Ma cos’è questa luce blu che tanto sta facendo parlare? Ne parliamo con il prof Santo Raffaele Mercuri primario del reparto di dermatologia del San Raffaele di Milano.
Le maschere a Led
Negli ultimi anni hanno avuto particolare fortuna le maschere a Led, arrivate in Italia sulla scia di quelle in tessuto e in hydrogel di derivazione orientale. Specifiche per il viso, le più comuni includono almeno due lunghezze d’onda, rossa e blu, utilizzate insieme, ma solo da mani esperte. La luce rossa, combinata con creme e gel specifici, stimola la produzione di collagene ed elastina, che migliorano la luminosità dell’epidermide e le donano un aspetto più omogeneo, attenuando i segni delle rughe, anche subito dopo il trattamento; mentre la luce blu elimina punti neri e regola la produzione di sebo. Tra le fan più accanite, le star di Hollywood, che su social come Instagram spesso condividono i segreti delle loro sedute dal dermatologo.
Golden hour
Il problema dei danni da luce blu non è legato solamente all’utilizzo prolungato di dispositivi elettronici, ma riguarda anche l’orario in cui lo si fa. Di notte, infatti sarebbe meglio tenersi alla larga da smartphone & co. Rimanere al PC fino a tardi, cosi come consultare il cellulare quando si dovrebbe dormire, favorisce un’alterazione della secrezione di melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno-veglia, e di conseguenza anche il ritmo circadiano naturale della pelle, che tra le 23 e le 4 del mattino si rigenera. È la cosiddetta “golden hour”, la migliore per combattere i radicali liberi, quella in cui aumenta la produzione di collagene ed elastina, proteine alla base del tessuto connettivo. Alla base di molti processi rigenerativi c’è proprio la melatonina, che regola i meccanismi che controllano il passaggio dell’acqua attraverso gli strati cutanei e contrasta i fenomeni di invecchiamento cellulare con una costante azione antiossidante. Ecco perché il sonno è il principale alleato della bellezza e perché i dermatologi consigliano di riservare alla notte i trattamenti più ricchi, per supportare questa rigenerazione naturale. Se, invece, si resta svegli davanti a un display durante questa finestra temporale, tutto ciò non avviene.
La luce che cura
Esistono applicazioni mediche della luce blu che fanno bene alla pelle e sono in grado di aiutare il paziente in diverse situazioni cliniche. Tra le più diffuse ed efficaci, la PDT, terapia fotodinamica che utilizza sia la luce blu sia infrarossi, separatamente o combinati tra loro, a seconda dei singoli casi e de l problema da trattare, e che da ottimi risultai nel trattamento di patologie precancerose, cheratosi attiniche, tumori cutanei e acne. Si tratta di protocolli medici veri e propri, che sfruttano la potenza di queste luci a livello topico, combinati anche con la somministrazione di farmaci. In caso di acne, per esempio, si applica sulla zona da trattare un farmaco foto sensibilizzante che, a contatto con la luce blu, genera una reazione nelle porfirine, le molecole prodotte dal Propionibacterum acnesis, responsabile di questa patologia della pelle. Per reazione, si producono radicali liberi, che distruggono i microorganismi interessati senza sconfinare nelle cellule sane circostanti.
Rughe, macchie e photoaging
I danni sono simili a quelli provocati da una sbagliata esposizione al sole, perché la luce penetra in profondità nel derma stimolando la produzione di radicali liberi, principali responsabili dell’invecchiamento cutaneo. Macchie, aree grigie e zone con una pigmentazione non omogenea sono conseguenze comuni, mentre sul lungo periodo possono comparire anche le rughe. A differenza di quanto avviene per raggi UV, UVB e IR, poi, non esistono ancora molti prodotti che possono vantare schermi contro la luce HEV, perché l’universo cosmetico sta muovendo ora i suoi primi passi nel settore. Per tutelarsi, specie se si passano davanti allo schermo molte ore al giorno, l’unica fonte di difesa è un prodotto a uso topico, come un siero antiossidante potente, da applicare prima della crema idratante abituale. I più attivi sono quelli a base di Vitamina C, E, floretina, un polifenolo presente nelle mele e nelle fragole, e di acido ferulico, un altro polifenolo, presente in quantità massiccia in foglie e piante verdi, ma anche acido lipoico e coenzima Q10. Nessun aiuto, invece, può venire dall’alimentazione. Cibi ricchi di antiossidanti fanno bene in generale e possono contrastare a diversi livelli l’azione dei radicali liberi, come sul fronte della tutela del Dna cellulare, ma non esistono ancora riscontri di efficaci contro i danni specifici da luce visibile.
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