Il naso che invecchia, che fare?


Lo constatiamo ogni mattina davanti allo specchio: il passare del tempo lascia segni evidenti attorno agli occhi. Con uno “studio” un po’ più approfondito, simili sgradevoli tracce si trovano attorno alla bocca, sulle guance, sulla fronte, su collo e decolleté e sulle mani.

In tutto questo sfiorire, però, si pensa (si spera) che ci siano parti del viso che resistono indenni, come ad esempio il naso. Ma si sbaglia.

«Non tutti se ne accorgono – spiega Francesco Klinger, Responsabile di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva di un importante Gruppo Ospedaliero Lombardo, con attività ambulatoriale presso il Centro Medico Visconti di Modrone di Milano -, ma anche il naso invecchia. In particolare, la punta tende a cadere, per il naturale effetto della forza di gravità. Ancora, il naso sembra più grande, anche se questa è solo un’impressione, data dal fatto che zigomi e guance tendono a perdere volume con il passare del tempo, a causa del fisiologico assottigliarsi dei depositi di grasso presenti nel viso».

Se il problema è solo estetico, senza cioè problemi di respirazione, la soluzione chirurgica è piuttosto “facile”. «In questi casi – dice ancora Klinger – si esegue la cosiddetta rino-tip, l’intervento che riguarda solo le cartilagini della punta e non le ossa e il setto nasale. L’operazione avviene in anestesia locale e non lascia cicatrici visibili, perché le incisioni sono tutte interne».

Altro atout

«Intervenire sulle parti ossee comporta ovviamente traumatismi notevoli, con lividi e gonfiori che scompaiono completamente solo dopo diverse settimane e un tutore rigido che va portato per una decina di giorni dopo l’intervento». Non così nel caso della rino-tip. Il paziente esce dalla sala operatoria solo con alcuni cerotti sulla punta, utilizzati per aiutare ulteriormente la punta ad assumere la forma desiderata. E, dieci giorni dopo, non resta che apprezzare il risultato.

 

Più giovani abbinando il lipofilling

Per ringiovanire ulteriormente il viso, si può approfittare del passaggio in sala operatoria per eseguire un lipofilling, l’autotrapianto di grasso sempre più utilizzato nella chirurgia plastica, con una metodica che prevede una piccola lipoaspirazione (ad esempio nell’addome, sui fianchi o sulle cosce), la depurazione mediante centrifugazione di quanto ottenuto e quindi il trasferimento nella cosiddetta sede donatrice. Basta un’incisione di 4-5 mm per inserire una cannula aspirante e ricavare così i pochi cc di grasso necessari.

«Con il grasso si possono colmare i solchi verticali tra il naso e le estremità della bocca, che diventano progressivamente più profondi e più evidenti con l’età», dice ancora Klinger. Ancora, si può utilizzare questo filler naturale per aumentare il volume degli zigomi e delle guance, restituendo al viso la tipica rotondità della giovinezza.

Un’altra trasformazione di cui ci si accorge poco, infatti, è proprio il progressivo “allungarsi” del viso, ma basta richiamare alla mente l’immagine di un bambino e di un anziano per cogliere come il volto del primo sia tondo e quello del secondo lungo e scarno. Insieme al ripristino dei volumi di un tempo, il lipofilling è uno strumento prezioso sul fronte della qualità della pelle. Infatti, come molti studi hanno dimostrato, il nostro grasso è ricco di cellule staminali adulte e di fattori di crescita, un cocktail in grado di attivare nella sede donatrice un processo di rigenerazione molto evidente, che rende la cute più elastica, più omogenea e più giovane.