Generazioni e alimentazione

Le vecchie generazioni, le tradizioni, i genitori o gli amici, non sempre hanno le conoscenze o le competenze per poter dare consigli sull’alimentazione. Spesso si suppone che le vecchie generazioni siano le migliori in assoluto dato che queste sono fonte di grande conoscenza ma, molto frequentemente, tale concetto viene a mancare, specialmente quando si parla di campo alimentare. Sicuramente molti di voi, soprattutto i più giovani, notano questo distacco generazionale: oggi si tende a informarsi, a crescere sotto l’aspetto culturale mentre, in passato, l’obiettivo principale è stato quello di trovare un’occupazione lavorativa e assicurare il pane in tavola alla propria famiglia. Ebbene i tempi cambiano ma la mentalità della vecchia generazione, intesa come zii, nonni, genitori, amici e parenti sopra i 50 anni, non riesce a evolversi particolarmente: i concetti che sono stati loro insegnati rimangono ben presenti nella loro mente e lasciano poco spazio a quelle che vengono definite come novità. Lo stesso vale per il campo alimentare: anche in questa circostanza si tende a notare come il concetto di alimentazione sana sia completamente antico, sotto una certa ottica. Mangiare pane e non pasta o altri farinacei, evitare determinati tipi di carni e soprattutto cuocere completamente le pietanze, per impedire a specifiche problematiche di palesarsi, sono tutti i concetti che spesso contraddistinguono la vecchia generazione. Vediamo perché le vecchie generazioni non riescono a essere così al passo coi tempi in questa tematica e come deve comportarsi la nuova generazione in merito all’alimentazione. Ne parliamo con il nostro esperto di alimentazione fruttariana Giorgio Bogoni.

Solo recentemente l’occidentale medio ha cominciato a rivolgere attenzione alla propria alimentazione, ma questo atteggiamento non è trasversale all’intera popolazione, in quanto viene concentrato piuttosto tra i 35 e i 45 anni, quando la mentalità è sufficientemente aperta da mettere in discussione le proprie abitudini e i primi cedimenti manifestati dal corpo suscitano qualche riflessione in più.

Non sorprende infatti notare che i 70/80enni siano molto chiusi nelle loro ritualità a tavola e difficilmente siano disposti a rivalutarla, mentre i giovani 20/30enni sembrano completamente votati al cibo inteso come piacere. In questo modo, i nonni proseguono a mangiare come hanno sempre fatto, perché la ritengono un’alimentazione collaudata, e i nipoti approfittano della Salute che contraddistingue la loro età per abusarne, fintanto che gli è possibile.

Questo è il motivo per il quale rimangono a porsi domande soprattutto gli uomini e le donne sulla quarantina. Inizialmente spesso stimolati solo dal vago desiderio di controllare il proprio peso, e per questo confusi tra regimi alimentari storicizzati e altri più alla moda, si scoprono poi una generazione pronta anche per l’approccio salutistico alla nutrizione. Del resto hanno vissuto un periodo storico che gli ha consentito di vedere un po’ di tutto: hanno bevuto il primo latte artificiale, ma hanno anche assistito allo sviluppo degli OGM e, prima che lascino il Pianeta, già gli stanno sussurrando di prepararsi a mangiare insetti!

Proprio la comprensione che l’associazione tra alimentazione e Salute venga molto prima di quella che correla quello che si mette in bocca con il peso-forma, conferisce alla mia generazione un ruolo importante nello sviluppo di una nuova cultura alimentare e scopriamo di doverlo fare senza maestri, dal momento che oggi sono veramente in pochi ad avere competenze specifiche su questo tema.

Siamo così sperimentatori delle diverse scuole di pensiero che si credono tutte depositarie della Verità circa cosa sia meglio o peggio mangiare, perché abbiamo anche capito che neppure il Medico può più essere il nostro riferimento per consigli di natura alimentare. La classe medica viene infatti formata da Università finanziate dalle Multinazionali del Farmaco che hanno interesse a vendere i loro prodotti per alleviare i sintomi, piuttosto che incoraggiare i pazienti in un percorso di rieducazione alimentare per mantenersi in Salute.

Siamo un popolo disomogeneo nei credi e negli interessi, eclettico per necessità, caratterizzato da esponenti del mondo scientifico e da figure che spiccano nell’arte culinaria. Sicuramente un movimento ancora immaturo, che evidenzia più spunti che certezze, e le cui idee dovranno essere raccolte e affinate dalla generazione successiva.

Ripongo infatti molta fiducia nei giovanissimi di oggi, perché hanno la possibilità di formarsi osservando i loro genitori sperimentare in campo nutrizionale. L’esempio che è mancato a me e ai miei coetanei.

Sono certo che, raggiunta l’età della consapevolezza, ne sapranno trarre il meglio; organizzando e strutturando questi dati grezzi in una nuova cultura alimentare per il benessere dell’Umanità.

trevaini50Silvia Trevaini

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