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Interventi mini, risultati la maxi: ecco la “nuova” chirurgia plastica

seno_bellezzaPiccoli interventi (in alcuni casi “non-interventi”) per grandi risultati. Sempre di più, la chirurgia plastica guarda alla naturalezza come al suo primo e più importante obiettivo. Una strada ormai lontana dagli eccessi degli anni 80 e 90 e punteggiata di accortezze e ritocchi mini, declinati in modo diverso nelle diverse parti del corpo.

Nel caso del seno, ad esempio, l’ultima novità è la possibilità di utilizzare il grasso autologo, cioè prelevato dalla paziente stessa, per “rifinire” la mastoplastica additiva, l’intervento di aumento del seno al primo posto nel nostro Paese. Attenzione,  però: non si tratta di aggiungere una seconda operazione a quella che prevede l’impianto delle protesi di silicone, ma semplicemente di utilizzare un’accortezza in più, attingendo alla tecnica del lipofilling. Perché farlo? Risponde il dottor Francesco Klinger, chirurgo plastico del Centro Medico Visconti di Modrone di Milano.

«In alcuni casi, fare un piccolo lipofilling al termine dell’intervento può aumentare la naturalezza del risultato, anche se sicuramente non si tratta di un passaggio obbligato».

Quando eseguirlo e quando no, allora?

Dottor Francesco Klinger

«Innanzitutto, va specificato che una mastoplastica additiva ben fatta dà luogo di per sé a un risultato naturale. Le mammelle sono posizionate correttamente e sono morbide e piene. Un bel decolletée, che sembra non aver mai visto il passaggio del bisturi. E, anche al tatto, non si avverte la differenza tra ghiandola e protesi, né il “salto” dall’una all’altra.  Il lipofilling si può rivelare un utile alleato per le donne dal busto particolarmente esile, dopo un aumento notevole. In questi casi, proprio a causa della mgrezza del torace, il bordo superiore della protesi può essere appena evidente, quanto basta però per denunciare il ritocco. Ma bastano pochi cc di grasso per sfumare il bordo della protesi, mascherandola meglio».

Come e dove si recupera il grasso?

«Lo si preleva dalle zone del corpo in cui sono presenti piccoli depositi, solitamente l’addome, i glutei, le cosce. Poi lo si tratta per depurarlo e quindi lo si inietta nella sede prescelta. Nei mesi successivi, il 30-40% di quanto trasferito viene “digerito” dall’organismo e di conseguenza scompare. Solo il restante 60-70% entrerà stabilmente a far parte dei tessuti, determinando l’effetto ricercato».

Se i depositi di grasso sono piuttosto notevoli, si può evitare di ricorrere alle protesi e affidarsi solo al lipofilling?

«L’aumento con il lipofilling è un intervento estremamente lungo (si pensi che il grasso viene trasferito con ago e siringa) e per questo antieconomico. Ancora, con il lipofilling utilizzato in grandi quantità è più difficile creare il cono mammario e quindi si rischia di ottenere un risultato esteticamente discutibile. Molto meglio, quindi, utlizzare l’autotrapianto di grasso per le rifiniture e in tutti i casi in cui se ne possono sfruttare le preziose capacità rigenerative. Rendere meno vistosa una cicatrice, ma anche attenuarne il dolore, sono risultati straordinari che solo il grasso, grazie alla presenza di cellule staminali adulte, può ottenere».

Seno a parte, quali sono le ultime tendenze della chirurgia plastica per il corpo?

«Sicuramente l’addominoplastica in versione “mini” per correzioni di pance che presentano pelle e tessuti in eccesso, come spesso accade dopo una o più gravidanze.
A differenza dell’intervento “vero”, con incisioni che vanno da un fianco all’altro, la mini-addominoplastica è un’operazione molto poco invasiva, che si esegue tendenzialmente in anestesia locale e senza ricovero. Il taglio è posizionato sopra i peli pubici, in una naturale piega della pelle. Oltre ad eliminare i tessuti di troppo, rendendo così la pancia più tonica, si riavvicinano i muscoli retti addominali, suturandoli tra loro. È come se si allacciasse una cintura interna, che fa risaltare il punto vita e di conseguenza esalta la linea dei fianchi. Proprio per questo, del resto, l’intervento piace molto: perché è poco impegnativo in termini di convalescenza, ma dà risultati molto evidenti».

E se invece il problema è un consistente deposito di grasso?

«In questo caso, al posto della mini-addominoplastica si può eseguire una lipoaspirazione localizzata o eventualmente abbinare i due interventi, per evitare l’ “effetto pelle molle” che potrebbe risultare come conseguenza».

Anche se ottenuto come “scrto”, anche questo grasso si può utilizzare a fini estetici?

«Certo e lo si fa sempre di più: dall’aumento degli zigomi al suo utilizzo come filler antirughe, per riempire i solchi che progressivamente si delinenano sul viso. Con un risultato che, una volta di più, è estremamente naturale».

 

 

Silvia Trevaini

Videonews

 

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