Sappiamo tutti che in eccesso, l’alcool fa male alla salute. Ma esiste anche un mito secondo cui un suo “moderato” consumo farebbe bene e addirittura allungherebbe la vita. Un’aggiornata meta-analisi sul Journal of Studies on Alcohol and Drugs, ha rilevato problemi nei precedenti studi sull’alcool, che sostenevano che un suo consumo moderato fosse benefico. La ragione per cui i precedenti studi rilevavano benefici associati a un consumo moderato (in confronto all’astinenza) è che molti tra coloro che si astenevano lo facevano per via di problemi di salute. Sembrava perciò che gli astemi fossero meno sani dei bevitori moderati, ma questo era dovuto a un errore di selezione. In conclusione, bere moderatamente non dà benefici in termini di riduzione del rischio cardiovascolare.
Un altro recente studio, pubblicato dal prestigioso British Medical Journal, mostra che anche un consumo moderato di alcool fa male al cervello. Sappiamo da molto tempo che l’eccesso di alcool danneggia il cervello. Tuttavia, la novità di questa ricerca è che anche bere moderatamente influenza in modo negativo le capacità cognitive.
Vediamo cosa ne pensa il nostro esperto in alimentazione fruttariana, Giorgio Bogoni…
Una droga è qualcosa che altera la biochimica del corpo e, da questo punto di vista, qualsiasi cibo o bevanda deve essere considerato una droga: in cambio di un momentaneo piacere a soddisfare i sensi del gusto e dell’olfatto, introduce nell’organismo un’alterazione, dalla più lieve infiammazione alla peggior tossicità.
Ovviamente noi mangiamo e beviamo anche per nutrirci e questo sembra necessario per la (quasi) totalità delle persone.
L’alimentazione diventa una scelta in equilibrio tra assumere sufficienti nutrienti per far funzionare la “macchina corpo” e sceglierli in qualità e quantità in modo che non la deteriorino troppo velocemente, mettendo in atto il processo comunemente chiamato “invecchiamento”.
I fruttariani elencano gli alimenti in ordine di tossicità decrescente (carne/pesce, uova, derivati del latte, latte, miele, legumi, cereali, semi oleosi, semi germinati, funghi, germogli, radici, fusti, foglie, fiori, frutta acida, frutta essiccata dolce, frutta essiccata ortaggio, frutta ortaggio, frutta grassa, frutta dolce e mele), offrendo la possibilità di fare una scelta alimentare consapevole, rapportando i costi per la Salute ai piaceri della gola.
Avrete notato che il vino non figura neppure in un elenco tanto salutistico da differenziare tra fusti e foglie delle piante, finirebbe facilmente ai primi posti!
Infatti i danni provocati dall’alcool sono universalmente riconosciuti, nonostante qualche buontempone potrebbe osservare che, in ultima analisi, il vino è… frutta marcia.
Il largo consumo di alcool trova però una spiegazione a fronte del senso di euforia che regala, una droga ricreativa legale e a buon mercato.
Detto tutto quanto era doveroso dire, senza mezzi termini, voglio approfondire adesso un possibile utilizzo del vino nel Percorso di Perfezionamento Alimentare Personale.
Se soddisfa il proprio gusto, un consumo moderato di vino po’ aiutare a ridurre le quantità e la varietà dei cibi, con l’obiettivo di diventare fruttariani o persino liquidariani.
Infatti un buon bicchiere di vino si è dimostrato un valido sostegno alla determinazione di chi, privandosi progressivamente della varietà alimentare a cui era abituato, era sul punto di rinunciare a migliorare la propria alimentazione.
Anch’io, nel corso dei 3 mesi in cui mi sono astenuto dal mangiare, ho trovato nel vino gusto, calorie ed energia. A dire il vero, ne ho persino abusato: gli esami sangue/urine dopo quel lungo periodo a soli liquidi erano perfetti… ad eccezione delle transaminasi!
Concludendo, non esiste prova alcuna che il vino faccia bene, se non la felicità che si legge negli occhi di chi è leggermente ubriaco e la forza che sa offrire a chi ne fa un consumo intelligente, anche nel corso di un processo di Perfezionamento Alimentare.
Silvia Trevaini
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