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In genere le diete onnivore vengono considerate la soluzione migliore e più salutare per quanto riguarda l’alimentazione, ma è vero? In realtà questa affermazione può essere contraddetta verificando come la diffusione di patologie e malattie vascolari e dei principali organi del corpo umano (ad esempio, fegato, stomaco e reni) sia aumentata nel corso del tempo. Ciò non è legato soltanto allo stress della vita frenetica quotidiana moderna, ma anche alle proprie scelte per quanto interessa il cibo. Elevate assunzioni di grassi portano all’aumento dei livelli di colesterolo, fatto che può causare effetti collaterali negativi sulla salute delle arterie e sulla pressione sanguigna. Invece il consumo di un’eccessiva quantità di zuccheri in maniera quotidiana può esporre al rischio di sovrappeso e obesità, con tutti i problemi collegati a questa condizione. Infine alcune tecniche di cottura, soprattutto se adottate in maniera scorretta, comportano l’assunzione di sostanze cancerogene dannose per la salute. Ecco perché diverse diete onnivore vengono considerate sbilanciate e non salutari anche dai dietologi e portano ad avere scarsa energia e a volte allergie alimentari. Perciò le diete vegetali e in particolare quelle crudiste vengono spesso viste come una soluzione alternativa e di maggiore qualità. Ma quali sono i vantaggi di una dieta crudista al 70%? Ne parliamo con il nostro esperto di alimentazione fruttariana Giorgio Bogoni…
“Se vogliamo giudicare l’albero dai suoi frutti, evidentemente le linee guida alimentari promosse negli ultimi anni sono state un completo fallimento: mangiare a sazietà, variato e frequentemente nel corso della giornata, ha portato collettivamente al manifestarsi di una gran quantità di patologie “della società moderna” che è appunto inevitabile ricondurre al cibo.
Ha quindi senso tentare l’esatto opposto, attuando un programma di restrizione calorica basato su pochi alimenti, assunti una sola volta al giorno. Del resto è quello che fanno gli animali: mangiano solo quando trovano di cosa nutrirsi e prevalentemente ciò che è specifico per la loro specie – formiche il formichiere, foglie di acacia la giraffa.
Indubbiamente la struttura anatomica e il corredo enzimatico del corpo umano, danno precise indicazioni circa quale sia il cibo adatto alla sua specie: come tutte le altre scimmie, l’uomo è fruttivoro e occasionalmente frugivoro.
A questo si aggiungono le ormai note considerazioni sulla cottura: dal momento che l’uomo scoprì il fuoco nel corso della sua evoluzione è evidente che il suo organismo sia stato progettato per mangiare crudo e che cuocere il cibo sia solo un’utile stratagemma per riuscire a pre-digerire qualcosa che il nostro corpo non è diversamente in grado di metabolizzare. Questo concetto viene facilmente compreso quando si evidenzia come buona parte della nostra alimentazione utilizzi semi tritati e poi cotti, con i quali vengono realizzati tutti i prodotti da forno. Queste lavorazioni sono finalizzate solo a rendere vagamente edibile qualcosa che per l’essere umano non lo sarebbe affatto, perché i semi rimangono appannaggio degli uccelli e degli altri semivori, che posseggono una specifica parte anatomica dell’apparato digerente (il ventriglio) che gli permette di assimilarli.
Riservando quindi il dovuto spazio a tradizioni e abitudini, ma soprattutto confidando nella straordinaria capacità del nostro organismo di tollerare un po’ di maltrattamento, l’uomo può gratificarsi mangiando occasionalmente qualsiasi cosa, ma una dieta definibile salutare è quella basata esclusivamente su vegetali e prevalentemente crudista.
Questo atteggiamento alimentare, in linea con le caratteristiche dell’essere umano, si è dimostrato in grado di garantire un ottimo stato di salute a chi abbia deciso di seguirlo con determinazione e anche di far regredire tutte le patologie scatenate da un precedente abuso di cibo, in quantità e qualità.
Personalmente mangio vegetale, al 90% fruttariano e, ormai da oltre tre anni e mezzo, una sola volta al giorno. Da quando mi alimento in questo modo, testimonio la quasi completa assenza di qualsivoglia disturbo o malattia; inoltre gli esami del sangue sono ottimi e non evidenziano alcuna carenza. Di fatto mi ritengo una delle tante prove viventi del fatto che le diete onnivore siano solo il retaggio di una forzatura resasi necessaria nel corso della storia, quando la scarsa disponibilità di frutta e verdura ha costretto l’uomo a cibarsi di tutto ciò che trovava”.
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Silvia Trevaini
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