I perturbatori endocrini

Da qualche sotto i riflettori hanno indotto alcune aziende cosmetiche a togliere qualsiasi ingrediente tacciato di sospetto dalle proprie formulazioni. Stiamo parlando dei perturbatori endocrini. Sostanze ad azione endocrina esistono naturalmente nell’ambiente, come ad esempio i fitoestrogeni. Con l’aumentare dell’attività industriale e l’avvento dell’agricoltura intensiva, però, a queste sostanze se ne sono aggiunte altre, per lo più di origine sintetica. Fu cosi che, tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, alcuni scienziati osservarono, per la prima volta, come la presenza di alcune sostanze chimiche nel suolo e nei bacini idrici potesse modificare il funzionamento di quei sistemi endocrini che risentono maggiormente delle alterazioni ambientali. Si osservò che la presenza di alcune sostanze chimiche modificava l’equilibrio maschi/femmine in specie che, per la loro natura, determinano il sesso in base alle influenze ormonali. Dopo quelle prime osservazioni, per anni si è parlato di interferenti endocrini, sia per la fauna selvatica, sia per l’uomo. I principali effetti sono: il già citato effetto estrogenizzante, quello anti-androgeno e quello anti-tiroideo. Come per tutte le sostanze potenzialmente tossiche, le due caratteristiche che rendono un possibile interferente endocrino rischioso sono: il suo non essere biodegradabile, il che li rende spesso persistenti negli ecosistemi, e la natura lipofila, che ne permette l’accumulo nel tessuto adiposodi pesci, animali selvatici e da allevamento. Tali sostanze possono quindi entrare a far parte della catena alimentare che vede come ultimo accettore anche l’uomo. Continua a leggere