Per anni siamo stati convinti che gli omega3 (olii di pesce) proteggessero il cuore e la circolazione del sangue: è vero, ma servono anche a chi ha avuto un infarto? A questo quesito ha risposto questo mese l’EMA – Agenzia Europea per il farmaco. La conclusione a cui l’Agenzia è giunta, sulla base di un’analisi approfondita di studi aggiornati, è che gli omega 3 purtroppo non sono abbastanza efficaci per evitare un nuovo evento come l’infarto a chi e ne ha già avuto uno o nell’impedire una nuova occlusione da trombosi arteriosa, in chi ne ha già sofferto o ha aterosclerosi significativa e in diverse arterie del corpo, coronarie e arterie cerebrali incluse.
Non vuol dire quindi che gli omega 3 fanno male: contengono infatti un acido speciale che si chiama eicosa penta enoico che fluidifica il sangue in modo “dolce”, rallentando la tendenza delle piastrine ad aggregarsi formando Trombi che occludono le arterie, senza aumentare il rischio di sanguinamenti prolungati o addirittura emorragie. Ad ogni modo non possono sostituire farmaci capaci di fluidificare il sangue in modo più efficace in pazienti a rischio aumentato per precedenti eventi, nei quali non saranno pertanto più prescrivibili a spese dello Stato come dal 2000 ad oggi in molti Paesi Europei, sulla base di studi precedenti che ne indicavano un certo beneficio, anche se modesto.
Gli omega 3 si confermano invece utili per ridurre il livello dei trigliceridi nel sangue, quando superiore alla norma: sono quindi utili in prevenzione primaria, nei soggetti sani. I trigliceridi sono grassi che circolano nel sangue e sono necessari e benefici ma, come il colesterolo, quando raggiungono livello troppo elevati e per lungo tempo, possono contribuire a far ammalare le arterie. Possono quindi ancora essere prescritti a carico del SSN, se deciso dall’Ente preposto in ogni Paese, in Italia AIFA, per ridurre i livelli di trigliceridi in pazienti sani che vogliono mantenere sane le proprie arterie e nei quali l’incremento dell’attività fisica e una dieta intelligente, povera di grassi e dolci, e ricca di verdura e frutta, non risultino sufficienti.
“Sottolineiamo che trigliceridi elevati si accompagnano spesso a diabete – dichiara la dottoressa Lidia Rota Vender, Specialista in Ematologia e Malattie cardiovascolari da Trombosi del Centro Medico Visconti di Modrone e presidente di ALT – Onlus – anzi in molti casi addirittura precede il manifestarsi di un diabete ancora non diagnosticato. E non dimentichiamo che il diabete è uno dei complici che, insieme a ipertensione mal controllata o non diagnosticata, ipercolesterolemia persistente, stress protratto, obesità e sovrappeso soprattutto addominale (giro vita), alimentazione disordinata ricca di grassi saturi, insufficiente attività fisica, malattie infiammatorie, precedenti personali o famigliari per Trombosi, raddoppia il rischio di Infarto, Ictus cerebrale, aterosclerosi e Trombosi”.
Silvia Trevaini
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