Sono un classico, quelli che tutti chiamiamo i vuoti di memoria.
E che non accadono soltanto quando si è in là con gli anni, anzi: queste piccole falle sono frequenti anche nelle persone giovani. Ma le amnesie temporanee, come si chiamano nel linguaggio scientifico, in genere non devono allarmare. Il più delle volte sono dovute ad un deficit di attenzione al momento della memorizzazione oppure a un’interferenza con ricordi simili. Una spiegazione semplice tranquillizza anche sui vuoti di memoria più frequenti, quelli che riguardano i nomi propri. Se il ricordo si inceppa non devi convincerti che hai l’Alzheimer. Magari è solo una spia di stanchezza, hai solo bisogno di staccare la spina e di rilassarti. Stress, periodi neri, crisi d’ansia o notti insonni possono alterare la capacità di ricordare.
La capacità di memorizzare può dipendere molto dall’interesse, dalla concentrazione, dalla rilevanza o dal valore affettivo: è organizzata in modo da estrarre le cose che riteniamo più utili. E a volte c’è il semplice avanzare degli anni. Il cervello è un organo come gli altri e come gli altri invecchia: già intorno ai 35-40 anni, inizia a ridursi il numero dei neuroni; diminuiscono i neurotrasmettitori, cioè quelle sostanze che hanno il compito di trasmettere i vari messaggi fra le sinapsi; cala l’afflusso generale di sangue, per cui le cellule cerebrali, ricevendo meno ossigeno e zuccheri, “ il cibo” di cui si nutrono, rallentano la loro attività.
Ma non ci si deve rassegnare. Se ci sono attività per mantenere in forma ogni parte del nostro corpo, perché non si dovrebbe allenare la mente? Ecco alcuni esercizi che aiutano la memorizzazione.
Lo stretching dei neuroni
Stress e traumi possono portare a una perdita di memoria più o meno lunga. Utili perciò, a qualsiasi età, gli esercizi per rilassarsi. Sdraiati su una poltrona, comincia a respirare lentamente, attraverso il naso, in modo regolare e profondo. Focalizzati sul tuo torace, espandendolo al massimo e poi svuotandolo il più possibile dell’aria inspirata. Usa il diaframma, sentirai l’addome che si innalza quando inspiri.
Lo sport per i due emisferi: cambiare mano
Scambiare l’uso delle mani è un esercizio utilissimo. Vanno allenati entrambi gli emisferi del cervello, ognuno collegato alla mano contraria: il sinistro, deputato tra le altre cose al linguaggio, all’analisi logica, all’organizzazione del pensiero e alle abilità matematiche; il destro, regno dell’intelligenza emotiva, della visione d’insieme, dell’arte. Compiere azioni normalissime, come lavarsi i denti, con la mano non dominante, o anche mangiare invertendo l’uso del coltello e della forchetta, aiuta a creare nuove connessioni neurologiche tra i due emisferi. A tutto vantaggio del cervello e della sua capacità di ricordare.
Mens sana in corpore sano
È il celebre motto latino e non c’è nulla di più vero ancora oggi. Al cervello, infatti, piace l’attività fisica perché, come hanno dimostrato recenti ricerche scientifiche, non solo gli porta prezioso ossigeno, ma favorisce l’attivazione di nuovi circuiti neuronali, nei più giovani, e preserva quelli che già esistono, in chi è più avanti con gli anni.
Vedi parenti e amici
Coltiva sempre una vita sociale, non lasciarti mai impigrire: si è visto che le alterazioni tipiche dell’ Alzheimer sono meno evidenti in chi ha una buona rete di conoscenze rispetto a chi vive isolato.
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Cercando di variare il più possibile generi e argomenti e poi cimentati in giochi enigmistici, parole crociate, rebus… sono un bel cocktail di memoria, intuito, ragionamento, conoscenza. Costringono la mente a fare attenzione e a concentrarsi, contribuendo a conservare più a lungo buone prestazioni.
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