La neoplasia del seno è il tumore più diffuso nel genere femminile. L’alta incidenza e l’alto tasso di sopravvivenza (80-90% a 5 anni) hanno determinato nei paesi occidentali un aumento della popolazione di pazienti in follow-up post-chirurgico. Le problematiche individuali delle pazienti e la riduzione delle difficoltà nel mantenere un’adeguata qualità della vita costituiscono obiettivi di trattamento che gradualmente si sono aggiunti agli endpoint clinici primari, un tempo concentrati principalmente sulla valutazione dei tassi di sopravvivenza e delle recidive.
Tra i fattori in grado di influenzare la qualità della vita della donna operata per un tumore al seno sono da considerare l’insoddisfazione per la propria immagine corporea e la difficoltà a non aumentare di peso, anche a causa degli effetti collaterali delle terapie farmacologiche post-chirurgiche. Un aumento di peso, l’inattività fisica e un’alimentazione disturbata o alterata sono problemi diffusi nelle pazienti post-chirurgiche con neoplasia al seno. Secondo diversi studi clinici, il 60% delle pazienti è sovrappeso o obesa, il 60% svolge una attività fisica insufficiente o saltuaria e l’80% non ha una dieta contenente frutta o vegetali in quantità adeguate.
Gli studi che hanno esplorato in modo sistematico gli interventi di controllo del peso in questa ‘popolazione speciale’ di pazienti hanno dimostrato come il target sia raggiungibile, con lo scopo di migliorare la qualità della vita e di diminuire i livelli soggettivi d’insoddisfazione per l’immagine corporea.
Tuttavia, sono ancora poco chiari alcuni aspetti:
- Quale strategia utilizzare per il controllo del peso?
- Quali tecniche applicare: un supporto psico-educazionale, un supporto nutrizionale, una loro associazione?
- Come rendere accessibili nella routine clinica questi strumenti per ottenere cambiamenti delle abitudini alimentari e un controllo del peso sul medio/lungo termine?
- Come valutare in modo sistematico le potenziali e attese ricadute sulla qualità di vita individuale?
In un recente studio, le pazienti operate per neoplasia alla mammella sono state incoraggiate a incrementare gradualmente l’attività fisica fino a raggiungere circa 200 minuti di attività aerobica/settimana, di tipo moderato (30 minuti/die) con 2 o 3 sessioni di esercizi di resistenza. Con le pazienti di questo studio non era stata concordata una schedule programmata di esercizi; era stato chiesto di scegliere quali attività potevano essere facilmente incorporate nel loro stile di vita (camminata, nuoto, esercizi aerobici in piccoli gruppi, etc.). Per raggiungere questi obiettivi è stato utilizzato un supporto psicologico con colloqui basati sul modello della Terapia Comportamentale, con enfatizzazione del self-monitoring, del goal setting, delle strategie di problem solving, del supporto sociale e interpersonale.
Del resto, la Terapia Cognitivo-comportamentale e la Psicoterapia Interpersonale sono i due modelli d’intervento psicoterapeutico con il maggior numero di evidenze cliniche di efficacia nel trattamento dei disturbi dello spettro alimentare e il ‘gold standard’ di riferimento per il trattamento dei principali disturbi d’ansia e dell’umore, come la depressione di grado lieve/moderato o il disturbo di panico, che frequentemente possono complicare il percorso emozionale delle pazienti con neoplasia al seno. L’utilizzo di un supporto psicologico e psico-educazionale individuale nelle pazienti con tumore al seno è considerato universalmente come un elemento di ‘buona pratica clinica’ con ricadute positive non solo sull’umore e sulla gestione delle ansie correlate a una malattia somatica di rilievo, ma anche sulle abitudini alimentari che possono alterarsi in queste pazienti, anche in risposta a stati emotivi ‘negativi’ o a quadri depressivi attenuati o sottosoglia.
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