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Prevenzione del tumore al colon

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Il tumore del colon-retto colpisce prevalentemente le persone di età compresa fra i 60 e i 75 anni anche se, negli ultimi anni, si è riscontrato un aumento delle lesioni iniziali nelle fasce d’età più giovani. Nei Paesi occidentali il cancro del colon-retto rappresenta il secondo tumore maligno per incidenza dopo quello della mammella nella donna e il terzo dopo quello del polmone e della prostata nell’uomo. Il tumore del colon-retto è dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule della mucosa che riveste questo organo. Sono dovuti nella gran parte dei casi a una trasformazione in senso maligno di polipi, piccole escrescenze derivate dalla riproduzione incontrollata di cellule della mucosa intestinale. I polipi in molti casi non danno sintomi e sono rilevati grazie alla colonscopia. Solo i polipi adenomatosi danno origine a lesioni precancerose da cui può svilupparsi la neoplasia. Si distinguono generalmente in tumori del colon vero e proprio e in tumori del retto, ovvero dell’ultimo tratto dell’intestino, in quanto possono manifestarsi con modalità e frequenze diverse: rispettivamente 70 per cento e 30 per cento circa. Secondo gli esperti, se le persone vivessero in maniera più sana il tasso di cancro al colon verrebbe dimezzato. Questo significa effettuare esami di screening regolari e adottare uno stile di vita sano o perlomeno più sano.

Il Dott. Pasquale Ventura, medico chirurgo, specializzato in Chirurgia d’Urgenza e di Pronto Soccorso e in Chirurgia dell’Apparato Digerente ed Endoscopia Digestiva, presso il Santagostino di Milano, ci spiega i principali fattori di rischio e di prevenzione e quando fare lo screening.

Cosa può influire sul rischio di ammalarsi di tumore colorettale?
Ci sono diversi fattori che incidono sul rischio di ammalarsi di tumore al colon:

Esistono inoltre delle malattie, come la Sindrome di Lynch e le Poliposi Adenomatose Famigliari, che costituiscono fattore di rischio.

Che sintomi dà il tumore al colon?
I sintomi principali sono la presenza di sangue (anche sangue occulto) e muco nelle feci, alterazioni dell’alvo come stipsi o diarrea prolungate, magari associate a persistenti cambiamenti del calibro delle feci (feci a matita o a fettuccia), dolori addominali, anemia. Poiché tutti questi sintomi sono presenti in altre affezioni intestinali di natura benigna, il filtro per l’esecuzione di indagini deve essere sempre fatto dal medico di base o da uno specialista.

Quali esami fare per una diagnosi precoce del tumore?
Gli esami sono: la ricerca del sangue occulto nelle feci (su indicazione medica o aderendo ai programmi di screening) e la colonscopia. Possono essere poi utili indagini di II livello come la TAC al colon, ma solo se non è eseguibile la colonscopia. Il dosaggio ematico del CEA (antigene carcino embrionario) è valido solo per monitoraggio oncologico nei i pazienti già operati.

Ogni quanto ripetere la colonscopia? 
La ripetizione dell’indagine è variabile a seconda dei soggetti e dei fattori di rischio, alla presenza e al tipo di polipo e ai mutamenti del quadro clinico. Generalmente al termine dell’indagine l’endoscopista fornisce indicazione in tal senso, in caso contrario dovrà essere il medico di base o lo specialista a dare indicazione sulle modalità del follow up.

Quanto influisce il tipo di alimentazione con lo sviluppo di un tumore al colon?Come già detto, nei fattori di rischio esistono cibi che possono favorire l’insorgenza dei tumori in genere ed in particolare dei tumori del colon, ma anche in questo caso l’adesione a priori a regimi alimentari particolari che vadano al di là dei corretti principi di una varia ed equilibrata alimentazione possono essere inutili se non addirittura dannosi. In questo caso, quindi, il consiglio di un dietologo o di un dietista risulta fondamentale per rilevare il regime alimentare più adatto alla singola persona, partendo da una valutazione di base dello stato di salute.

Silvia Trevaini

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