Gli scienziati hanno esaminato alcuni importanti casi di persone che dicono di non mangiare o bere da anni rimanendo comunque in salute. Ciascuna indagine scientifica che ha supportato queste dichiarazioni risulta tuttavia controversa.
Da tempo nella tradizione buddista si crede che le persone che decidono di abbandonare la società per meditare e coltivare nelle montagne siano in grado di sopravvivere senza cibo, né acqua. Si dice che i loro corpi entrino in uno stato totalmente differente e, dal momento che il bisogno di mangiare li distrarrebbe dalla meditazione, siano in grado di superare questa necessità in modo soprannaturale.
Si dice che il corpo umano possa sopravvivere solo pochi giorni senza acqua e solamente tra i 30-40 giorni senza cibo. Alcune persone sono state talmente ispirate da queste affermazioni riguardanti il digiuno continuo e prolungato che hanno deciso di provarlo nonostante alcuni di loro siano stati talmente male da arrivare addirittura alla morte. Ma allora è davvero possibile vivere senza cibo? È la domanda che mi sono posta e che ho posto a Giorgio Bogoni, il nostro esperto di alimentazione fruttariana che da poco da pochi mesi ha terminato un seminario dove non ha né mangiato, né bevuto per oltre 4 giorni, al fine di abbandonare definitivamente il cibo.
Vediamo insieme la sua esperienza e a quali conclusioni è giunto….
La moderna Scienza occidentale ha ridotto l’essere umano ad un motore a combustione: l’energia di cui dispone è ottenuta “bruciando” le sostanze trattenute dall’organismo mentre il cibo transita nel sistema digerente.
Diversamente, Rudolf Steiner, quasi 100 anni fa, già sosteneva che nulla viene assorbito dal corpo nel passaggio del cibo e che la digestione non ha valore nutrizionale, ma informativo: fornisce all’organismo indicazioni su come “condensare la luce” nelle sostanze necessarie per provvedere alle sue necessità.
Il corpo potrebbe quindi essere in grado di ricevere queste indicazioni anche attraverso strade alternative al sistema digerente: prima tra tutte la respirazione consapevole, ma anche la meditazione, il pensiero creativo, particolari stati emotivi (chi non ricorda la mancanza di appetito degli innamorati?) o intensi stimoli sensoriali (in presenza della Bellezza, sia naturale che artistica, ci si “dimentica di mangiare”!).
Ma siamo davvero disposti a mettere in discussione la più consolidata delle credenze: “Se non mangi, muori”?
Se è vero che viviamo in una Realtà che conferma ciò in cui crediamo, dobbiamo farlo prima di avventurarci nella cosiddetta Alimentazione Pranica: nutrirsi di luce, di energia cosmica, attraverso la respirazione, anziché di cibo solido.
Di seguito alcune argomentazioni che ho preparato a sostegno della Mente di chi volesse sostituire, anche solo parzialmente, l’abituale apporto calorico giornaliero con “qualche respiro profondo”!
Spero possano esserVi utili nel caso decidiate di provare, io lo sto facendo con grande soddisfazione.
(1) Se fosse vero che l’energia di cui disponiamo proviene dal cibo, dopo un pasto molto abbondante dovremmo sentirci molto energici; diversamente è esperienza comune l’esatto opposto.
(2) Nel caso in cui il nostro corpo richieda improvvisamente energia, come durante un repentino scatto di corsa, la ottiene accelerando la respirazione. Questa è l’unica evidenza agli occhi di tutti.
(3) Siamo strutturati da poter rimanere a lungo senza bere e molto a lungo senza mangiare, ma non più di pochi secondi senza respirare.
(4) In caso di malattia perdiamo subito l’appetito; quindi l’organismo riconosce il cibo come un ostacolo alla guarigione. Per quanto sia indiscutibile abbia bisogno di energia per riprendersi, sa di non riceverla dal ciò che mangia.
(5) Esiste al mondo un discreto numero di persone che sostiene di non mangiare da anni. Sono un gruppo trasversale a nazionalità e ceti sociali, difficilmente riconducibili ad una o più motivazioni per cui dovrebbero tutti mentire.
(6) Il meccanismo di sopravvivenza è legato al respirare, non al mangiare: è impossibile suicidarsi trattenendo il respiro perché, anche se si riuscisse a raggiungere lo stato di incoscienza, subito la respirazione riprenderebbe. È invece possibile suicidarsi privandosi del cibo e questo insinua il dubbio che non sia necessario.
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È sapere popolare che la Vita si estende tra il primo e l’ultimo respiro. Parlare di “ultimo pasto” sembra riferirsi a qualcosa di superfluo, quasi fosse un vizio come “l’ultima sigaretta” di un condannato a morte.
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