L’arrampicata sportiva è free climbing
L’alpinismo classico, padre dell’arrampicata sportiva aveva come scopo la vetta. Lo scopo veniva perseguito con tutti i mezzi possibili per facilitarne l’ascensione (arrampicata in artificiale). Lo scopo dell’arrampicata sportiva è il movimento per piacere insito nel movimento stesso e per divertimento. Quindi la progressione avviene con il solo utilizzo del proprio corpo ovvero in modo libero: arrampicata libera. Da non confondere l’arrampicata libera con l’assenza di mezzi di assicurazione, in quanto l’arrampicata libera o free climbing avviene sempre con strumenti di protezione quali imbraco, corda, rinvii e assicuratori. L’arrampicata senza protezione viene invece definita free-solo.
Arrampicata indoor
L’arrampicata “indoor” ovvero in luoghi chiusi, si pratica nelle palestre attrezzate con strutture artificiali. La palestra, nata a scopo didattico e di allenamento vive ora di vita propria grazie al supporto della FASI (Federazione Italiana Arrampicata Sportiva) assieme ad altre federazioni internazioni, che ha reso l’arrampicata indoor uno sport vero e proprio, una disciplina sportiva associata al CONI. Specialità di arrampicata (in gare): boulder, lead (difficoltà), speed (velocità).
Arrampicata in artificiale
A differenza dell’arrampicata libera, dove gli attrezzi utilizzati hanno il solo scopo di garantire l’ascensione in sicurezza, nell’arrampicata in artificiale gli strumenti vengono utilizzati per aiutarsi nella progressione. Alcuni attrezzi che potrebbero essere utilizzati in arrampicata artificiale: staffe, scalette, skyhook.
Arrampicata senza assicurazione
Forme di arrampicata senza assicurazione sono il bouldering e il free solo. Il bouldering viene denominato anche sassismo e viene effettuato su piccoli massi fino a 5-6 metri di altezza. Il free solo invece è uno sport estremo, compiuto da chi arrampica senza alcuna sicurezza (come corde, chiodi, moschettoni,…) ed è quindi sempre a rischio della propria vita. Questa disciplina viene spesso chiamata impropriamente “free climbing”.
Si distinguono 3 specialità: Difficoltà (detta anche lead), Boulder e Velocità.
Difficoltà
Detta anche lead, si effettua su “vie” che aumentano di difficoltà progressivamente fino a raggiungere gradi di difficoltà al limite delle capacità umane. Ad ogni presa viene assegnato un punteggio progressivo e ha tre valori: – se viene solo toccata; = se viene impugnata, + se dopo averla impugnata si inizia un movimento che però non permette di raggiungere la presa successiva. Ovviamente il massimo punteggio si ha nell’arrivare con entrambe le mani all’ultima presa: il “top”. Si può effettuare con la corda di sicurezza dall’alto, nei giovanissimi, o con corda dal basso.
Boulder
Consiste nel dover arrampicare su vie basse, circa 3-4 metri, di diversa difficoltà senza l’uso dell’imbrago (l’incolumità è assicurata da morbidi materassoni). Nasce negli anni 40-50 negli Stati Uniti. Richiede uno sforzo di breve durata ma molto intenso e prevede una serie limitata di movimenti, 7-8 in media. Si tratta di partire con 1-2 prese obbligate di “start” per completare il percorso che culmina con un “top” che dev’essere tenuto dall’atleta per almeno 2 secondi consecutivi. Conta il numero di tentativi impiegati nel raggiungere il “top” in un determinato tempo che è, in genere, di 4 o 5 minuti. Si ha, inoltre, una presa intermedia chiamata “zona” (o “bonus”) che attribuisce un ulteriore punteggio, sempre a seconda del numero di tentativi impiegati per raggiungerla.
Velocità
Si effettua su “vie” generalmente “più facili” e, come dice il nome, l’obiettivo è quello di percorrerla nel minor tempo possibile.
Tecnica di arrampicata
In generale lo sforzo fisico compiuto nelle scalate è di tipo discontinuo e richiede una buona forza massima e resistenza allo sforzo. Le tecniche di arrampicata sono molte e piuttosto varie; possono risultare differenti in virtù di caratteristiche peculiari di ciascuna persona quali, per esempio, lo stile individuale, le conoscenze ricevute da “maestri” o arrampicatori più esperti, la conformazione fisica e il coordinamento psicomotorio. L’intrinseca pericolosità legata a questo sport impone che il loro apprendimento avvenga sempre sotto l’affidamento di una persona titolata. In questo senso, è bene sottolineare che la Legge italiana riserva la prerogativa dell’insegnamento outdoor delle tecniche di arrampicata alle guide alpine, a livello professionale, e alle Scuole del CAI a livello non professionale.
Il metodo Caruso
Una delle tecniche di insegnamento dell’arrampicata è quella che si basa sul metodo cosiddetto “Caruso”, elaborato dall’alpinista e guida alpina Paolo Caruso. Tale metodo è utile nell’impostazione degli allievi, infatti razionalizza e schematizza i vari movimenti nell’approccio alla scalata su roccia. Per conseguire lo scopo, Caruso ha individuato alcune posizioni e alcune progressioni “fondamentali”. Tra queste, quella del cosiddetto “triangolo”, in cui la posizione del baricentro del corpo resta sempre all’interno di un immaginario triangolo, appunto, costituito da almeno tre punti di contatto con la parete di roccia (due piedi e una mano o viceversa). Ci si può dunque appigliare con le mani e appoggiare un solo piede, che fa da vertice a un triangolo rovesciato, oppure appigliarsi con una sola mano e appoggiare entrambi i piedi, sempre formando un triangolo
Strumenti utilizzati
Un breve elenco di strumenti utilizzati in arrampicata: imbraco, scarpette, magnesite, chiodi da roccia, cordini (nylon, kevlar, dyneema), friends, nuts, discensore, rinvio, moschettoni, assicuratore, corda.
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