Con l’arrivo della menopausa, la carenza di estrogeni produce un sensibile aumento delle rughe, bisogna quindi correre ai ripari con un corretto stile di vita e una terapia adeguata. Ma vediamo il perchè di questa nuova sensibilità della pelle…
Le ragioni stanno nella natura e nella vulnerabilità della pelle: l’unico vestito che dura tutta la vita. Ecco perché dovremmo averne più cura, fin dall’infanzia con genitori attenti all’eccesso di sole. E perché fin dall’adolescenza dovremmo rispettarla molto di più: dall’esterno, evitando le abbronzature rapide, intense e prolungate, che la infiammano e ne danneggiano tutta la raffinata architettura cellulare; dall’interno, evitando il fumo, super tossico anche per la bellezza e la salute della pelle. Privilegiando un’alimentazione sana, che dia alla cute tutti i “mattoncini” necessari (aminoacidi, sali minerali e vitamine) per costruire questo tessuto cosi dinamico nel modo migliore e per proteggerlo dagli insulti del tempo. La pelle è un organo straordinario per la salute fisica e psichica di ciascuno di noi. È essenziale nella comunicazione sociale non verbale: desiderio, paura, panico, odio, sono comunicati anche per via chimica dai feromoni, prodotti con composizione differente da ghiandole sudoripare e sebacee, in risposta ai diversi stimoli emozionali trasmessi sia attraverso le fibre nervose, sia attraverso sostanze come l’adrenalina e il cortisolo. Non ultimo, la pelle ha una notevolissima sensibilità agli ormoni sessuali prodotti dalle ovaie: gli estrogeni, il progesterone e gli androgeni. Ecco perché, dopo la menopausa, c’è un cambiamento, se non viene effettuata un’adeguata terapia ormonale sostitutiva (Tos), in assenza di controindicazioni. Potrebbe farla circa l’87-88 per cento delle donne (escludendo le signore colpite da carcinoma al seno, da adenocarcinoma a utero o ovaie, o da trombosi).
La pelle contiene un elevato numero di recettori per gli estrogeni e gli androgeni: per questo si assottiglia e diventa sempre più rugosa, quando questi ormoni mancano. La carenza di ormoni sessuali menopausale danneggia tutte le componenti della pelle. Colpisce l’epidermide, perché si riduce l’attività moltiplicativa dei cheratinociti, che sono le sue cellule base. Si riduce la capacità dello strato corneo di mantenere l’idratazione, con conseguente sensazione di secchezza cutanea e mucosa. Diminuisce lo spessore della cute, con una riduzione di circa l’1,1 per cento ogni anno che dura per ben 15-18 anni oltre la menopausa.
Anche il derma è colpito, con una riduzione del 2 per cento del collagene per anno nei primi 10-15 anni dopo la menopausa. Subisce inoltre la diminuzione dello spessore, del contenuto delle fibre elastiche, del contenuto d’acido ialuronico e acqua, nonché della vascolarizzazione. La carenza di ormoni sessuali colpisce il fibroblasto, l’operaio costruttore di tutte le componenti della cute: elastina, che dà l’elasticità, collagene che da compattezza e tenuta biomeccanica, e mucopolisaccaridi, da cui dipendono idratazione e turgore della pelle. Senza estrogeni e senza androgeni, l’officina biologica del fibroblasto lavora molto meno, con una perdita secca di produzione, per dirla in termini economici , del 30 per cento: ecco perché le rughe peggiorano e i solchi si affondano.
Catastrofe della seduzione fisica? No, non necessariamente. Purché, accanto ai giusti stili di vita e a una saggia cura, anche cosmetica, di sé, con molta attività fisica, la donna faccia le appropriate terapie ormonali sostitutive, quando non controindicate, affidandosi a un ginecologo competente. Se iniziata subito dopo la menopausa, la terapia ormonale sostitutiva può aumentare del 7-15 per cento lo spessore cutaneo, del 35 la secrezione sebacea, del 20-25 per cento la capacità di ritenzione idrica dello strato corneo, mentre riduce l’estensibilità e il rilassamento cutaneo.
Vediamo i 3 tipi di infiammazione della pelle
I raggi ultravioletti determinano uno stato infiammatorio di tutte le componenti cutanee, di cui, l’eritema cutaneo dopo sole è il primo segno lampante. L’infiammazione eccessiva, ripetuta e prolungata, danneggia la raffinata architettura cellulare della cute, fino a trasformarla in un antiestetico reticolo di collagene di scarsa qualità. Il fotoaging può essere suddiviso può essere suddiviso in tre tipi o fasi, che possono anticipare di età se l’eccesso di sole è stato precoce, come è di moda negli ultimi decenni.
Tipo 1, fotoaging lieve/ moderato, dai 25 ai 45 anni: con cute opaca e ruvida al tatto, prime macchie da sole (discromie), iniziali rughe intorno agli occhi, sulla fronte e ai lati della bocca.
Tipo 2, fotoaging avanzato, dai 45 ai 60 anni: le discromie cutanee diventano più diffuse, aumentano i capillari superficiali (teleangectasie), la cute è più opaca e le rughe diventano profonde, di più se l’eccesso di sole è potenziato dal danno tossico del fumo.
Tipo 3, fotoaging severo, interessa le donne di età superiore ai 60 anni; aumentano le macchie da sole, la cheratosi, le teleangectasie, la perdita di tono mentre il colore diventa giallo- grigiastro; la cute e la muscolatura sottocutanea cedono e si accentuano le rughe muscolo-mimiche del volto e del collo. Queste alterazioni cosi gravi possono essere solo in parte attenuate. Ecco perché la prevenzione è essenziale! La cura del nostro vestito di pelle dovrebbe far parte dei fondamentali dello stile di vita.
Silvia Trevaini
VideoNews