Alluce valgo con o senza deformazione delle dita
Tale deformità è generata da una scorretta biomeccanica del piede che genera forze deformanti su tutto l’avampiede. Questa deformità evolutiva è caratterizzata da una deviazione su un piano orizzontale e verticale, oltre ad una torsione sul suo asse, dell’articolazione metatarso falangea con valgismo dell’alluce e varismo del 1° metatarso. La deformità dell’alluce valgo viene comunemente considerata una patologia che interessa solamente l’articolazione metatarso falangea prima del piede. Questa deformazione è sicuramente la prima a comparire, modificando la morfologia dell’avampiede e causando i primi disturbi, legati, soprattutto, al conflitto con la calzatura, con flogosi, dolore e borsiti a volte ulcerate e settiche. Questa prima fase crea solitamente i primi allarmi, ma viene spesso tollerata dal paziente ricorrendo ad una più accurata scelta, spesso con rinunce, del tipo di calzatura. In realtà, questa deformità è generata da una scorretta biomeccanica del piede che genera forze deformanti su tutto l’avampiede. Generalmente, al valgismo dell’articolazione metatarso falangea prima si associano progressivamente oltre alle deformità delle dita, pronazione dell’avampiede e dolorose metatarsalgie difficilmente controllabili con l’uso dei plantari. La comparsa della sintomatologia dolorosa porta ad una progressiva limitazione del cammino che, con la deformazione sempre più evidente dell’avampiede e la difficoltà all’uso delle calzature, a cui si aggiungono alterazioni posturali, portano il paziente a prendere in considerazione la correzione chirurgica. Il quadro clinico può essere molto variabile, da modeste deformazioni isolate, fino a deformità gravi con associate alterazioni di tutto il piede.
Alluce limitus
In realtà non si tratta di una deviazione angolare dell’articolazione sul piano trasversale, generalmente l’articolazione è ben allineata, ma di una eccessiva elevazione del 1° metatarsale sul terreno che produce una scorretta meccanica articolare durante il carico e il cammino, impedendo alla prima falange dell’alluce di scorrere sulla testa del metatarsale, creando un conflitto dorsale falange/metatarso. Il blocco articolare che viene a crearsi modifica la deambulazione, costringendo spesso a supinare* (*appoggiare sul lato esterno) il piede mediante un continuo e involontario controllo muscolare. I primi sintomi, infatti, sono spesso dolori alle gambe, ai fianchi (regione trocanterica) e crampi muscolari, spesso c’è una intolleranza all’uso dei tacchi e una progressiva comparsa di dolore sotto i metatarsali centrali e laterali. Spesso questi sintomi vengono interpretati come generici disturbi ma, al comparire della deformità e aumento di volume dell’articolazione e soprattutto del dolore, il quadro clinico diventa evidente. Nelle fasi iniziali, la consapevolezza del disturbo, l’uso di calzature adeguate e/o di plantari e il controllo del cammino, possono rendere tollerabile il problema, ma in caso di dolore e degenerazione articolare (spesso ben documentabile radiograficamente) si consiglia una correzione chirurgica.
Alluce rigido
L’alluce rigido è una patologia degenerativa che causa una progressiva perdita di movimento dell’articolazione metatarso falangea dell’alluce fino alla sub anchilosi con dolori ingravescenti. Trattasi di patologia degenerativa, spesso post traumatica (anche ripetuti microtraumi sportivi), che causa una progressiva perdita di movimento dell’articolazione metatarso falangea dell’alluce fino alla sub anchilosi con dolori ingravescenti. Anche in questo caso, l’involontario tentativo di escludere l’articolazione dal cammino per evitare il dolore, porta ad una sempre più evidente alterazione del cammino e della postura, con dolori diffusi al piede e alla caviglia, spesso al ginocchio, anca e rachide lombare. Il trattamento chirurgico di questa patologia si avvale di interventi diversi a seconda del grado della degenerazione. La semplice asportazione di due cunei dorsali per creare spazio al movimento (keilotomia) a volte può dare sollievo, ma in casi avanzati si deve ricorrere ad interventi di artroprotesi o artrodesi, bloccando l’articolazione in buona posizione ed eliminando il dolore.
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