La ricerca di cibo è la prima azione di sopravvivenza intrinseca all’uomo, è prima di tutto istinto. Il rapporto con il cibo si intreccia fin dalla nascita con le esperienze affettive ed emozionali legate all’allattamento, allo svezzamento. Nella nostra società però il cibo non è solo nutrimento, mangiare e nutrirsi sono legati a situazioni che ci coinvolgono a livello emotivo. Mangiamo non solo per sfamarci, ma anche per golosità, per gusto, per curiosità, per consolarci, per gioire…Così il cibo assume diversi significati.
È condivisione: condividere gesti e rituali legati al cibo ripetuti nel tempo fonda il senso di appartenenza a un gruppo sociale.
È relazione: mangiare e bere insieme è una forma di scambio utilizzata per creare e mantenere relazioni sociali.
È emozione: assaggiarlo, degustarlo, sentirne i profumi, vederne i colori e le forme. È un piacere offrirlo agli amici, riunirsi intorno a una tavola e passare una serata insieme gustandolo. È intrigante condividerlo con chi si desidera conquistare, è un vero e proprio afrodisiaco.
È ricordo: il ricordo di quando eravamo bambini, i gesti della preparazione di pietanze fatte in casa, i profumi della cucina, le ricette della memoria
E così da una semplice tazza di the fuoriescono luoghi, persone, colori ed emozioni che la sola memoria razionale non sarebbe stata capace di rievocare. Oppure come Nanni Moretti che in “Bianca” affoga le proprie preoccupazioni in un gigantesco barattolo di cioccolata. Divorare qualcosa sembra l’unica reazione ad una frustrazione. Tanti sono gli esempi che potremmo fare per indicare come un cibo evochi un’emozione o al contrario un’emozione provochi la ricerca di un cibo come rimedio o contenitore a questa.
Tutto questo aiuta a capire come l’assunzione di cibo rivesta un significato piuttosto complesso che va ben oltre il meccanismo puramente fisiologico, ne parliamo con il nostro esperto di alimentazione fruttariana Giorgio Bogoni. Continua a leggere