Si sente dire che la causa delle voglie può essere l’ipoglicemia, la dipendenza da alcuni cibi, la fame emotiva, lo squilibrio tra yin e yang, un problema ormonale, la disidratazione o qualche carenza nutritiva.
Secondo molti crudisti, nella maggior parte dei casi la vera causa delle voglie va cercata altrove.
E cioè? Nell’80% dei casi, le voglie matte sono causate da:
1) Mangiare troppo poca frutta o carboidrati complessi
2) Mancata pianificazione: non avere a disposizione al momento giusto sufficienti quantità di cibi gustosi e salutari
Vediamo meglio di cosa si tratta. Ne parliamo insieme al nostro esperto di alimentazione fruttariana Giorgio Bogoni.
Nel corso del mio personale processo di Perfezionamento Alimentare, che mi ha portato da un atteggiamento onnivoro ad uno fruttariano, transitando per i regimi vegetariano e vegano, mi sono spesso confrontato con il desiderio di trasgredire le regole che mi ero imposto.
In particolare, ricordo di non aver fatto fatica ad eliminare le carni. Diversamente ho trovato impegnativo rinunciare ai formaggi, ma non quanto dire addio agli amidi cotti (quelli che molti di Voi chiamerebbero impropriamente carboidrati: pane, pizza, pasta…). Ne parlo perché questa mia esperienza è condivisa da quasi tutti i miei conoscenti fruttariani ed è quindi ragionevole supporre sia generalizzabile.
Indubbiamente le voglie hanno una duplice origine: chimica e psicologica. Mi sento però di poter affermare con sicurezza che, se la testa è impegnata, la soglia d’azione della biochimica corporea è spostata al punto da non vederla intervenire quasi mai. Ne è un esempio il caso in cui si arriva persino a “dimenticarsi di mangiare”!
Peraltro, preferisco vedere una “voglia matta” come una crisi di astinenza da un cibo al quale ci si è assuefatti, piuttosto che la sensata richiesta dell’organismo di qualcosa del quale riscontra una carenza nutrizionale.
Il tutto, comunque, è a sua volta sottostante all’aspetto psicologico, nelle sue componenti immaginaria e sociale. Spesso infatti “mangiamo con l’immaginazione” ancor prima di essere in presenza del cibo, agganciandoci mentalmente alle precedenti piacevoli degustazioni dello stesso,
Socialmente è invece quantomeno rassicurante mantenere un comportamento alimentare allineato con il gruppo a cui si appartiene: soddisfa il bisogno di approvazione e non mette l’individuo in condizione di dover continuamente giustificare le proprie scelte alimentari considerate anomale. Inoltre, dal punto di vista organizzativo, consente una facile ed immediata condivisione di tutte le occasioni in cui si fa del cibo strumento per festeggiare o anche solo trascorrere del tempo assieme. È sicuramente più faticoso partecipare ad eventi mondani, o anche solo dialogare in coppia, senza avere mani e bocca impegnate.
Da quanto scritto, appare evidente che le voglie per cibi al di fuori del regime alimentare scelto in un particolare momento della propria Vita, possono essere superate con le sostituzioni, che mantengano però la gestualità. Ad esempio, una spasmodica voglia di popcorn davanti alla TV, può essere sedata con una ciotola di olive denocciolate, o magari di frutti di bosco. Dopo pochi minuti l’organismo riconoscerà persino come preferibile la scelta fatta e non mancherà di mandare segnali in tal senso, a conferma del fatto che molta dell’energia che sosteneva la voglia era completamente slegata dal particolare cibo che si credeva necessario per soddisfarla.
Concludo con l’osservazione che ritengo più importante: ci si inganna credendo che mangiare tutto quello che si desidera sia un’indicazione di libertà. Il vero “faccio quello che voglio” trova espressione nel non dipendere da niente e da nessuno: né dai segnali del corpo, né dalle aspettative degli altri!
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