La creatività come cura

La creatività è quell’energia che alcuni sentono la mattina quando aprono gli occhi e sono ispirati da una nuova idea da realizzare. Quella scintilla che illumina gli occhi di chi all’improvviso vede una nuova opportunità davanti a sé.

La creatività è cura quando viene applicata nei reparti degli ospedali e portata ai pazienti di ogni età, nella terapia psicologica e psichiatrica, di adulti e bambini, ma non solo. È un potente antistress quando viene usata come evasione, ci dona libertà: fa sentire appagato il creativo. Ma se la creatività viene piegata, incanalata in rigidi schemi, ricondotta a mero numero, le sue ali perdono le piume e, da lucida pietra preziosa, torna a essere rude sasso, senza colori, senza vibrazioni, senza energia da trasmettere. Se la dote tipica dell’artista che è in noi viene tarpata, può essere essa stessa fonte di stress e di calo dell’efficienza, nel lavoro come nelle relazioni interpersonali. La creatività cura l’anima. Lo diceva anche Sigmund Freud, padre della psicanalisi, secondo cui la produzione artistica salvaguarda da ogni tipo di nevrosi. L’artista, infatti,  secondo Freud, crea per tirare fuori   pulsioni inconsce che altrimenti rimarrebbero represse generando frustrazioni. Con la creatività, l’artista porta a livelli accettabili le proprie emozioni. La creatività è terapeutica per la collettività, non solo per il singolo. Una fantasia di pochi che si concretizza diventa prima gioco e poi soluzione per molti. Una “applicazione” che, lanciata come prova programma di un programma in beta, può sprigionare rilassanti endorfine e nuove energie vitali nell’intera comunità che la testerà. Continua a leggere



Cellulite i trattamenti più efficaci per combatterla

Dopo anni di discussioni accademiche, è ufficiale: la cellulite non è una malattia, ma una caratteristica della pelle femminile, che riguarda tra l’85% e il 98% delle donne. È una questione anatomica. Nella donna i “tralci” (le fibre connettive) che attraversano l’adipe e tengono ancorata la pelle ai muscoli sono perpendicolari (a 90°) rispetto alla superficie cutanea. Basta un po’ di ritenzione idrica, un accumulo di cicca, un cedimento cutaneo, perché questi punti di ancoraggio diventino visibili (sì, proprio come nei materassini), sotto forma dei  classici e odiati buchini. In alcuni casi, poi, sono i tralci stessi ad accorciarsi, per particolari cause e in specifiche aree, e tirano perciò la pelle verso il basso. Il medico estetico è il professionista in grado di fare un’analisi corretta della situazione e di individuare il trattamento giusto, a seconda che la causa primaria dell’inestetismo sia la ritenzione idrica, il cedimento cutaneo, i cuscinetti di grasso oppure i tralci stessi. E gli uomini? Sono più fortunati: i tralci sono posizionati a 45°, invisibili perciò sempre e comunque. Continua a leggere



Covid-19, chi è stato meglio con l’isolamento

Nel corso della quarantena, e anche come scia, sono stati previsti peggioramenti nella salute mentale generale. L’interpretazione di questo ipotetico peggioramenti mi ha lasciato da subito perplesso. Cioè, io non ho pensato che la quarantena facesse drasticamente peggiorare le malattie mentali, piuttosto la qualità di vita di una parte delle persone. In generale, chi ha bisogno di prestazioni sanitarie può trovarsi in difficoltà perché è più difficile farsi visitare, procurarsi le medicine, avere accesso all’ambulatorio del medico curante. Ne parliamo don il Dottor Matteo Pacini, specialista in Psichiatria del centro Medico Visconti di Modrone. Continua a leggere