Si tratta di una disciplina sportiva che viene praticata da migliaia di persone in tutto il mondo. Si è diffusa negli Stati Uniti a partire dagli anni 80′.
Dagli States è arrivata anche qui, dove sta diventando sempre più conosciuta e praticata, tanto che vengono organizzate diverse gare durante l’anno.
È una disciplina abbastanza complessa, dove il ruolo fondamentale è giocato dalla nostra capacità d’equilibrio. A differenza della normale corsa, nel retrorunning dobbiamo dimenticarci la velocità.
Non si può praticare ovunque: bisogna cercare posti pianeggiante, privi di buche o dislivelli; come potete immaginare, sono da evitare le discese.
Bisogna correre tenendo la testa leggermente girata da un lato per verificare la direzione. È anche fondamentale procedere per gradi quando si decide di iniziare questa disciplina sportiva, per dare modo al nostro corpo di abituarsi a questo tipo di movimento.
Quali vantaggi può portare il retrorunning?
Si bruciano molte più calorie rispetto alla corsa normale, migliora il sistema cardiovascolare e rinforza le difese immunitarie. È utilissima per rassodare glutei e cosce.
Si può praticare in coppia: alternativamente, uno corre in maniera normale mentre l’altro pratica il retrorunning. In questo modo si pratica sport in compagnia e, alternandosi, ci si aiuta a seguire la giusta direzione e ad evitare eventuali ostacoli.
Ma il Retrorunning non è così semplice come potrebbe sembrare: la postura, gli appoggi, la visione, l’equilibrio sono messi a dura prova. Chi si cimenta in questa disciplina lungo percorsi cittadini, inoltre, deve spesso resistere e sopportare le ilarità di chi ti incontra ma più spesso ti incrocia.
Per coloro che non hanno mai provato è senz’altro difficile immaginare di correre per qualche chilometro alla maniera dei “gamberi”. Si è talmente abituati ed istintivamente portati ad orientare il proprio movimento in direzione degli occhi, che questa nuova attitudine è destinata a provocare una rivoluzione dei propri schemi motori, con una sorta di riprogrammazione dell’intera biomeccanica di corsa che dovrà tenere conto anche delle nuove sollecitazioni a livello articolare e muscolo-tendineo.
Anche per questi fattori il Retrorunning ha una grossa efficacia in campo riabilitativo e rieducativo; la corsa all’indietro si dimostra particolarmente efficace per il recupero fisico dopo traumi tendinei ed articolari. Prova ne sia che da diverso tempo l’ortopedia classica, ad esempio, usa la camminata all’indietro su scale per riabilitare una serie di strutture locomotorie ed intervenire su diverse problematiche:
– mantenere gli effetti dell’allenamento senza sovraccaricare strutture critiche. Per esempio: correre
sulle punte rende molto più elastico l’impatto con il terreno agendo in maniera meno traumatica
sulle articolazioni (caviglia, ginocchio, anche);
– migliorare l’equilibrio muscolare, stimolando maggiormente i muscoli poco utilizzati;
– migliorare la posizione del tronco (postura eretta e corretta);
– innalzare il centro di gravità;
– favorire la mobilità delle spalle e delle anche;
– correggere alcuni problemi di pronazione a carico del piede.
Aspetti tecnici
La tecnica del Retrorunning è molto semplice: si corre tenendo i piedi e le gambe parallele al senso di marcia, si ruotano le spalle e la testa per controllare il percorso ma i migliori retrorunners non girano quasi mai la testa per non perdere velocità e mantenere il giusto equilibrio. Correre all’indietro può provocare brutte cadute, quindi è molto importante tenere una postura molto eretta e scegliere un luogo sicuro dove praticare l’attività fisica. Chi volesse cominciare a praticare questa disciplina deve rispettare alcuni “step” fondamentali: si può iniziare alternando brevi tratti di corsa all’indietro e corsa in avanti. Lo stesso esercizio può essere eseguito in una seconda fase su distanze crescenti e così via, fino alla completa padronanza dei movimenti e della visuale di campo.
Una volta stabilizzata la corsa bisogna tenere ben presente alcuni accorgimenti, come quello di mantenere ben eretta la schiena, di piegare poco le gambe, di appoggiare la punta dei piedi e aiutarsi con il movimento delle braccia. I gesti del Retrorunning non sono molto diversi da quelli della corsa in avanti. I passi, o meglio, i balzi, devono essere rasenti al terreno.
Il movimento delle braccia è importante perché, oltre a migliorare l’equilibrio, funziona da propulsore. Per verificare la direzione è consigliabile girarsi un poco di lato e sbirciare con la coda dell’occhio. Questo però rallenta il movimento e non può essere effettuato sistematicamente. È importante crearsi anche altri punti di riferimento e memorizzare prima il percorso. Durante i primi allenamenti è normale sentire le gambe pesanti e stancarsi facilmente. Per questo bisogna seguire un programma graduale. Bisogna dare all’organismo il tempo di adattarsi al nuovo tipo di movimento. All’inizio si viene assaliti da tante sensazioni: il bisogno di controllare la direzione, di capire come muovere le gambe, quale posizione far assumere alle braccia, al bacino, la schiena. Senza forzare, gradualmente, il corpo si adatterà ai nuovi movimenti, raggiungendo equilibrio e consapevolezza.
L’unico accessorio veramente importante nel retrorunning sono le scarpe, che sono le stesse della corsa tradizionale, da running stabili, in grado di sostenere adeguatamente il piede e la caviglia.
Silvia Trevaini
Newsmediaset