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“Lei ha un fischio? Se ne infischi!”

Image of happy man holding his son while having fun Note to inspector: the image is pre-Sept 1 2009

“Lei ha un fischio? Se ne infischi!”
Ma non sempre.

Il Dott. Barocci del Centro Medico Visconti di Modrone ci parla dell’acufene.

Il fischio nell’orecchio si definisce “acufene” ed è un problema studiato nel 1882 da un grande audiologo che lo ha definito  come la “percezione illusoria di suoni irreali”.

Da qui nasce e si alimenta la difficoltà di una esatta valutazione del problema: cioè del quanto sta male chi soffre di acufeni.

Sulle cause che determinano il fischio nell’orecchio si concorda nell’attribuire a un problema vascolare la maggiore frequenza.

Si tratta di valutare se è una vasculopatia da malformazione, da arteriosclerosi, da trombosi, da vizio valvolare o da progressivo danneggiamento dovuto all’età.

Quest’ultima è certamente la causa più comune.

La perdita di udito legata all’invecchiamento (definita presbiacusia) quasi sempre si accompagna ad acufene.

Allo stesso modo si comporta la perdita auditiva dovuta all’esposizione a rumori.

La notevole evoluzione delle prove audiometriche, in associazione alla diagnostica per immagini, permette una localizzazione della lesione che determina l’acufene e anche una definizione del danno acustico.

Ma, come avviene spesso per gli organi di senso, la soggettività ha un ruolo determinante.

Un acufene, valutato di modesta entità, tramite audiometria, può risultare insopportabile per un paziente, mentre altri tollerano con rassegnazione una quasi totale sordità dovuta al mascheramento determinato dal fischio..

Alcuni anni fa, studiando gli acufeni, alcuni audiologi rischiarono la depressione quando verificarono l’incredibile.

Alcuni soggetti con udito (e psiche) assolutamente normale vennero posti in una cabina totalmente insonorizzata: interrogati, questi dichiararono di sentire un acufene.

Superato il trauma del riscontro, gli audiologi conclusero per: “acufene di origine fisiologica dovuto alla percezione del silenzio”.

Anche questa è scienza. O fede?

Silvia Trevaini

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