La creatività come cura

La creatività è quell’energia che alcuni sentono la mattina quando aprono gli occhi e sono ispirati da una nuova idea da realizzare. Quella scintilla che illumina gli occhi di chi all’improvviso vede una nuova opportunità davanti a sé.

La creatività è cura quando viene applicata nei reparti degli ospedali e portata ai pazienti di ogni età, nella terapia psicologica e psichiatrica, di adulti e bambini, ma non solo. È un potente antistress quando viene usata come evasione, ci dona libertà: fa sentire appagato il creativo. Ma se la creatività viene piegata, incanalata in rigidi schemi, ricondotta a mero numero, le sue ali perdono le piume e, da lucida pietra preziosa, torna a essere rude sasso, senza colori, senza vibrazioni, senza energia da trasmettere. Se la dote tipica dell’artista che è in noi viene tarpata, può essere essa stessa fonte di stress e di calo dell’efficienza, nel lavoro come nelle relazioni interpersonali. La creatività cura l’anima. Lo diceva anche Sigmund Freud, padre della psicanalisi, secondo cui la produzione artistica salvaguarda da ogni tipo di nevrosi. L’artista, infatti,  secondo Freud, crea per tirare fuori   pulsioni inconsce che altrimenti rimarrebbero represse generando frustrazioni. Con la creatività, l’artista porta a livelli accettabili le proprie emozioni. La creatività è terapeutica per la collettività, non solo per il singolo. Una fantasia di pochi che si concretizza diventa prima gioco e poi soluzione per molti. Una “applicazione” che, lanciata come prova programma di un programma in beta, può sprigionare rilassanti endorfine e nuove energie vitali nell’intera comunità che la testerà.

Creare non è una perdita di tempo, è entrare in un mondo magico come quello dei bambini che non hanno corazze né maschere ma si nutrono di spontaneità. La stessa che da adulti si spegne. Da una mente creativa possono nascere nuove idee e soluzioni per affrontare la vita e la quotidianità che spesso uccide tale espressione. Tutti abbiamo bisogno di esprimerci ognuno a suo modo. In Svezia per recuperare il saper vivere, hanno iniziato a insegnare nelle scuole l’empatia, la capacità di percepire i sentimenti altrui, il sapersi immedesimare nelle vite degli altri andando oltre il proprio recinto: i bambini sono invitati ad abbracciarsi, a darsi le mani, a toccarsi, a coccolarsi. Scambiarsi una carezza, sentire che è bello volersi bene, avere cura dei compagni come delle piantine nel cortile. Insegnano ad ascoltare i propri e altrui sentimenti, a essere comprensivi- e non cinici- e a usare il senso del tatto, non solo per il touchpad dello schermo. Così facendo, le donne e gli uomini di domani imparano a tessere relazioni gratificanti. Forse gli svedesi, che sono sempre avanti, hanno visto i pericoli di un vita senza abbracci e sono corsi ai ripari riprogettando dalle basi una società che ci faccia stare nel mondo reale come uomini e non come macchine.

La creatività ci fa “andare oltre”, ci fa conoscere in modo diverso le cose e ci insegna a pensare ed elaborare diversamente la vita. Quando siamo in salute, previene le malattie; e quando viviamo uno stato di malessere psicofisico, o la malattia vera e propria, ci sostiene e cura donandoci un altro punto di vista.

Ci sono degli ostacoli da superare per farla emergere: interni ed esterni. Molto spesso è l’ambiente che ci circonda a bloccarla o a reprimerla. Le persone che ci circondano possono scoraggiarci anche solo dicendoci che fare qualcosa che ci piace è solo una perdita di tempo. Ma molto spesso siamo noi stessi a boicottarci con questi stessi pensieri. E così reprimiamo i nostri talenti che spesso non sappiamo neanche di avere.

Avere una mente creativa porta solo benefici ed è come riscoprire se stessi, la propria natura. È ora quindi di rinascere creativi. Sporchiamoci le mani di colori e torneremo a essere felici.

 

trevaini50Silvia Trevaini

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