Respirazione yogica per un effetto anti age

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Gli antichi maestri dello yoga riconoscono da tempo l’importanza della respirazione profonda ed espansiva nel migliorare la salute generale e la vitalità del corpo. È stato scoperto che questo tipo di respirazione, comunemente praticato in varie posizioni yoga, non solo riossigena il corpo, ma combatte anche i segni dell’invecchiamento. I benefici di questa pratica si ottengono al meglio attraverso uno sforzo regolare e costante, con alcune pose che offrono effetti particolarmente profondi. Un recente studio condotto dall’Università di Nuova Delhi si è concentrato sulle posizioni yoga che comportano movimenti di apertura del corpo laterale o all’indietro, suggerendo che potrebbero avere proprietà antietà. È stato dimostrato che queste posizioni, che enfatizzano il movimento del diaframma e l’espansione del respiro, migliorano notevolmente l’ossigenazione in tutto il corpo e riducono la formazione di radicali liberi che contribuiscono all’invecchiamento cellulare. Si raccomanda quindi di incorporare nella routine quotidiana di ognuno esercizi di yoga mirati, volti a rilassare e rafforzare il diaframma. Così facendo, il respiro diventa più profondo e completo, fornendo un maggiore apporto di ossigeno a tutti i tessuti del corpo.

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Allergie oculari primaverili

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Con l’arrivo della primavera dopo un inverno lungo, c’è un senso di rinascita e di nuovi inizi. È un momento di apertura e di accoglienza delle opportunità di rinnovamento che si presentano sul nostro cammino. Purtroppo, non tutti possono godersi appieno la bellezza della natura in questa stagione, perché per molti, porta con sé uno spiacevole svantaggio: le allergie primaverili. Cosa fare allora per prevenire le fastidiose reazioni oculari causate dalle allergie primaverili e dare sollievo ai nostri occhi quando sono già scatenate? La rinite allergica è un altro sintomo comune delle allergie primaverili, caratterizzato da ripetuti attacchi di starnuti lacrimosi, eruzioni cutanee, difficoltà respiratorie e maggiore sensibilità alla luce. Nei casi più gravi, gli individui possono persino manifestare attacchi di asma a causa del broncospasmo. La situazione diventa più complessa per chi non solo è “allergico alla primavera” ma presenta anche sensibilità multiple ad altri allergeni come gli acari della polvere o il pelo del gatto. In questi casi, i sintomi delle allergie stagionali si intrecciano con quelli delle allergie tutto l’anno, creando una situazione difficile per le persone colpite. I sintomi delle allergie primaverili sono fin troppo familiari a chi ne soffre. Palpebre gonfie e rosse, occhi che lacrimano incessantemente e il prurito insopportabile che li accompagna. Questi sono i segni rivelatori della congiuntivite allergica, una condizione che tende a divampare durante la primavera quando le particelle di polline restano sospese nell’aria. Che si sia allergici alle graminacee, alla parietaria o a qualsiasi altro tipo di polline, la catena delle reazioni infiammatorie rimane la stessa. L’attivazione del sistema immunitario da parte dei microgranuli di polline innesca il rilascio di istamina dai mastociti, che funge da mediatore chimico primario dell’infiammazione. Quando i livelli di istamina nel sangue aumentano, la risposta immuno-infiammatoria si intensifica, portando a congiuntivite, irritazione della congiuntiva degli occhi e dei bordi delle palpebre e altri sintomi classici della pollinosi. Che cosa fare per evitare la fastidiosissima reazione oculare e dare sollievo agli occhi una volta che si è innescata?

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Farro: il cereale che sazia più della pasta

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La storia agricola dell’umanità risale ai tempi antichi, quando per la prima volta si iniziò a coltivare il farro. Ancora oggi questo grano antico occupa un posto di rilievo sulle nostre tavole, soprattutto per chi è alle prese con problemi di peso. Questo perché il farro possiede notevoli qualità nutrizionali e offre versatilità in cucina, rendendolo un valido strumento per la perdita di peso. Anche se non può essere considerato ipocalorico, con 330 kcal per 100 g, un etto di farro contiene 15 g di proteine, superando il contenuto proteico presente nella stessa quantità di riso brillato (6,7 g/100 g). Inserire il farro nella propria dieta può essere la strategia vincente per combattere il sovrappeso. In primo luogo, fornisce sazietà duratura e aiuta a prevenire i morsi della fame, permettendoti di gustare pasti soddisfacenti anche se segui un piano ipocalorico. In secondo luogo, l’abbondante contenuto proteico favorisce lo sviluppo muscolare, il che significa che durante l’esercizio il grasso in eccesso viene bruciato mentre il tessuto muscolare rimane stabile e tonico. Ciò si traduce in cambiamenti visibili quando ci si guarda allo specchio, che possono servire come motivazione per continuare con la dieta. Inoltre, i chicchi di farro sono croccanti, poveri di grassi e non contengono colesterolo.

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Kakebo: il diario per risparmiare

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Il Giappone e l’ordine sono inseparabili. Dopo esserci ispirati dagli insegnamenti di Marie Kondo sull’organizzazione di cassetti e scrivanie, potremmo considerare di estendere i nostri sforzi ad un altro aspetto vitale della nostra vita: le finanze. Una risorsa preziosa che proviene dal Paese del Sol Levante ma che ha ottenuto un riconoscimento globale è il kakebo, un taccuino compatto progettato per aiutare le persone a gestire le proprie finanze in modo efficace.

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I pesticidi nel piatto

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Uva, peperoni, pere e pesche sono alimenti innegabilmente sani. Tuttavia, vi è la preoccupazione che, insieme alle vitamine, alle fibre e ai minerali benefici, questi alimenti possano contenere anche residui di sostanze chimiche utilizzate per respingere insetti o parassiti o migliorare la fertilità del suolo. Fortunatamente, uno studio condotto su ben 4.313mila campioni ha rivelato che la maggior parte, il 54,81% per l’esattezza, di questi alimenti è priva di residui. Tuttavia, nel 44,19% dei casi sono state trovate tracce di pesticidi. È interessante notare che la frutta risulta essere più contaminata (70,36%) rispetto alla verdura (33,37%). Tra i frutti, le pere sono quelle a più alto rischio di contaminazione, seguite da uva, pesche, more, lamponi e frutti di bosco. Tra le verdure, invece, i peperoni sono quelli più inquinati. Sorprendentemente, anche gli alimenti trasformati come i cereali integrali e il vino possono contenere residui. È importante prestare attenzione anche nel consumo di miele, poiché dei 108 campioni analizzati, il 30,56% conteneva 15 diversi tipi di pesticidi, in particolare glifosato e amitraz, un acaricida utilizzato per combattere la Varroa destructor, un parassita che attacca le api.

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