Nel 2016 sono oltre 3 milioni 200 mila in Italia le persone che dichiarano di essere affette da diabete, il 5,3% dell’intera popolazione (16,5% fra le persone di 65 anni e oltre). La diffusione del diabete è quasi raddoppiata in trent’anni (coinvolgeva il 2,9% della popolazione nel 1980). Anche rispetto al 2000 i diabetici sono 1 milione in più e ciò è dovuto sia ’invecchiamento della popolazione che ad altri fattori, tra cui l’anticipazione delle diagnosi (che porta in evidenza casi prima sconosciuti) e l’aumento della sopravvivenza dei malati di diabete. Il Diabete è una patologia che porta ad avere alti livelli di glucosio nel sangue da un’alterazione della funzione dell’insulina, l’ormone prodotto dal pancreas che consente al glucosio di entrare nelle cellule, come fonte energetica; quando questa attività è alterata, il glucosio si accumula nel sangue. Fa grossi danni, soprattutto se non viene curata presto e bene. Provoca disturbi alla vista, mancanza di energia muscolare, problemi al cuore, ai reni, al cervello, agli occhi, agli arti, altera la circolazione del sangue. Il diabete era già conosciuto nell’Antichità, denominato “mellito”, perché le urine dei malati hanno un sapore dolce come il miele, dato che sono ricche di zuccheri. Esistono diversi tipi di diabete: il tipo 1 (noto come IDDM), che colpisce anche i giovanissimi; è considerato una malattia autoimmune, perché il sistema immunitario non riconosce come proprie le cellule beta del pancreas e le distrugge come fossero un intruso. Abbiamo poi il tipo 2 (NDDM), il più comune, con circa il 50% dei casi, frequente nelle persone anziane, in cui l’insulina è scarsa oppure l’organismo non riesce a utilizzarla, nemmeno se viene fornita dall’esterno. Possiamo trovare il diabete D, o gestazionale, nelle donne in gravidanza, ma di solito scompare dopo la nascita del bambino. C’è infine il diabete insipido (DIN), che però non è legato al pancreas, ma alla vasopressina, un ormone prodotto dall’ipotalamo-ipofisi, una patologia molto più rara e differente dalle precedenti.
A causare il diabete è un insieme di fattori, uniti a una predisposizione genetica. Soprattutto nella forma giovanile, l’esordio della malattia può essere legato a un’infezione virale, a un momento di forte stress, a uno shock emotivo, ma anche lo stile di vita è estremamente importante. Un’alimentazione ricca di zuccheri e carboidrati raffinati fa salire molto in fretta l’indice glicemico, cioè richiede al pancreas di secernere grandi quantità d’insulina per metabolizzare il glucosio; col tempo, le cellule beta che lo producono si esauriscono e non riescono più a produrre la quantità necessaria di ormone. Quando la persona è sedentaria, inoltre, i muscoli non riescono a consumare lo zucchero in circolo, lo stress non viene smaltito, la circolazione rallenta. Se in buona parte dei casi (diabete di tipo 1) la somministrazione di insulina prima dei pasti riesce a rimediare sommariamente alla mancanza di questo ormone, in altri (diabete di tipo 2) oltre a farmaci specifici, si può agire sull’alimentazione e sullo stile di vita in generale, cercando di aumentare l’esercizio fisico, riducendo lo stress, un importante cofattore. In quest’ottica, pratiche mirate dello Yoga hanno dato risultati molto soddisfacenti.
Yoga e diabete
Esistono numerosi studi sull’effetto che lo yoga ha sul diabete. In particolare, è importante notare come in tutti sia chiaro che una pratica regolare dello yoga si possa tradurre in una diminuzione della glicemia, della pressione sanguigna, della riduzione del peso, perdita di grasso addominale, miglioramento della conduzione nervosa. Lo Yoga Ormonale per il diabete è un ramo dello Yoga Ormonale per la menopausa, messo a punto dalla psicologa e yogini brasiliana Dinah Rodrigues nel 1992. L’idea nacque durante un controllo di routine, quando il medico notò che i dosaggi ormonali di Dinah erano quelli di una donna di almeno dieci anni più giovane. Doveva essere merito dello Yoga… Così, Rodrigues, lavorando a stretto contatto con una équipe di medici e specialisti, mise a punto una routine di asana dinamiche, unite a pranayama stimolanti, tecniche energetiche tibetane, bandha, mudra, mantra e Yoga nidra per il rilassamento. Funzionava. Controllando periodicamente l’effetto della routine sul livello ormonale delle donne che lo praticavano con regolarità si ebbe la conferma. Dato che si dimostrava così efficace per i disturbi della premenopausa e sugli squilibri ormonali femminili, Dinah Rodrigues pensò di allargare il campo, e si concentrò sull’equilibrio ormonale maschile (andropausa) e, in seguito, sul diabete. L’equilibrio ormonale, l’insulina è un ormone, dipende, infatti, dal buon funzionamento di tutto il complesso delle ghiandole endocrine, un sistema strettamente interconnesso tramite messaggeri chimici, a loro volta collegati al cervello, tramite l’asse ipotalamo-ipofisi.
Lo Yoga Ormonale per il diabete interviene principalmente sul pancreas e sul complesso delle ghiandole endocrine stimolando la produzione di insulina, ma anche quella degli altri ormoni che influiscono direttamente e indirettamente sul pancreas, tramite organi come la tiroide, il surrene, il fegato. Una pratica costante stimola, inoltre, la disgregazione del tessuto adiposo, mentre i movimenti dei muscoli addominali producono un efficace massaggio sugli organi interni e una loro migliore ossigenazione tramite l’aumento dell’afflusso sanguigno. Questo rende la digestione più veloce e, di conseguenza, anche il metabolismo degli zuccheri accelera, mentre il fegato, che è il filtro preposto a depurare l’organismo, svolge meglio la sua funzione. Praticando Yoga, il sistema immunitario si rafforza e, grazie alla meditazione e alla respirazione, anche lo stress diminuisce. Lo Yoga Ormonale non vuol essere un sostituto della cura farmacologica, ma consente di integrare cure tradizionali e cure naturali, che si potenziano a vicenda. Lo Yoga per il diabete è molto utile in quei soggetti che, per familiarità o stile di vita, sono maggiormente predisposti a svilupparlo; in questi casi può prevenire l’insorgere della malattia o comunque renderla più lieve e gestibile, perché riesce a stimolare la produzione naturale di ormoni.
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