Diverse persone dichiarano di essere crudiste al 100% da diversi anni, anche se, dopo ulteriori indagini, molte di esse ammettono di aver sgarrato qualche volta con dei cibi cotti. Altre sono crudiste al 100% da sempre. La maggior parte di esse, comunque, sono crudiste al 100% per la maggior parte del tempo, con degli sgarri poche volte al mese, ma poiché è lo stile di vita nel suo complesso che è importante, riescono ad ottenere lo stesso dei grandi benefici.
Se un l’alimento è stato preparato a temperature superiori a 45 ˚C, per i “puristi” è considerato morto dal punto di vista nutritivo e privo di benefici per l’organismo. È parzialmente vero, poiché il riscaldamento danneggia alcune sostanze nutrienti (per esempio vitamine B e C), altre sostanze sono invece meglio assimilabili dopo la preparazione termica (licopene e carotenoidi). È anche vero che i crudisti descrivono un aumento di energia, il dimagrimento e il miglioramento generale del loro fisico, ma questo è facilmente spiegabile. Se dall’alimentazione “normale” si passa a una dieta con molta frutta, semi e noci e si eliminano i cibi semipronti, pane e dolci in quantità importanti e ci si orienta verso la qualità dei cibi, sarebbe quasi strano se questo cambiamento non portasse effetti positivi.
Ma quindi, è necessario mangiare crudo al 100%?
Magari siete tra quelli che si oppongono alle limitazioni restrittive nell’alimentazione, magari questo concetto vi piace ma avete dei dubbi sul riuscire a osservare le regole per un lungo periodo. A prescindere dalla vostra opinione, sappiate che chiunque può fare una prova e testare personalmente gli eventuali benefici che il crudismo è in grado di offrire. E’ per tutti un processo evolutivo. Impari durante il processo, e migliori nel tempo.
Ma vediamo cosa ne pensa il nostro esperto in alimentazione fruttariana Giorgio Bogoni di una dieta al 100% crudista…:
“Introduco il crudismo parlando della ricerca dell’ingegnere francese Andrè Simoneton che dedicò 20 anni allo studio degli effetti degli alimenti sul corpo umano.
Simoneton correlò la radiazione emessa dal corpo, che varia dai 6.200 ai 7.000 Angstroms, a un buono stato di Salute e scoprì che quest’ultimo richiedeva che l’organismo emettesse almeno 6.500 Angstroms.
Notò anche che lo spettro di emissione di energia dell’organismo viene influenzato dalle proprie emozioni, dall’ambiente in cui si vive e dall’alimentazione.
Passò quindi ad analizzare le qualità vibrazionali e vitali dei cibi, classificando anch’essi sulla base della radiazione emessa: chiamò “alimenti superiori” quelli con un’emissione maggiore di 6.500 Angstroms, per arrivare agli “alimenti morti” senza alcuna vibrazione energetica.
L’approccio di Simoneton non coincide esattamente con la filosofia vegetariana, burro e uova rientrano tra gli alimenti superiori, ma è interessante notare che la frutta fresca manifesti la radiazione maggiore (8.000-10.000 A) e che la cottura abbassi drasticamente questa emissione elettromagnetica.
Prendo quest’ultima osservazione come spunto per quella che ritengo la più importante considerazione sul crudismo: mangiare frutta e verdura crude è scientificamente benefico e questi benefici sono proporzionali alla quantità che se ne assume giornalmente e alla percentuale che questi cibi rappresentano rispetto al cibo complessivamente ingerito.
È quindi tanto importante mangiare una quantità sufficiente di crudo, quanto non introdurre nell’organismo altrettanto cibo cotto.
Detto questo, il crudismo al 100% rimane un ipotetico punto di arrivo; tanto chiacchierato, quanto difficile da raggiungere nel contesto sociale che abitiamo.
Cibarsi “di ingredienti” o preparare pietanze senza cottura, consente inoltre di assaporare tutta una gamma di gusti sconosciuti ai più. Lo sanno bene gli chef che, persino per le carni, preferiscono oggi la lunga cottura a bassa temperatura.
Peraltro i nostri avi si cibavano solo di crudo; la cottura è stata introdotta da un nostro antenato successivamente alla scoperta del fuoco e verosimilmente solo con l’intenzione di consumare tutto quanto risultava indigesto da crudo, prevalentemente carni e semi.
Personalmente adotto un regime alimentare quasi esclusivamente fruttariano crudista, riservando circa un 10% al cotto (durante l’estate probabilmente persino meno) e attribuisco la mia percepita vitalità proprio alla ridotta quantità di cibo cotto che introduco nell’organismo.
Con l’arrivo della bella stagione e la varietà di frutta a disposizione, consiglio a tutti di provare almeno una settimana di alimentazione crudista, utilizzando a necessità i semi oleosi (noci, mandorle…) per controllare il desiderio di amidi cotti, che si presenterà inevitabilmente.
Prediligendo frutta e verdura fresca, non avrete controindicazioni, se non quella di perdere qualche chilo di troppo!”
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