Che l’estrazione del dente del giudizio sia una pratica importante, lo dicono i dati. I denti del giudizio sono gli ultimi molari, precisamente terzo molare inferiore e superiore, di destra e di sinistra e compaiono di solito tra i 17 ed i 25 anni completando così quella che viene chiamata la dentizione permanente.
Talvolta uno o più denti del giudizio rimangono “sequestrati“ nell’osso e nella gengiva, per via della conformazione delle ossa mascellari o per l’orientamento del dente, potendo così causare processi infiammatori a carico del distretto interessato fino ad arrivare a veri e propri ascessi e di conseguenza fenomeni dolorosi non trascurabili. Come comportarsi?
Per dente incluso si intende un dente, con la radice ormai completamente formata, che non è rotto oltre i tempi fisiologici in cui avrebbe dovuto fare la sua comparsa in arcata.
Come dente ritenuto si intende invece etichettare l’elemento che è andato incontro ad una mancata eruzione entro i tempi fisiologici, con la radice che è però immatura, per cui è mantenuta ancora una residua possibilità di eruzione.
In casi come questi, solo dopo che ne siano evidenziate le indicazioni ed in presenza di un adeguata copertura antibiotica, è indicata l’estrazione chirurgica.
La rimozione di un dente del giudizio, per posizione e dimensione, può essere quindi anche complessa e, per certi aspetti, anche molto delicata restando uno degli interventi ambulatoriali frequentemente richiesti: ogni anno, per esempio negli Stati Uniti, si estraggono circa 5 milioni di denti del giudizio.
Le indicazioni all’estrazione del dente del giudizio possono essere di natura terapeutica, quando cioè si impone per necessità poiché non vi sono altre strade percorribili per risolvere patologie in atto, di natura strategica, quando sono funzionali ad altre procedure curative come l’ortodonzia, l’implantologia o ricostruzioni anche protesiche a carico del molare contiguo, oppure di natura preventiva allo scopo di limitare problematiche future.
Alcuni hanno tutti i quattro denti del giudizio, altri ne hanno meno oppure addirittura ne sono privi.
Un dente del giudizio può causare problemi crescendo nella direzione sbagliata, danneggiando così il secondo molare, provocando lesioni cariose anche profonde e a livello radicolare fino a comprometterne gravemente la salute parodontale.
Se emerge lentamente può essere parzialmente coperto dal tessuto gengivale, che rende la pulizia più difficoltosa e quando i batteri colonizzano i tessuti molli intorno al dente può insorgere la Pericoronite, con infiammazione e gonfiore che può degenerare, se non trattata tempestivamente, in ascessi purulenti dolorosi o cronicizzanti.
Anche la cisti follicolare è associata alla ritenzione del dente del giudizio, ma la sua incidenza è intorno al 3% dei casi, mentre ancora più raro e il legame con i tumori odontogeni come l’Ameloblastoma.
Invece è ormai scientificamente provato, al contrario di quello che comunemente viene da tempo creduto, che la presenza di ottavi più o meno complicati non ha rilevanza negli affollamenti a livello degli incisivi.
Ci sono molte scuole di pensiero sull’opportunità di estrarre precocemente anche in assenza di patologia in essere il dente del giudizio a scopo profilattico.
In età giovane le radici non sono ancora del tutto formate, l’osso circostante è più “ morbido “ ed elastico e quindi la percentuale di complicazioni è molto più bassa.
A nostro avviso tuttavia questa filosofia interventista non è consigliabile rispetto alla non estrazione come non è consigliabile procedere all’estrazione di un dente del giudizio se questo è totalmente incluso, asintomatico e privo di patologia.
Diverso è quando, come abbiamo accennato prima, nei denti del giudizio parzialmente inclusi può insorgere la carie, a causa della scarsa igiene orale dovuta anche alla posizione non favorevole, che si può espandere anche ai denti vicini.
Per quanto riguarda il gonfiore prima e dopo l’operazione si può bloccare e trattare con farmaci antibiotici e con impacchi di ghiaccio.
La cosa più importante è l’attenzione da prestare alle radici dei denti vicini e alle strutture nervose sia in fase pre-chirugica sia nell’atto chirurgico, in modo da evitare lesioni dentali e nervose con perdite di sensibilità al labbro inferiore o alla lingua dal lato dell’estrazione.
Non è poi assolutamente da escludere, anche se rarissima, la frattura dell’osso mandibolare.
Un’altra complicazione, a carico questa volta dell’arcata superiore, è quella che vede dislocazioni intraoperatorie di tutto il dente o di sue parti nel seno mascellare o comunque residue comunicazioni dello stesso con il cavo orale.
Altre complicanze sono poi quelle classiche di ogni intervento chirurgico a carico del cavo orale come emorragia, dolore, edema, ecchimosi ed enfisema sottocutaneo.
L’estrazione del dente del giudizio quindi va effettuata solo in presenza di precise indicazioni anche perché, proprio per i motivi sopra elencati, l’intervento è spesso associato ad una significativo disconfort post-operatorio che può esitare in dolore e gonfiore, ma può esser caratterizzato anche da segni e sintomi più importanti causati da complicanze la cui insorgenza è, a volte, difficilmente prevedibile o quantificabile anche dopo il più attento esame pre-operatoio.
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