Lo studio ha analizzato le abitudini dietetiche di questa ampia popolazione osservando che i giovani che cenavano tra le mura domestiche, rispetto ai coetanei più ‘mondani’ che all’ora dei pasti erano con amici e fuori casa, consumavano alimenti di maggiore qualità, più freschi, riducendo nella dieta quotidiana l’apporto di junk food, il cibo spazzatura, ricco di grassi e calorie a basso contenuto nutrizionale, così come di bevande zuccherate. Ne parliamo con la Dottoressa Carla Lertola, specialista in Scienza dell’Alimentazione del Visconti di Modrone Centro Medico.
Ho voluto citarvi questo studio poiché sono fautrice del cibo casalingo, come occasione per nutrirsi con qualità. Infatti le ‘ricette’ preparate in famiglia hanno molti vantaggi, soprattutto in termini di bontà, intesa sotto vari aspetti. Innanzitutto sono migliori per la scelta degli alimenti e della materia prima: di norma le mamme tendono a non sottovalutare l’importanza di portare in tavola alimenti freschi, selezionati dalla filiera alla tavola, ancora meglio se a km 0, prodotti e forniti cioè dall’azienda ‘dietro l’angolo’. A casa, poi, si può ‘agire’ anche sul controllo dei grassi e del sale aggiunti nella preparazione dei piatti: due fattori che sono alla base di una educazione al vivere sano con ricadute benefiche sulla salute, prima fra tutte la ‘prevenzione’ sul peso. Evitando cioè che esso flutti in eccesso, facendo dei giovani dei futuri adulti a rischio di sovrappeso e obesità.
Infine, pranzare e cenare in famiglia ha almeno due altri valori aggiunti: il primo è sociale, perché il pasto casalingo invita alla convivialità, al dialogo e alla condivisione non solo del cibo ma anche di quanto accade nella giornata a ciascun commensale. Il secondo è etico e promuove la cultura dell’antispreco, insegnando cioè a consumare domani ciò che resta sulla tavola oggi, oppure offrendolo a chi ci è vicino e ne ha bisogno. Dunque, sì a pranzi in famiglia e nì a pranzi fuori casa, limitandoli solo a poche occasioni o a strette necessità.
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