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Controllare il potassio a tavola

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La dieta ipokaliemica è un regime alimentare a basso contenuto di potassio, pensato in modo mirato per chi ha valori di questo minerale più alti rispetto a quelli considerati “normali”, necessari per il buon funzionamento dell’organismo. Se è presente in eccesso, infatti, si possono avere problemi di salute. Il buon funzionamento dei reni permette di smaltire un eventuale un eccesso di potassio. Tuttavia, in caso di malfunzionamento renale e quando si assumono alcuni farmaci è possibile andare incontro a ipercalemia, cioè un eccesso di potassio nel sangue. Le conseguenze più frequenti di questa situazione sono debolezza, rallentamento del battito cardiaco e pericolose aritmie.

Cos’è e a cosa serve

Il potassio è un macroelemento, cioè uno dei minerali presenti nell’organismo in quantità elevate. In effetti si tratta del principale minerale presente nelle cellule e in un individuo adulto ne sono presenti circa 180 grammi. All’interno dell’organismo il potassio è coinvolto in diversi fenomeni. Partecipa alla contrazione muscolare, inclusa quella del muscolo cardiaco, contribuisce alla regolazione dell’equilibrio dei fluidi e dei minerali all’interno e all’esterno delle cellule e aiuta a mantenere la pressione nella norma smorzando gli effetti del sodio. Inoltre, può ridurre il rischio di calcoli renali ricorrenti e la possibilità di perdita di tessuto osseo verificabile durante l’invecchiamento.

Terapia farmacologica

Per l’iperkaliemia lieve può essere sufficiente diminuire il consumo di potassio o interrompere l’assunzione dei farmaci che impediscono ai reni di eliminarlo. Se i reni sono sani può essere somministrato un diuretico per aumentare la quantità di potassio eliminata dall’organismo. Se necessario, inoltre, può essere somministrata per via orale o rettale specifiche resine (ad esempio sodio polistirene solfonato) capaci di assorbire il potassio presente nell’apparato digerente per poi essere eliminata con le feci. Per i casi di iperkaliemia da moderata a grave, è fondamentale riportare immediatamente il livello del potassio alla normalità. Tramite la somministrazione di calcio per endovena si proteggere il cuore, ma ciò non fa diminuire il livello di potassio. La somministrazione di insulina e glucosio stimolano le cellule a riassorbire il potassio circolante. Infine, per diminuire il potassio in circolo, può essere usato anche l’albuterolo, un inalatore antiasma.

Le regole da seguire a tavola

Se alla maggior parte delle persone è raccomandato assicurarsi un buon apporto alimentare di potassio e di aumentarlo soprattutto d’estate, chi soffre di iperkaliemia, invece, deve puntare su alimenti in grado di ridurne la concentrazione. Tuttavia, poiché la dieta non è mai l’unica causa, è importante che sia lo specialista a indicare i comportamenti necessari da seguire a tavola, in associazione ad altre cure specifiche, stabilite dopo aver individuato la causa del problema. No, quindi, al fai da te, né a illudersi che basti qualche attenzione in più in cucina per riuscire a risolvere la situazione e a evitare le conseguenze dell’iperkaliemia. Bisogna puntare sugli alimenti che contengono minori concentrazioni di potassio, presente nell’acqua e in una lunga lista di cibi non raffinati, molti dei quali sono di origine vegetale. Ciò non significa rinunciare del tutto ad alimenti come frutta, verdura e altri fondamentali per una dieta sana, ma semplicemente scegliere tra le varietà più in linea con le proprie esigenze nutrizionali. In caso di alti livelli di potassio nel sangue d’istinto si tende a evitare o ridurre il consumo di vegetali che ne sono più ricchi. Questa regola vale soprattutto per quelli che vanno consumati crudi o che, anche dopo la cottura, conservano concentrazioni di potassio elevate (almeno 150 mg per 100 g): legumi, verdure da mangiare in insalata (finocchi, indivia, carciofi e spinacini), funghi, pomodori, sedano, cavolo verde, avocado, kiwi, ribes, banane, albicocche, kiwi, melagrana, anguria, fichi, pesche e more. A seconda della stagione, meglio privilegiare ortaggi da consumare cotti come cavolini di Bruxelles, cavolfiori, broccoli, biete, barbabietole, cardi e frutti come mele, pere, agrumi, papaia, guava, litchi, fragole e mirtilli. Altri cibi a cui prestare attenzione sono ketchup, salsa di soia, cioccolato, caffè tostato, tè in foglie e frutta secca. Tuttavia, considerando le piccole quantità in cui bisognerebbe introdurli nella dieta quotidiana, il loro consumo non incide in modo significativo sull’apporto totale di potassio. Lo stesso discorso vale per spezie e aromi come pepe, prezzemolo, aglio, basilico, rosmarino e menta che anzi, se usati in alternativa al sale, aiutano a evitare gli effetti dannosi di un eventuale eccesso di sodio, nonostante il venire meno del meccanismo di compensazione esercitato dal potassio. Anche se ricchi di vitamine del gruppo B e di fibre, i cereali integrali e gli pseudocereali (quinoa, amaranto e grano saraceno) sono sconsigliati a chi soffre di iperkaliemia, perché apportano più potassio, presente nel germe e nella crusca. Il processo di raffinazione elimina gran parte del minerale (portandolo a 90-214 mg per 100 g). Lo si può ridurre ancora durante la preparazione, sciacquando i cereali e la pasta prima e dopo la cottura e cuocendoli in tanta acqua.

Silvia Trevaini

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