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Mal di schiena, impariamo ad evitarlo!

maldischienaCirca l’80% della popolazione adulta ha sperimentato o sperimenterà nella propria vita un episodio di mal di schiena (principale causa di astensione dal lavoro).
Però solo una modesta quota (intorno al 20%) è correlata a patologia vera e propria della colonna vertebrale (es. malformazioni congenite come le spondilolistesi, o patologie del disco intervertebrale come le ernie), mentre la più rilevante quota di pazienti che soffre di mal di schiena, è legata a situazioni indirette e prevalentemente legate ad errori di stili di vita come l’attività sedentaria, forma fisica scadente, oppure anche con attività sportive eccessive o mal praticate, stress psicologici, sovrappeso e obesità  e soprattutto  movimenti o atteggiamenti posturali scorretti eseguiti quotidianamente nella nostra pratica giornaliera sia domiciliare che lavorativa. Il Dott. Flavio Tancioni del Centro Medico Visconti di Modrone ci parla di questo fastidio e delle possibili risoluzioni. Vediamo cosa ci ha racconto….

Il dolore interessa soprattutto la parte più bassa della colonna vertebrale, la cosiddetta colonna lombare, da cui deriva il termine di lombalgia, che indica proprio il tipo di mal di schiena più diffuso. Il mal di schiena può comparire acutamente e improvvisamente o gradualmente. Può essere scatenato da sforzi o movimenti anomali del busto ma a volte insorge con movimenti banali e quotidiani o con colpi di tosse o starnuti. Può essere localizzato esclusivamente alla regione lombare oppure essere associato anche a dolore irradiato alla gamba (sciatica). Solitamente la sintomatologia dolorosa è l’unica componente clinica rilevante, ma a volte oltre al sintomo dolore si associano disturbi di funzione del nervo come ad esempio disturbi di sensibilità o forza nel territorio innervato dal nervo irritato o compresso

Se la sintomatologia dolorosa perdura più di tre settimane, se non vi è risposta alla terapia medica tradizionale e riposo, bisogna considerare la necessità di eseguire accertamenti strumentali radiologici diagnostici. Se non vi sono condizioni cliniche particolari (come ad esempio deficit neurologici associati) solitamente il primo esame di scelta è la tradizionale radiografia della colonna lombare che può evidenziare una riduzione dello spazio discale, eventuali fratture, speroni ossei o eventuali scivolamenti vertebrali, mentre solo esami più dettagliati quali TAC e Risonanza Magnetica consentono di valutare il contenuto del canale spinale e conseguentemente eventuali compressioni delle strutture nervose. In casi particolari (nel sospetto clinico di sofferenza del nervo), ed a completamento della diagnostica radiologica, si esegue inoltre l’Elettromiografia che consente di valutare eventuale danno del nervo.

Se il mal di schiena dura per più di tre settimane, se è acuto o accompagnato da altri sintomi,  dopo avere eseguito accertamenti strumentali diagnostici per verificare la causa, si dovrebbe consultare uno specialista della colonna vertebrale. Un dolore prolungato e improvviso può essere una spia di una condizione patologica più seria di una semplice contrattura che non guarirà da sola con il passare dei giorni. Partendo dal presupposto che ogni paziente con mal di schiena richiede una gestione terapeutica personalizzata per la differente condizione patologica che lo determina, sicuramente l’adozione di una terapia medica antalgica è il primo passaggio terapeutico da affrontare. Solitamente si utilizzano farmaci antidolorifici ed antiinfiammatori tradizionali associati al riposo e farmaci miorilassanti, a seguire si possono utilizzare farmaci antiinfiammatori steroidei (cortisone) fino ad eventuale terapia con oppiacei. Solitamente dopo l’iniziale beneficio clinico ottenuto con la terapia medica il passaggio successivo è l’impostazione di trattamenti conservativi fisici che vadano a ristabilire i corretti rapporti funzionali tra le diverse componenti della colonna vertebrale ed in particolare i dischi, le articolazioni, la muscolatura e l’apparato tendineo. A questo scopo l’azione di trattamenti fisioterapici personalizzati o trattamenti osteopatici mirati diventano condizione necessaria per il riequilibrio funzionale e posturale della colonna lombare allo scopo di ottenere la risoluzione clinica del problema e prevenire nuove riacutizzazioni. Solo in caso di insuccesso dal trattamento conservativo si prenderà in considerazione eventuali strategie invasive chirurgiche nelle diverse modalità in considerazione della patologia scatenante i sintomi

Il condurre una vita quotidiana fisicamente e psicologicamente stressante è un modo sbagliato di gestire il proprio corpo ed in particolare la propria schiena. In generale praticare yoga, esercizi di stretching, oppure attività fisica in generale regalano al nostro sistema locomotore, in particolare alla nostra schiena, indubbi vantaggi e benessere. In particolare esercizi di stretching prima e dopo lo sport che si pratica o indipendentemente da esso consente a predisporre la nostra colonna vertebrale a meglio svolgere l’attività fisica quotidiana o sportiva richiesta, e nel caso di persone con già il mal di schiena cronico aiuta a ridurre il rischio di riacutizzazione del sintomo dopo lo svolgimento di pratiche sportive. Il concetto di prevenzione, correzione abitudini posturali quotidiane, controllo del peso e della più corretta forma fisica, è il cavallo di battaglia dei diversi specialisti che si occupano quotidianamente nei propri ambulatori di tali problematiche. Anche il semplice nuoto (attività sportiva considerata nella tradizione popolare ideale per il mantenimento elastico della nostra colonna vertebrale) può diventare fonte di dolore alla schiena se non eseguito in condizioni fisiche accettabili. Nelle persone che non soffrono di mal di schiena, si lavora per potenziare la muscolatura che sostiene la colonna vertebrale; a tale  scopo il nuoto risulta un’attività sportiva indicata

Fattori di rischio che possono portare a soffrire di mal di schiena sono l’età (incremento del rischio correlato con l’incremento dell’età per la maggior incidenza di patologia degenerativa dei dischi da usura funzionale e dalla formazione di patologie degenerative articolari tipiche delle età avanzate); attività lavorative che richiedono posture prolungate in piedi o sedute o che richiedono sforzi fisici ripetuti; vita sedentaria, sovrappeso ed obesità; fumo, gravidanza (per eccesso di peso e sbilanciamento transitorio del sovraccarico fisiologico).

Silvia Trevaini

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