Quando si parla di dipendenze, si dà per scontato che significhi un uso abituale di quantità consistenti, o un comportamento abituale che si mette in atto spesso e senza facilità a rinunciarvi.
Le cose non stanno così. La difficoltà a rinunciare a qualcosa non c’entra niente, così come c’entra fino a un certo punto la “quantità” e l’abitudine, ci spiega il Dott. Matteo Pacini, specialista psichiatra del Centro Medico Visconti di Modrone.
Altri pensano che, siccome qualcosa è tossico, chi ne fa uso abituale sia evidentemente uno che è dipendente, altrimenti il senno gli direbbe di smettere, e ci riuscirebbe con una certa dose di sforzo magari. Neanche questo è vero, perché si dovrebbe pensare che i comportamenti utili o piacevoli non siano spesso anche dotati di una certa tossicità, e che le persone scelgono prima secondo il piacere e la necessità di stimolare certe funzioni, e solo poi secondo il rischio, a meno che questo non sia davvero imminente o spaventoso. Continua a leggere