“Credo sia una delle esperienze più belle da fare nella vita. Una pietra miliare.
Osare, andare oltre le convenzioni, oltre la paura, superare l’imbarazzo.
Viversi il mondo in compagnia di sé stessi. In solennità.
Condividendo emozioni con sconosciuti, transitori compagni di viaggio.
A ruota libera, senza l’altro. Decidendo in autonomia, fidandosi solo delle proprie capacità.
Affidandosi alle risorse personali.
Scoprendo capacità che neanche si immagina di possedere.
A tu per tu con sé stessi, superando l’imbarazzo di presentarsi da soli in ogni circostanza: dalla colazione alla cena in albergo, dalla visita al museo alla serata a tema nel villaggio, dalla gara di ping pong all’immersione subacquea”, ci spiega Giulia dell’Associazione “L’Ombra del Platano”
E se, per caso, viene avvertito un momentaneo senso di disagio, un semplice sorriso aiuta a socializzare; è sicuramente bello condividere e commentare esperienze di viaggio con altri esseri viventi. Ma poi il ritorno, voluto, alla sacra solitudine fatta di incontri estemporanei, unici, che mai capitano quando si viaggia accompagnati.
Il cervello nel frattempo si allena rispondendo a vari stimoli cognitivi non abituali, mettendo in moto una sorta di neuroplasticità atta a tonificare la materia grigia. Quando si è da soli non c’è bisogno di maschere né di compiacenza; si fa solo quello che piace senza dover contemplare esigenze altrui . Deluxe direi!
Anche la suspense gioca un ruolo interessante: lasciarsi andare all’avventura, stare in una sorta di stato brado dell’anima, prendere ciò che arriva senza avere la pretesa di tenere tutto sotto controllo. Ringraziando sempre l’Universo per le opportunità. Tutto ciò che ci accade ha un senso, è un insegnamento, qualcosa da esperire e trasformare in “bagaglio”.
Abbandonare la routine è già di per sé un potente tonico. Aggiunto al “fare tutto quello che ci pare” senza dover rendere conto a nessuno, è un regalo obbligatorio da farsi nella vita. Prima o poi.
Fuori dalla zona di comfort, soli. Osservandosi attraverso i propri occhi, creando una relazione obiettiva e costruttiva con il vero sé. Per vederlo bene. Per rilevare risorse, abilità e anche fragilità del tutto ignorate.
Un viaggio da soli allontana dall’omologazione, dalla convenzione, dal dettato e voluto di altri. Dal demagogico “buon senso”.
Propedeutico al modificare tendenze, punti di vista, convinzioni depotenzianti.
Base per un cambiamento interiore, profondo a volte.
Avventura o Grand hotel, monasteri o beauty farm, percorsi dei pellegrini medievali o crociera subacquea, poco importa; ognuno è il proprio migliore amico di se stesso, compagno ideale per isolarsi da tutto ciò che è conosciuto e “sicuro”, con la consapevolezza di tornare carichi di materiale prezioso: l’esperienza del coraggio che, oltre a fortificare l’autostima, crea il possibilismo. Certe esperienze forgiano la persona producendo ancoraggi potenti.
Ci sono due chiavi per aprire la stessa porta: il coraggio e la paura.
Con il coraggio si fanno scelte. Con la paura si subiscono.
Il viaggio in solitaria è principalmente un percorso mentale, personale, dove metaforicamente si esce dalla quotidianità, attraversando un paese inesplorato, scoprendo nuovi posti, nuove percezioni, nuove modalità. Dentro l’anima.
Con il rischio di perdersi. Per ritrovarsi.
Buon viaggio!
Silvia Trevaini
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