Probabilmente ancora sottovalutate dalla medicina ufficiale, le strategie detossinanti possono contare su una lunga storia alle spalle, prove empiriche da mostrare sui pazienti e diverse frecce al loro arco. In quest’ambito si annoverano i sistemi di disintossicazione e chelazione ionica, proposti da alcuni medici anche in Italia.
Purificare il mesenchima
Riguardo alla salute delle cellule del nostro scopo è fondamentale quello che avviene attorno a loro. Si può considerare una cellula come un pesce che nuota nell’acqua: se non cambiano mai l’acqua o se è troppo inquinata dalle scorie del metabolismo, il pesce muore. Attorno alla cellula c’è un tessuto cui ci si riferisce spesso con il termine mesenchima. Si trova esattamente tra la cellula e i vasi sanguigni e linfatici che portano ossigeno, nutrimento e che, nello stesso tempo, hanno l’importante funzione di eliminare le scorie. Se questo non avviene la cellula non può funzionare al meglio. Si ammala, decadono le sue funzioni.
Portare nutrimento, eliminare scorie
Se nel mesenchima c’è stagnazione, perché le scorie e gli inquinanti ambientali non vengono portati via, si verificano due problemi. Primo: le cellule non ricevono il loro necessario nutrimento. Secondo: restano circondati da tossine dannose, anche emozionali e fino da quando siamo nella pancia della mamma durante la gestazione. Un po’ come quando, in una città, non passano i camion che raccolgono l’immondizia. Nulla di buono al orizzonte. Dunque dobbiamo ripulire il mesenchima. Ma non solo. È necessario anche riattivare i sistemi decorativi del nostro organismo, quello che si chiama drenaggio, cioè rinforzare le funzioni epatica, renale, intestinale, la pelle anche il polmone.
Botte piena: il corpo reagisce
Quando la botte è piena, per troppa intossicazione, il corpo reagisce. Per esempio, con malattie dermatologiche, nel tentativo di eliminare tossine attraverso la pelle. Oppure sistemi di auto-guarigione del corpo cercano di bruciare tossine attraverso malattie infiammatorie croniche, le continue malattie catarrali, le riniti croniche o ancora accumulandole ingrassando o gonfiandoci.
Tecniche di disintossicazione
Negli anni sono stati elaborati i vari metodi per disintossicare il mesenchima. In primo luogo, serve un apporto di nutrienti adeguato proveniente da fonti vegetali: proteine, grassi sani, vitamine e minerali. Bere almeno 1 litro e mezzo di acqua al giorno. Evitare alimenti dannosi. Basti dire che per compensare un solo bicchiere di una famosa bibita gasata dolce che contiene acido ortofosforico servono 32 bicchieri di acqua alcalina.
Ioni negativi per innescare la tua guarigione
Tra i metodi utilizzati c’è anche la disintossicazione ionica, utilizzabile come auto trattamento. Consiste in una macchina che attraverso i pori della pelle dei piedi va ad agire direttamente sul mesenchima, liberandolo dall’intasamento tossinico. Si tratta di un procedimento basato sull’elettrolisi. Una terapia aspecifica valida per tutti, a scopo preventivo. Una seduta equivale circa a 10 /12 mesi di cure disintossicanti con prodotti naturali. Può anche essere di supporto in molte patologie. Può agevolare il potenziale di autoguarigione insito nel nostro corpo per i motivi che abbiamo appena esposto.
L’acqua della vaschetta
Non da applicare nel giorno della chemioterapia, perché porta fuori i farmaci e li rendere inattivi. Ma dopo qualche giorno vediamo ancora che l’acqua della vaschetta diventa nera. Dal colore dell’acqua abbiamo informazioni sul tipo di intossicazione in corso. Possiamo anche fare le analisi delle acque residue per verificare le sostanze tossiche i metalli pesanti espulsi durante il trattamento. Nella vaschetta poi possiamo aggiungere varie sostanze, solitamente bicarbonato e sale. Quello dell’Himalaya apporta oligoelementi. Oppure si mettono quattro gocce di fiori di Bach il cui effetto dura più a lungo. Per questi altri impieghi personalizzati, comunque, sarebbe bene rivolgersi a professionisti formati, in grado di andare alla radice del problema.
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