Non fermiamoci, altro luogo comune, a considerare lo Yoga solo come esecuzione di posizioni più o meno impegnative e quindi ad una competizione tra individui più o meno prestanti in base all’età. La ricchezza infinita dello Yoga comprende indubbiamente le suddette posizioni, in sanscrito Asana, ma anche una gamma infinita di tecniche, respiratorie, meditative e di vario genere, di una raffinatezza unica. Anche per questo non si imparerà mai in maniera soddisfacente attraverso libri e/o filmati, ma solo praticando con la guida di persone che hanno sperimentato e quindi compreso veramente. Lo Yoga non si insegna, si trasmette. E chi meglio di una persona in là con gli anni può comprendere il senso del termine “trasmissione”? Chi meglio di una persona che ha vissuto sa che per apprendere bisogna ascoltare e, soprattutto, avere pazienza e serenità d’animo? Approfondiamo l’argomento insieme al nostro esperto Gianmario Aquilino, massaggiatore e Personal Trainer presso lo studio Fisiomassage di Milano
Per confermare queste riflessioni è utile una breve disgressione nella cultura tradizionale indiana, strettamente connessa alla scienza dello Yoga. Secondo questa visione la vita dell’essere umano si divide in quattro fasi, denominate ashrama: bhramacharya, ghrastha, vanaprasta e samnyasa. La prima fase, dalla nascita ai 27 anni é il periodo dedicato all’ottenimento della conoscenza, non solo a livello Yoga, ma anche alla formazione scolastica e di esperienza di vita. Subentra poi la fase del capofamiglia, dai 27 ai 54, dove i si dedica al benessere e alla stabilità economica per se stessi e per la propria famiglia, in seno alla società; è il momento della responsabilità e dei doveri. La terza fase, nota bene, va dai 54 agli 81 anni ed è il periodo dell’introspezione, della raccolta dei frutti che la vita ci ha donato; è il tempo della riflessione e del lavoro su di sé, pur rimanendo in contatto con la famiglia e la società. La quarta fase, dagli 81 anni in poi, è la fase della rinuncia totale, un ulteriore passo verso la manifestazione della spiritualità nella sua totalità; è la chiusura perfetta del cerchio. In questi insegnamenti senza tempo possiamo notare come l’essere umano, raggiunta una certa età non esaurisce assolutamente il suo percorso, ma entra in una fase nuova e complementare, che lo arricchisce ulteriormente e lo porta ad un livello più profondo di comprensione, di sé stesso e del mondo. E lo strumento principale non può che essere lo Yoga.
A partire da queste considerazioni che ben si adattano al momento presente, possiamo dire con assoluta certezza che le persone con qualche anno sulle spalle tendono ad avere la giusta predisposizione allo Yoga, pur non avendo mai praticato. L’approccio attento e curioso alla pratica è determinante: mettendo da parte i pregiudizi e praticando a mente aperta, ci troviamo di fronte ad una disciplina pragmatica, che sorprende per i risultati. Non parliamo di performance atletiche da raggiungere nonostante l’età, per sorprendere noi stessi o chi ci sta intorno. No, il punto non è questo, anche se effettivamente ci si può stupire della prestanza fisica e della presenza mentale che si ottengono. Col tempo lo Yoga agisce sempre più in profondità, lavora dall’interno all’esterno, coinvolgendo ogni aspetto della persona, fino ad acquisire la piena padronanza del corpo, del respiro e della mente, non solo sul tappetino ma anche nella vita di tutti i giorni, migliorandone la qualità e di fatto rallentando l’invecchiamento….concetto che a questo punto diventa molto relativo.
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