Negli ultimi decenni abbiamo accumulato una straordinaria quantità di dati scientifici sulla fisiopatologia e la terapia dell’obesità, del diabete, delle patologie cardiovascolari e del cancro nella specie umana. Sorprendentemente, invece, si conosce poco su come un individuo giovane e in salute possa rimanere fisicamente e mentalmente sano, felice, attivo, forte, indipendente e socialmente utile per il più lungo tempo possibile. Negli animali da esperimento la restrizione calorica con nutrizione ottimale è il più potente intervento in grado di prevenire e/o ritardare l’insorgenza delle malattie croniche associate all’invecchiamento e, soprattutto, di allungare la vita addirittura del 30-60%. Gli animali in restrizione calorica sono quasi sempre più sani ed attivi di quelli che non subiscono alcuna restrizione; circa 1/3 degli animali in restrizione calorica muore in età avanzata senza nessuna lesione patologica all’autopsia, mentre solo il 6% degli animali alimentati senza restrizione muore di morte naturale. L’invecchiamento in buona salute inoltre rappresenta un vantaggio per i singoli e per la società, poiché riduce i costi sanitari e permette ai cittadini di restare economicamente attivi, oltre ad aprire nuove occasioni di innovazione legate alle necessità sanitarie e al benessere di una porzione sempre maggiore di popolazione. “Si può scegliere di invecchiare in mille modi diversi e sono tutti buoni, oppure puoi invecchiare e basta senza accorgertene”, ci spiega il nostro esperto di alimentazione fruttariana Giorgio Bogoni.
Si tende a farlo un po’ per distrazione, nel momento in cui la nostra Attenzione è rapita dal Mondo che ci circonda, e un po’ per stanchezza, come può capitare più facilmente da anziani.
In effetti è necessario sviluppare da giovani un approccio alla Vita genericamente “salutare” perché, con il trascorrere degli anni, ci si può solo aspettare di avere meno forza e determinazione.
Procrastinare atteggiamenti quali mangiare meno e impegnarsi regolarmente in una routine di attività fisica, significa semplicemente posticiparli per sempre.
La vecchiaia non è una malattia e “scegliere come invecchiare” è un processo che comincia da giovani e che deve prevedere un progressivo impegno a vivere la propria età biologica, collocandola correttamente nel tempo storico che si sta attraversando.
La prima Attenzione deve essere infatti rivolta a quelle che sono le esigenze e le possibilità del nostro corpo e queste sono riconducibili, per struttura e fisiologia, alla cosiddetta “età biologica” – approssimativo riflesso dell’età anagrafica: è improbabile riuscire a correre una maratona a 70 anni, almeno tanto quanto apprezzare il silenzio a 17.
Secondariamente ritengo importante adeguare le nostre azioni al contesto sociale, culturale e persino tecnologico che si vive: sostanzialmente essere un “uomo del proprio tempo”.
Sulla falsariga dell’esempio precedente, come non è impossibile essere un anziano maratoneta o dedicarsi da giovanissimi alla meditazione, così si può sopravvivere completamente avulsi dal quello che succede attorno, ma è faticoso perché non si è sostenuti dall’energia della collettività e diventa sempre più difficile comunicare.
Un settantenne di oggi deve convivere positivamente con flussi migratori un tempo sconosciuti e saper utilizzare uno smartphone per scambiarsi le foto con figli e nipotini.
Conosco personalmente ultraottantenni che, tutte le sere, vanno prima in palestra e poi a nuotare e che usano con discreta disinvoltura Facebook, Instagram e WhatsApp.
Oggigiorno gli strumenti per mantenersi fisicamente e mentalmente attivi sono davvero a disposizione di tutti, oltretutto con costi assolutamente accessibili al più: il proprio atteggiamento fa la differenza tra subire e scegliere l’avanzare.
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