I cibi light sono davvero leggeri? Parla lo specialista

Light, aggettivo seducente quanto difficile da interpretare. Negli ultimi decenni i prodotti “light” hanno conquistato una quota considerevole del mercato alimentare e al tempo stesso si sono venute a formare sul loro conto le opinioni più disparate. Proviamo, se possibile, a fare un po’ di chiarezza, sempre insieme al nostro specialista dottor Carlo Bertoli, del centro Medico Visconti di Modrone di Milano.

Dott. Bertoli

Innanzitutto chiediamoci cosa sia un prodotto light: un prodotto light dovrebbe essere un alimento il cui apporto calorico e nutrizionale è inferiore ad un ipotetico analogo “normal”. Fin qui possiamo essere tutti d’accordo; il problema nasce quando decidiamo di dare un valore a questo essere “light”.

Light può essere :

  • Un prodotto a zero calorie
  • Un prodotto con 1% di grassi
  • Un prodotto con 25% in meno di grassi

Etc.

Qui si comincia a creare confusione perché l’1% di zero a casa di tutti ha sempre fatto zero. È accaduto ed accade molto spesso infatti che campagne pubblicitarie furbette e un po’ spregiudicate abbiano utilizzato ed utilizzino tuttora slogan al limite del lecito: figuratevi che qualcuno aveva pensato di mettere sull’etichetta di acqua minerale “priva di colesterolo”, come se l’acqua l’avesse mai contenuto in alcuna sua forma. Il ragionamento percentuale, non essendo un valore assoluto, trae molto spesso in inganno;
per fare un esempio banale, proviamo a confrontare un qualunque yogurt intero alla frutta con uno yogurt “light” alla frutta.

Valori per 125 g di yogurt intero alla frutta

Kcal

120.19

Proteine

4.25

Carboidrati

15.38

Grassi

4.63

Valori per 125g di yogurt “light” alla frutta

Kcal

68.1

Proteine

5.25

Carboidrati

9.75

Grassi

0.9

 
 
 
 
 
 
 
Dal prospetto appare innegabile una marcata differenza che, in effetti,  rasenta il 50%; se però ci spingiamo oltre ed andiamo a verificare a che cosa corrisponde questo valore, ci accorgiamo che non equivale ad altro che 10 g di pane e di 4 g di olio, ben poca cosa nell’economia complessiva della giornata. Se vogliamo, possiamo considerare relativamente utile un prodotto light durante una dieta dimagrante poiché è possibile, come indicano i valori riportati, utilizzare 2 yogurt piuttosto che 1, tollerando così la complessiva restrizione calorica: quello che resta da valutare è l’effettivo valore di questi prodotti inseriti in una normale alimentazione, considerato anche il loro costo elevato.

Altro grande capitolo è quello degli zuccheri.

Già tra i dolcificanti si fa una notevolissima confusione. Esistono dolcificanti totalmente privi di calorie (saccarina, acesulfame K, ciclammato, aspartame), e ne esistono altri il cui contenuto di zuccheri è più o meno ridotto ma non inesistente. Per fare un esempio, basta osservare alcune delle bustine che potete trovare sul piano di qualunque bar; su molte di queste è specificato un contenuto di zuccheri dichiarato del 98% associato ad un dolcificante come aspartame, ciclammato, saccarina, acesulfame K.

In definitiva se è pur vero che queste bustine sono generalmente di 1g rispetto ai 5g di una bustina di zucchero normale grazie alla presenza di un edulcorante artificiale, è altrettanto vero che chi le produce, vende a caro prezzo il 98% di zucchero.

La questione non riguarda tuttavia la bustina del bar bensì l’impatto psicologico che questi prodotti hanno su chi ha problematiche di peso, creando infatti l’illusione che se ne possa fare un uso più libero. Dall’uso si passa spesso all’abuso, vanificando così quel minimo beneficio che derivava da una modesta ipocaloricità.

Passare dunque dalla bustina del bar al flacone in casa gestito con disinvoltura a cucchiai, è un attimo; la sensazione di poter utilizzare un prodotto a basso contenuto calorico porta spesso a sentirsi più liberi e a concentrarsi prevalentemente su un assai modesto risparmio calorico tralasciando il ben più importante rapporto comportamentale con il cibo.

Ho voluto chiarire il mio pensiero sui dolcificanti perché nella composizione dei prodotti light regnano sovrani tanto quanto la riduzione dei grassi.

Credo quindi che sia più opportuno non demonizzare a priori i prodotti “normal” e di imparare ad utilizzarli con buon senso piuttosto che rivolgersi a prodotti alternativi che, come molti hanno già potuto sperimentare personalmente non possono che fare una fugace quanto inutile apparizione nel nostro standard alimentare. Per fare un esempio facile da comprendere, parlando di prodotti che pur non dichiarandosi apertamente light, percorrono però la stessa via mediatica, i succhi di frutta “senza zuccheri aggiunti” possono rivelarsi a volte delle vere bombe caloriche: se è pur vero che non vi sono zuccheri aggiunti è altrettanto certo che essi contengono tutti gli zuccheri derivati dalla presenza della frutta stessa. Basti pensare che una confezione di succo di frutta da 1,5 litri “senza zuccheri aggiunti” può arrivare a corrispondere a 180 g di pasta e che non è affatto difficile arrivare a consumarla completamente nell’arco di una giornata.

In definitiva il mio parere è che l’utilizzo di prodotti completamente privi di calorie può avere un significato ed una propria efficacia mentre molto maggiori sono i miei dubbi riguardo all’uso di quelli ipocalorici, senza con questo tuttavia volerli sconsigliare a priori: occhio quindi alle etichette!

Silvia Trevaini

Videonews

 

 

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