Uomini e donne che fanno incubi diversi


Numerosi studi clinici ed epidemiologici hanno messo in evidenza come varie condizioni di sofferenza psichica siano mediamente più rappresentate nel sesso femminile, con un rapporto di 2:1 circa, soprattutto per quanto riguarda i disturbi dell’umore e di ansia. In particolare, il disturbo da attacchi di panico, l’ansia generalizzata, le somatizzazioni e i disturbi della condotta alimentare, così come la depressione, risultano più comuni nelle donne.  Al contrario, alcolismo, aggressività e suicidio predominano nel sesso maschile. Il disturbo bipolare di tipo I è parimenti rappresentato nei due sessi, mentre il tipo II prevale nelle donne, ci spiega la dottoressa Cristina Toni del Centro Medico Visconti di Modrone di Milano.

Dottoressa Cristina Toni

Dottoressa Cristina Toni

Differenze di genere sono riportate anche per quanto riguarda la gravità e il decorso di alcuni disturbi, nonché per la risposta ai trattamenti farmacologici. Nel caso della depressione, per esempio, l’intensità tende ad essere maggiore nelle donne, che mostrano anche una più elevata suscettibilità al rischio di ricadute. Alcune osservazioni sul decorso dei disturbi nei due generi hanno messo in luce che i disturbi del comportamento, la tendenza al suicidio e l’impulsività diminuiscono con l’età nelle donne, mentre aumentano nel genere maschile.

Le donne sono inoltre più propense a chiedere aiuto e assumono antidepressivi in misura superiore rispetto agli uomini. D’altro lato, alcuni dati indicano che i nuovi antidepressivi serotoninergici sarebbero più efficaci proprio nel sesso femminile.

La maggiore predisposizione delle donne alla sofferenza psichica è stata interpretata in vario modo, anche se a tutt’oggi non sono ben chiari i fattori che condizionano questa differenza.

Negli anni ’80 la corrente di pensiero dominante riconduceva la vulnerabilità del sesso femminile a fattori sociali: l’esposizione quotidiana a ritmi di vita stressanti, a partire dalle mura domestiche, avrebbe condizionato una maggiore predisposizione a sviluppare manifestazioni psicopatologiche. In particolare, ricerche epidemiologiche mettevano in evidenza come le donne fossero più fragili di fronte alla minaccia che il loro ambiente venisse gravemente destabilizzato, per esempio con la morte di una persona vicina.

Con il progresso delle neuroscienze, negli ultimi venti anni si sono andati ricercando i substrati biologici che possano contribuire a spiegare la maggiore sensibilità del sesso femminile verso alcuni fattori stressanti e lo sviluppo di quadri psicopatologici. I fenomeni di attaccamento e di propensione alla cura del nucleo di appartenenza sono stati messi in relazione ad un ormone, l’ossitocina, che le donne hanno in quantità superiore rispetto agli uomini (circa un 30%). Quest’ormone è prodotto da una ghiandola del cervello, l’ipofisi, e risulta fondamentale per le contrazioni dell’utero durante il parto e dei dotti galattofori della mammella durante l’allattamento. Inoltre, recettori per l’ossitocina sono stati evidenziati in una parte del cervello fondamentale per la regolazione delle emozioni e dei sentimenti: il sistema limbico. A questo livello l’ossitocina interverrebbe per modulare i meccanismi di empatia, di intelligenza emotiva e di attaccamento al nucleo di appartenenza.

Differenze importanti tra i due sessi sono state riscontrate anche dal punto di vista neuro-anatomico, nelle dimensioni e nella morfologia di varie zone del cervello, dal corpo calloso all’area preottica ipotalamica, al planum temporale. Inoltre, con la PET si sono evidenziate differenze nel flusso ematico e nel consumo di glucosio cerebrale.  Alcuni studi sostengono che anche l’assetto del sistema serotoninergico (la serotonina è uno tra i neuromediatori più importanti per la modulazione dei circuiti coinvolti nella regolazione della vita emozionale) sia differente nei due generi.

Questo particolare assetto neuro-fisiologico ed ormonale contribuirebbe a spiegare, insieme ovviamente a fattori ambientali e culturali, alcuni comportamenti e reazioni emotive più frequenti nel sesso femminile.

Una recente ricerca sui terremotati dell’Aquila, condotta dall’Università abruzzese in collaborazione con l’Università di Pisa, ha messo in risalto come il cosiddetto disturbo da stress post-traumatico sia stato sviluppato prevalentemente dalle donne coinvolte dal cataclisma.

D’altra parte, varie ricerche hanno anche messo in evidenza come il sesso femminile tenda ad avere una maggiore capacità di resilienza, ovvero di resistenza e superamento degli eventi stressanti e traumatici. In particolare, dopo la fase iniziale di sofferenza, le donne avrebbero maggiori capacità di ritrovare un proprio equilibrio emotivo e comportamentale nello stato di vedovanza o di separazione dal partner, rispetto a quanto osservato negli uomini.

Ricordiamo a questo proposito un racconto di Kate Chopin – Storia di un’ora – in cui la notizia della morte del coniuge provoca nel personaggio principale un sussulto di emozioni così descritte … Sapeva che avrebbe pianto di nuovo, vedendo quelle mani gentili, tenere, ora incrociate nella morte; e vedendo il viso che mai s’era voltato verso di lei se non con amore, ora grigio e irrigidito e morto. Ma oltre quel triste momento, vedeva una lunga processione di anni a venire, che sarebbero appartenuti soltanto a lei. E aprì le braccia, spalancandole, per dare loro il benvenuto…

 

Silvia Trevaini

Video

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *