Il trauma non elaborato ci sottrae energia

Grazie ad Einstein abbiamo capito che tutto è fatto di energia, che niente si elimina ma si trasforma, adattandosi a frequenze diverse. Noi, i nostri pensieri, i nostri ricordi, tutto è energia.

Questo spiega come un evento traumatico o emozioni inadeguate hanno il potere di provocare blocchi nel nostro sistema energetico, rendendolo debole con ripercussioni su vari aspetti del nostro benessere psicofisico. Ne parliamo con Giulia, fondatrice dell’Associazione “L’Ombra del Platano”.

Noi siamo abituati ad identificarci con la nostra mente e con quello che pensiamo. Ma in relazione a ciò, vale la pena ricordare che la mente non è il soggetto bensì lo strumento e che siamo noi ad educarla, anche se nei secoli abbiamo perso questo potere interiore.

Facciamo un attimo di chiarezza su come è strutturato e come funziona il nostro cervello.

Nella sua parte nuova ed evoluta, la neocorteccia, hanno sede le funzioni cognitive superiori, quali la coscienza, il pensiero, la concentrazione, il linguaggio e la memoria. Mentre il sistema limbico, che contiene l’Amigdala e l’Ippocampo, si occupa dell’origine e della gestione delle emozioni. Il primo è il custode della memoria figurata, mentre nell’Amigdala si trova l’archivio della memoria emozionale, dove viene ricordato il “come” l’evento è stato vissuto. E qualsiasi fatto, evento, avvenimento accada nel quotidiano, viene sempre analizzato da questa piccola parte del cervello, l’Amigdala, in grado di riconoscere all’istante la tipologia di allerta da mettere in moto, intuendo velocemente se ciò che sta accadendo è qualcosa di cui aver paura o meno, in modo da secernere gli ormoni a seconda della reazione da mettere in atto. Reazione che ricomprende serenità, combattimento, blocco, fuga, etc.

In alcuni casi l’Amigdala, grazie all’estesa connessione neurale, riesce a sequestrare gran parte del cervello, mente razionale inclusa, facendoci agire automaticamente, senza consapevolezza.

E’ nel subconscio che si trova tutta la programmazione individuale, dove ognuno di noi crea le proprie convinzioni come verità assolute, che si porterà dietro per tutta la vita, salvo interventi mirati. Ma il subconscio, che è sede della mente emotiva, va velocissimo, non ragiona, non mette in atto valutazioni quando accade qualcosa. Reagisce e basta. In base, appunto, al proprio “programma”, alle proprie credenze. Se da piccoli, ad esempio, ci è stato detto che eravamo dei buoni a nulla, incapaci, magari detto dai nostri genitori, fa sì che una sana critica o una bassa valutazione del nostro operato, fatta oggi dal capoufficio, ci riporti indietro nel tempo, facendoci sentire come quando era il genitore a infierire, attuando le stesse reazioni, senza capire che da adulti è possibile sbagliare qualcosa o poterla fare meglio, senza per questo sentirsi degli inutili incapaci buoni a nulla. Ma la nostra parte ragionante, la parte conscia, è molto più lenta del subconscio e prima ancora di “poter capire” è già avvenuta la reazione senza mediazione alcuna.

Le emozioni che proviamo sono adeguate solo quando sono riferite al qui e ora, vale a dire solo quando sono il risultato di un evento contingente, avvenuto in questo momento, adesso. Si definiscono invece emozioni inadeguate quando la reazione a qualcosa è spropositata e non contingente all’evento bensì a qualcosa di molto simile accaduto nel passato (vedi rimprovero del capoufficio; l’adulto sembra tornare il bambino che sentiva i commenti poco lodevoli dei genitori). Per cui uno stimolo interiore fa partire una reazione poco confacente allo stimolo effettivo e la reazione inadeguata è indirizzata a quel tempo, non al reale evento che sta accadendo adesso. Dall’infanzia registriamo nell’Amigdala tutta la nostra memoria emotiva ed ogni volta che accade qualcosa che assomiglia alle emozioni provate nel passato, siamo guidati immediatamente dal subconscio ad avere reazioni identiche ad allora. Va detto che un trauma viene vissuto in modo personalizzato da ognuno, in base a come viene percepito l’evento, in base alle proprie credenze, alle proprie caratteristiche, all’ambiente circostante. L’esperienza si trasforma in trauma solo quando non siamo in grado di comprenderla, e in questo caso crea un shock emotivo che genera diverse reazioni sia a livello fisico che emotivo e psicologico. Per cui è facile intuire il perché del sopravvento della mente emotiva rispetto a quella razionale.

Un grande aiuto ci arriva dalla psicologia energetica che dispone di varie tecniche che lavorano sull’aspetto energetico della persona. Dal lavoro sui meridiani tramite i principi dell’agopuntura, alla kinesiologia e al potere terapeutico della parola, con l’obiettivo di riportare l’energia della persona ad un livello ottimale.

 

trevaini50Silvia Trevaini

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