Il primo è il punto di sanguinamento, quasi sempre localizzato in una zona della mucosa del setto (detta “locus Valsalvae”) in cui si congiungono numerosi vasi a provenienza da grossi rami arteriosi. Il secondo è costituito dalle cause che provocano l’emorragia. E qui il rischio di perdersi nell’infinito è reale. Dal banale trauma dello sgradevole “dito nel naso” si passa all’epistassi da “mestruazione vicaria” con sanguinamento mensile da causa ormonale, all’ipertensione e alle malattie della coagulazione.
Ma, il rispetto della successione logica della gestione della malattia, prevede come prima cosa il fermare il sangue.
E qui la fantasia delle proposte si è scatenata nei consigli più incredibili.
Ma il provvedimento utile è, come sempre, il più semplice. Un pezzo di cotone idrofilo (quello cioè assolutamente comune e presente in tutte le case), bagnato in acqua fredda, strizzato fino a quando smette di sgocciolare, organizzato a forma di cilindro (o sigaretta) e infilato a pressione nella narice, garantisce la miglior manovra artigianale per fermare il sangue.
Naturalmente, lunghezza e diametro del “cilindro” di cotone, saranno proporzionati alla dimensione della narice: ma non si economizzi nel timore di fare danno.
Fermato il sangue, la ricerca delle cause e tutti gli accertamenti diagnostici saranno programmati e porteranno alla diagnosi.
L’unica situazione che richiede una terapia medica immediata è l’epistassi da ipertensione, per evitare problemi successivi al tamponamento nasale.
Per tutte le altre ipotesi diagnostiche , gli accertamenti clinici guideranno diagnosi e terapie opportune.
Anche nell’unico vero dramma dell’epistassi: quando avviene nel bambino come sintomo precoce di una leucemia acuta.
Videonews