Oggi torniamo a parlare di Diabete Mellito e lo facciamo con la dottoressa Barbara Parolini, chirurgo vitreo-retinico e oculista responsabile del centro Eyecare Clinic di Brescia.
Dottoressa ci spieghi innanzitutto perché un oculista oggi ci parla di diabete.
“Il diabete è una patologia molto diffusa. In Italia, quasi in ogni famiglia c’è un componente affetto da diabete. Sebbene ci sia sicuramente una base genetica, soprattutto nelle forme di tipo 1, il diabete di tipo 2 è frutto anche di fattori controllabili come le abitudini alimentari ed il peso corporeo. Il diabete di tipo 1 ha un esordio improvviso e facilmente riconoscibile. Al contrario il diabete di tipo 2 è insidioso, spesso silente nelle fasi iniziali. L’assenza di sintomi o comunque il fatto che le prime avvisaglie siano frequentemente sottovalutate, fanno sì che a volte sia proprio l’oculista a scoprire il diabete, durante una visita di routine. La retinopatia diabetica rappresenta, nel mondo, la prima causa di cecità nella popolazione in età lavorativa ed è quindi facile comprenderne l’impatto sociale e quanto sia facile per noi oculisti avere a che fare con questa patologia”.
Guardando i dati di particolari aree geografiche, in alcuni si può addirittura definirla una vera e propria epidemia?
“Il diabete non è solo una patologia del mondo ‘’occidentale’’, del benessere, anzi è una patologia sempre più diffusa in molti altri paesi. Basti pensare alla Cina (95 milioni di diabetici), all’India (70 milioni di diabetici) o ai paesi dell’Africa e del Sud America.”
In Italia, la diffusa dieta mediterranea, che è una delle più sane al mondo, riduce il rischio di sviluppare il diabete. Lei che ne pensa?
“Penso che questo sia uno dei luoghi comuni più sbagliati. I dati sono drammatici: in Italia i pazienti affetti da diabete sono quasi quadruplicati negli ultimi 30 anni. Circa 5 milioni di diabetici e si prevede che arrivino a 7 milioni nel giro di 15-20 anni. La ‘globalizzazione’ del cibo ha contaminato notevolmente le nostre abitudini alimentari e di mediterraneo ormai nella nostra dieta resta poco. Snack, merendine, fast food ed alimenti ad alto regime calorico sono ormai entrati nella routine alimentare di tutti noi. Senza poi dimenticare che, a prescindere dalle quantità, la nostra è un’alimentazione spesso sbilanciata sui carboidrati e sui grassi con poche proteine. Pane, pasta, pizza, salumi, formaggi ecc.”
Significa che non basta mangiare poco?
“Assolutamente non basta. La base è un’alimentazione sana e bilanciata. Il che non significa mangiare poco, ma significa mangiare il giusto e bene soprattutto. Il concetto di composizione corporea è importantissimo. Prendiamo ad esempio 2 maschi adulti alti 1.75 metri, entrambi pesano 75 kg. Il primo ha un indice di massa grassa del 25%, mangia poco e male, e non fa attività fisica. Il secondo ha un indice di massa grassa del 15% fa attività fisica regolare e mangia molto più del primo. Non solo quest’ultimo è più sano, forte e ha meno rischio di sviluppare il diabete, ma ha anche un rapporto migliore con il cibo che non lo porta a vivere come una punizione ogni pasto della sua giornata”
Al giorno d’oggi però non è facile fare attività fisica quotidianamente o andare in palestra.
“So bene come i ritmi imposti della nostra società ci impediscano spesso di prenderci cura di noi stessi. Vorrei però innanzitutto dire che non c’è nulla di più prezioso della nostra salute e di quella dei nostri cari. Inoltre, l’attività fisica in palestra rappresenta l’optimum e non tutti possono avere il tempo, come giustamente diceva lei. Ma cambiare il proprio stile di vita, anche se richiede sacrificio all’inizio, è molto più facile di quanto si pensi. Bastano 30 minuti a piedi ogni giorno, un giro in bicicletta per andare a lavoro, una corsetta sul tapis roulant dentro casa. Di modi ce ne sono e il tempo basta volerlo trovare. Uno stile di vita sano e un’alimentazione corretta oltre a preservare la nostra salute, ci rende più forti, più lucidi e produttivi, aumenta il tono dell’umore, ci permette di stare bene e perché no, anche di essere più felici dovendo preoccuparci meno di dover stare continuamente a ‘dieta’”
“Spesso i Pazienti ribattono che non sono in grado di camminare né di fare esercizio perché le ginocchia e le gambe sono deboli e dolenti. Questo però è il risultato e non la causa del mancato esercizio.”
E a chi già sa di essere diabetico che consigli vuole dare?
“Ai pazienti diabetici dico le stesse cose. Sono fermamente convinta che non vivere la propria patologia come una punizione, ma come una motivazione per adottare uno stile di vita migliore sia la miglior medicina per chi è diabetico. Certo questo richiede un minimo sacrificio, ma ridurre il rischio di complicanze legate al diabete come la retinopatia diabetica è un regalo bellissimo da fare a se stessi e alle persone che amiamo. Spesso non si pensa a quanti pazienti vanno in contro a complicanze come la cecità o che non sono più in grado di camminare per colpa del diabete. Regalarsi una vita normale gestendo la malattia, senza che questa gestisca poi la nostra vita, non pensa sarebbe meraviglioso?”
Al giorno d’oggi le cure per il diabete riescono a contenere bene i valori di glicemia. Questo basta a fermare la retinopatia diabetica?
“No. Quando chiedo ai Pazienti: “Cosa fate per controllare il diabete?” spesso loro rispondono “Prendo questo e quest’altro farmaco”. Io mi sento sempre rattristata da questa risposta, che dimostra come non sia stato spiegato abbastanza ai pazienti quanto importante sia non appoggiarsi ai farmaci per curare una malattia che può essere controllata cambiando la dieta e aumentando l’esercizio fisico. Il Paziente diabetico deve capire che deve avere come obiettivo quello di eliminare i farmaci ed evitare di arrivare alle cure. Certamente i dati dimostrano che non si lavora abbastanza per la prevenzione.” “Il Paziente non dovrebbe arrivare ad aver bisogno di noi medici né di noi oculisti!”
Ci vorrebbero lezioni di educazione alimentare.
“Esattamente. Educare i nostri figli sin da piccoli ad uno stile di vita sano sarebbe il modo più efficace per ridurre l’incidenza del diabete. Nonostante non sia una malattia trasmissibile, si diffonde di pari passo alle dilaganti cattive abitudini alimentari della società occidentale”
“Io come Oculista dico sempre ai miei pazienti che prima di curare gli occhi va curato il diabete, prima delle cure laser iniettive o chirurgiche, il paziente deve capire di porsi come protagonista della cura di se stesso. Solo contemporaneamente al miglioramento della dieta, dello stile di vita e al potenziamento dell’esercizio fisico, allora ha senso iniziare le cure specifiche per la retinopatia diabetica. La risposta al trattamento sarà enormemente facilitata nel momento in cui la gestione del diabete verrà controllata e migliorata.”
Silvia Trevaini
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