L’essenza di questa antica pratica si esprime nella fusione dell’Hatha Yoga e del Raja Yoga con il Tantra. Questo implica un lavoro integrale sulla struttura psicofisica, in un percorso che si struttura attraverso un’intensa pratica fisica e una consapevolezza degli stati mentali ed emotivi. Il punto di contatto e l’anello di congiunzione tra le tre vie è il respiro, ed è per questo che la pratica dello Yoga Integrale si fonda su una profonda e strutturata educazione alla respirazione consapevole. In una lezione di Yoga Integrale le diverse Asana (posizioni del corpo) non sono mai affrontate come mero esercizio ma diventano un mezzo per accedere a una stabile concentrazione mentale oltre che a una più profonda coscienza di se stessi. Tutto ciò si ottiene attraverso la consapevolezza del respiro. È necessario accorgersi che stiamo respirando e come lo stiamo facendo . Il respiro è un ritmo sempre presente che esprime tante variazioni quante sono le situazioni che viviamo dentro e fuori di noi. Il nostro respiro è l’indicatore più veritiero su come ci sentiamo e su come stiamo vivendo la nostra vita . Lo yoga t’insegna a esserne consapevole e ti insegna delle tecniche per regolare la tua respirazione, questo fa si che la tua energia non si disperda inutilmente, ma al contrario accresca concedendoti un meraviglioso benessere psicofisico.
I maestri e le scuole
Sri Aurobindo nacque in un’agiata famiglia bengalese e studiò presso l’Università di Cambridge, in Inghilterra, paese dove rimase per ben 14 anni. Riuscì a entrare a Cambridge grazie a una borsa di studio in lettere classiche assegnatagli dalla St. Paul’s School di Londra. Nel 1893 tornò in India, aderì al movimento nazionalista. Venne arrestato e imprigionato nel 1907, con l’accusa di coinvolgimento in una vicenda di fabbricazione di bombe. In carcere ricevette un ordine interiore sottoforma di intuizione, un comando semplice e potente che gli si materializzò tra le meningi:”Andare a Pondichéry”. Imbarcatosi sotto falso nome a bordo del Dupleix, giunse a Pondichéry il 4 aprile del 1910 e si ritirò in un ashram (eremo), che diventò il terreno fertile su cui Sri Aurobindo pone la basi del suo yoga integrale, circondato da discepoli uniti in una comunità solida e unita. Nel 1914 incontrò per la prima volta Blanche Rachel Mirra Alfassa, la futura Mère, venuta a Pondichéry assieme al marito, il filosofo francese Paul Richard. Questi convince Sri Aurobindo a esporre per iscritto il suo pensiero e la sua visione. Nacquero così, dal 1914 al 1920, quasi tutte le grandi opere di Sri Aurobindo, tra cui: Vita Divina, Sintesi dello Yoga, Ciclo Umano, Ideale dell’Unità Umana. Allo scoppiare della Prima Guerra Mondiale i Richard furono costretti a lasciare Pondichéry. In Italia ci sono molte scuole che propongono yoga integrale e uniscono diversi stili e tecniche per rilasciare la tensione emotiva e mentale. In realtà, anche un insegnante di yoga che non professi di insegnare strettamente lo yoga integrale ma magari una porzione dello stesso, se davvero trasmette la pratica con intensità e coscienza, starà comunque dando dello yoga integrale ai suoi allievi. Secondo Sri Aurobindo, la vocazione dell’uomo consiste nel realizzare la comunione con la divina potenza che agisce nel cosmo, la shakti (dal sanscrito “potenza, forza”, appellativo di Parvati-Kali, sposa di Shiva), attraverso una trasformazione della coscienza indotta dal suo yoga integrale (purna-yoga), che, a differenza dello yoga tradizionale, cerca di integrare il divino anche nella quotidianità e nella vita materiale.
La pratica
Durante la pratica si da molta importanza ai sensi, in primis alla vista e al tatto. Per aumentare la propria percezione viene richiesto di praticare alcune posizioni e alcuni gesti a occhi chiusi; questa condizione porta immediatamente a una diversa concezione del corpo, tanto che alcune persone “scoprono” di avere delle parti del corpo che non aveva mai considerato cosi nettamente.
Vi sono molte tecniche di regolazione dello sguardo. La consapevolezza è un’azione integrante ed è per questo che lo Yoga Integrale non si ferma al tappettino o alla pratica delle posizioni. È all’inizio un piccolo ruscello che comincia piano piano a crescere e a riversarsi nel grande fiume della vita di tutti i giorni, e li impariamo veramente a immergerci e a realizzare lo Yoga, rompendo i comportamenti meccanici e inconsapevoli, affrontando le paure, rispettando il nostro corpo, imparando a discernere tra ciò che è importante e ciò che è superfluo, dando vita ogni giorno consapevolmente alla nostra rinascita. Alcuni problemi tipici della società moderna, come l’alienazione e la solitudine, la possibilità di rimanere schiacciati dalle stesse macchine che abbiamo costruito, possono essere affrontati attraverso il riappropriarsi del proprio centro e dalla mente, dal qui e ora. Lo Yoga Integrale offre strumenti reali che servono a un’applicazione quotidiana: non è né solo filosofia né solo cultura del corpo, ma va ben oltre. È un mezzo e una via più efficace per trovare un’armonia quotidiana in tutto ciò che facciamo, attraverso un desiderio di adesione totale alla vita e a una capacità di accedere alle nostre più profonde e vere risorse, troveremo il modo di esprimere totalmente la nostra più profonda umanità.
Lo yoga è per tutti in quanto essere umani, perché le posizioni si possono studiare e adattare. Tutti hanno bisogno d’imparare a respirare bene, di un po’ di silenzio, di liberare la mente, e tutti hanno bisogno di lavorare con il corpo per stare bene in salute.
Silvia Trevaini
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