45 anni,  somministrato in 3 dosi distinte, con iniezione intramuscolare nel deltoide secondo lo schema: 0,2,6 mesi.

Entrambi i vaccini sono considerati  efficaci nel prevenire l’infezione virale, ovviamente bisogna sottolineare che i vaccini non hanno effetto terapeutico e che quindi non sono indicati per trattare lesioni da hpv eventualmente già esistenti.

Per quanto concerne la loro sicurezza, gli effetti collaterali più comunemente osservati sono stati di lieve entità, locali e transitori : dolore i sede di iniezione, arrossamento, gonfiore ed esantema, più raramente febbre e malessere generale.

Durante la sperimentazione,  gli eventi avversi sistemici gravi  sono stati rari e non si sono riscontrate differenze nelle percentuali di comparsa nel gruppo trattato rispetto ai pazienti riceventi placebo.

Il vaccino comunque è controindicato: in soggetti allergici ai principi attivi e/o ad uno qualsiasi degli eccipienti, agli allergici alla neomicina ed al  tuorlo d’uovo, in donne in stato di gravidanza ( mentre può essere somministrato in caso di allattamento), in casi di malattie febbrili gravi ed in fase acuta ( per cui deve essere rimandato).

Non vi sono dati disponibili circa il suo impiego nei soggetti immunocompromessi ( hiv o terapie immunosoppressive).

In Italia la vaccinazione è raccomandata e gratuita per le ragazze nel dodicesimo anno di età

l’efficacia del vaccino sembra permanere a lungo nel tempo, ma potrebbe rendersi necessaria un’ulteriore dose di richiamo ( sono in corso studi osservazionali); comunque attualmente i controlli sui livelli anticorpali nei soggetti già vaccinati non indicano questa necessità.

Non è raccomandato l’impiego dell’hpv test prima di iniziare il piano vaccinale.

Possono sottoporsi alla vaccinazione anche donne che abbiano già avuto rapporti sessuali in quanto non è elevata la possibilità di aver contratto un’infezione da parte di tutti i ceppi vaccinali. I vaccini possono essere somministrati anche in donne che hanno o hanno avuto un pap test positivo o che sono state trattate precedentemente per neoplasie intraepiteliali cervicali, vaginali e vulvari, come anche in donne trattate per condilomatosi recidivante . L’infezione risolta non protegge da successive re-infezioni, mentre il vaccino ha dimostrato un beneficio nel ridurre il rischio di recidive o nuove alterazioni.

Numerosi studi hanno evidenziato una cross protezione tra gli hpv costituenti il vaccino e altri hpv di sierotipi simili. L’efficacia di protezione in particolare sembra riguardare gli hpv 45 e 31 ( che insieme agli hpv 16-18 sono causa di oltre l’80% dei cancri cervicali).

Prospettive future:

sono in via di preparazione vaccini polivalenti, contro più sierotipi di hpv e a costi più contenuti degli attuali in commercio. Sarebbe sicuramente utile estendere la vaccinazione anche ai maschi e quindi avere una copertura più ampia possibile con lo scopo principale di eradicare definitivamente il virus in questione che è sessualmente trasmesso.

Silvia Trevaini

Videonews

 

 

 

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