Alcune persone sono sempre in movimento, sempre impegnate in qualche attività, sempre dedicate ad un progetto o ad occupazioni di vario genere, sport, lavoro, hobby.
Questi soggetti sono apparentemente incapaci di rilassarsi, oziare, restare inattivi anche quando non hanno impegni urgenti.
Questo tipo di comportamento, solitamente, è legato ad elevati livelli di energia psicofisica, come avviene nelle forme sfumate o conclamate del Disturbo Bipolare (aumento del tono, della progettualità, della voglia di fare, sensazione di aumentate capacità, progettualità, aumentata creatività).
Il continuo affaccendamento compare peraltro anche nel Disturbo da Deficit di Attenzione con Iperattività, nel Disturbo Ossessivo- Compulsivo (necessità di fare bene ed entro i termini, prevenire, anticipare, programmare, controllare, perfezionare) e in alcune forme di Ansia Generalizzata. Oggi insieme al Medico Chirurgo
Specialista in Psichiatria e Psicoterapia Interpersonale, Mario Minati, ed al Professore Mario Savino del Centro Medico Visconti di Modrone, Milano, affrontiamo questo fenomeno.
L’iperattività nelle diverse fasi della vita
Il fenomeno dell’irrequietezza motoria può attraversare tutte le epoche della vita. In età infantile, l’eccessiva ‘attività motoria’ (come per esempio, l’incapacità/impossibilità a rimanere fermi a sedere a scuola o in altre situazioni, il disagio a rimanere al proprio posto anche in una fila, essere ‘instancabili’, come se vi fosse un ‘motore sempre acceso’), se associata ad altri fenomeni correlati ad una marcata difficoltà di concentrazione, può indicare la presenza di un Disturbo da Deficit di Attenzione con Iperattività (ADHD), che, tuttavia, è bene precisare, non ha niente a che fare con le variazioni fisiologiche nella ‘normale vivacità’ dei bambini.
In età adolescenziale, oltre all’ADHD, una ‘incapacità a stare fermi’ può essere osservata in soggetti con elevati livelli di energia psicofisica, come descritto nei cosiddetti ‘ipertimici’ che hanno un’innata propensione a inserire mille attività nella giornata, con un ridotto bisogno di sonno, dunque a essere considerati dagli altri ‘instancabili’. Queste persone, talvolta, possono avere la tendenza a sviluppare brevi fasi nelle quali i livelli di energia psicofisica sono ‘eccessivamente elevati’, soprattutto se, per uno stile di vita non proprio regolare, tendono a ridurre le ore di sonno o a sovra-stimolarsi con le sostanze. In quest’ultimo caso, il rischio è che possa essere indotto o attivato un disturbo dell’umore di tipo bipolare, in cui fasi di energia psicofisica aumentata, di accelerazione del flusso ideico, di ipertrofica stima del sé si alternano a fasi in cui ‘la benzina finisce’ ed il soggetto cade in depressione.
Talvolta, sia in adolescenza sia in età adulta l’irrequietezza motoria è sintomo di un disturbo d’ansia. I soggetti ‘cronicamente preoccupati’, che tendono a cercare di prevenire i possibili rischi e pericoli nella vita quotidiana, con livelli costantemente elevati di ansia libera (la cosiddetta ‘ansia generalizzata’) tendono a ‘scaricare la tensione’ con un’incessante attività fisica, anche non finalizzata allo svolgimento di alcun compito.
Diverso è il discorso in età senile, quando la ‘sindrome delle gambe senza riposo’, un disturbo a genesi multifattoriale, determina il desiderio irrefrenabile di muovere gli arti inferiori, come unica possibilità di dare loro sollievo e conforto. Oltre a questo disturbo, di pertinenza prevalentemente neurologica, nel senium non è infrequente trovare un’irrequietezza motoria dovuta a disturbi d’ansia o a forme depressive nelle quali prevale l’angoscia vitale che spinge il soggetto a non ‘stare mai fermo’ ed a richiedere costantemente aiuto, assistenza o rassicurazione da parte dei familiari o delle figure di riferimento, soprattutto la notte o al tramonto.
Tra le persone che ‘non riescono a stare ferme’ andrebbero considerate anche quelle con uno stile di vita particolarmente tumultuoso, caratterizzato da una notevole instabilità emotivo-affettiva, interpersonale, lavorativa o geografica, delle quali si considerano rilevanti i cosiddetti ‘fenomeni sottosoglia dello spettro dell’umore’. Si tratta di persone che non sono affette da alcuna patologia di interesse psichiatrico, ma i cui livelli di energia fluttuano molto nel corso del tempo, a volte anche in relazione ai cicli stagionali, e che tendono a cambiare lavoro, relazioni, posto in cui vivere, progetti di vita con frequenza inusuale ed in modo talvolta repentino, in risposta ai cambiamenti d’umore. Per queste persone, che hanno i cosiddetti tratti di tipo ciclotimico, con una continua alternanza tra iperattività/ottimismo vs ridotta attività/mancanza di fiducia nei propri mezzi, stabilire legami duraturi, avere uno stile di vita ‘regolare’, aderire a un progetto di vita sul medio/lungo termine può essere estremamente complesso e la ‘tendenza a non stare mai fermi’ si traduce in una serie di cambi di città, lavoro, partner, scenari relazionali.
La maggior parte di queste condizioni rientrano nella ‘variabilità’ della fisiologia umana. Talvolta, per una ridotta percentuale di persone, queste oscillazioni nei livelli di energia psicofisica e l’instabilità emotivo-affettiva rappresentano i prodromi o i precursori di un vero disturbo dell’umore che può manifestarsi in concomitanza di eventi vitali stressanti o di un uso/abuso di sostanze. Queste possono attivare sia fasi di eccessiva energia (maniacali), sia fasi depressive, sia fasi in cui elementi depressivi e maniacali convivono (fasi miste). Si tratta, in questo caso, di disturbi rilevanti in grado di interferire anche pesantemente con l’adattamento psicosociale della persona e che devono essere curati, non sottovalutati.
Qualora si rendesse necessario ricorrere all’intervento dello specialista, le linee guida internazionali concordano nel proporre un approccio integrato per il quale l’intervento farmacologico si associa a un supporto psico-educazionale/psicoterapeutico. Il razionale di questa scelta consiste nel cercare non solo di curare il singolo episodio di malattia ma di prevenire le successive ricadute.
Un caso emblematico
Una condizione relativamente frequente è rappresentata da un imprenditore ipertimico (dotato quindi di elevati livelli di energia, assertività, spinta a fare) che, anche grazie al proprio temperamento attivo ed intraprendente, ha successo nel lavoro e dirige una piccola azienda. I numerosi impegni ed il tipo di lavoro esaltano la sua iperattività ed è totalmente dedito ai suoi impegni, non stacca mai, non delega, anche quando è a casa continua a lavorare, telefonare, progettare, risolvere problemi.
Spesso questi soggetti sono anche degli ansiosi con tratti ossessivi (rigidità, meticolosità), hanno quindi la necessità di avere sempre ‘sotto controllo’ la situazione, delegano quindi – dicevamo – molto poco o nulla, controllano e ricontrollano ripetutamente il proprio e l’altrui lavoro, non hanno praticamente tempo libero e si allontanano molto malvolentieri dal ‘ponte di comando’, talvolta per viaggi di lavoro e molto, molto raramente per necessità familiari, periodi di vacanza, etc. Sono come drogati e dipendenti dalla loro attività e non concepiscono un modo di lavorare più rilassato, meno esasperato.