Il fenomeno riguarda persone, per lo più in età adolescenziale o giovane, che si isolano gradualmente dal mondo esterno, utilizzando come spazio vitale la propria casa o la propria stanza, isolandosi così anche dalla famiglia. I canali di comunicazione virtuale possono essere conservati, magari però con identità mascherate.
Ce ne parla il Dottor Matteo Pacini, specialista psichiatra del Centro Medico Visconti di Modrone.
Il fenomeno, se si chiama in causa come “disturbo”, va distinto da quelle condizioni di ritiro dalla vita sociale o produttiva che sono invece prive dell’elemento “sofferenza”. Ad esempio, ci sono casi di improduttività e vita consumata spesso nel proprio ambito domestico da parte di soggetti consumatori di cannabis (sindrome amotivazionale), o casi di rinuncia alla vita scolastica e lavorativa per dedicarsi ad una vita oziosa, ma senza isolamento sociale. Sono diversi anche quei casi che sono semplicemente conseguenza di un disturbo della socializzazione già presente da sempre, come l’autismo. Continua a leggere