Solitamente quando si parla di invecchiamento cutaneo si pensa alle rughe, alle macchie e alla perdita di tono ed elasticità della pelle. Esiste invece anche un invecchiamento della cute relativamente alla sua funzione di protezione del corpo chiamato con il termine di “dermatoporosi”. Una patologia su cui gli esperti di tutto il mondo stanno focalizzando l’attenzione perché, in conseguenza dell’allungamento della vita media, come tutte le malattie tipiche dell’età anche quelle dermatologiche sono in aumento. Si stima che circa il 30% della popolazione tra i 60 e i 70 anni sia affetta da una forma di dermatoporosi che colpisce gli avambracci, il dorso delle mani, le gambe e si presenta come cute sottile, atrofica, chiazzata da macchie multiple color porpora e costellata da lesioni cicatriziali biancastre di forma stellata. A causare la dermatoporosi sono sostanzialmente due fattori: l’esposizione prolungata ai raggi ultravioletti e una terapia cronica a base di steroidi. Insieme all’età e alla predisposizione genetica, questi fattori mettono k.o. la pelle con un processo che inizia già a partire dai 25 anni e che si aggrava sempre più con gli anni.
Ne parliamo con la Dottoressa Sabine Pabisch, specialista in dermatologia del Centro Medico Visconti di Modrone.
L’invecchiamento funzionale della cute è fisiologico, ma talvolta in alcuni soggetti può essere grave a tal punto che la cute diventa fragile e sottile e fatica molto a guarire, una volta lacerata.
Si parla di dermatoporosi primaria, se dovuta al fisiologico invecchiamento della cute associata a fotoesposizione cronica, e secondaria o iatrogena, se dovuta all’uso cronico di corticosteroidi.
E’ molto più comune nelle donne ed inizia generalmente dopo i 60 anni raggiungendo il suo apice tra i 70 ed i 90 anni.
Si osservano atrofia con cute molto sottile con molte rughe, porpora e pseudocicatrici.
La porpora è il risultato di microtraumatismi soprattutto alle estremità che comportano stravasi ematici nel derma con cute sovrastante integra. Le pseudocicatrici a forma stellata, lineare o a placca sono localizzate prevalentemente al dorso delle mani ed agli avambracci e sono dovute a lacerazioni dermiche spontanee.
I meccanismi patogenetici alla base della dermatoporosi non sono ancora completamente chiari. Si pensa che sia legata alla riduzione delle fibre elastiche e del collagene in concomitanza alla riduzione dell’acido ialuronico della matrice extracellulare. Venendo meno queste sostanze la cute diventa fragile e perde la sua funzione meccanica di sostegno.
Uno studio recente eseguito sui topi ha dimostrato come l’applicazione di frammenti di ialuronico di grandezza media 2 volte al giorno possa migliorare significativamente la dermatoporosi. Anche la retinaldeide applicata localmente, sempre nel topo, sembra essere in grado di stimolare l’iperplasia epidermica. L’obiettivo, infatti, è quello di stimolare il rinnovamento cellulare e di indurre il metabolismo dell’acido ialuronico endogeno migliorando sensibilmente il trofismo della cute. In commercio e anche online c’è un’ampia offerta di acido ialuronico, ma non tutti i prodotti sono affidabili. Per evitare reazioni allergiche o addirittura infezioni, le pazienti dovrebbero informarsi meglio sul tipo di acido ialuronico che viene loro somministrato e che dovrebbe essere il più simile possibile a quello naturalmente prodotto dall’organismo.
In futuro è quindi pensabile poter parzialmente contrastare la dermatoporosi che oltre a essere un inestetismo della terza età crea talvolta una fragilità cutanea tale da essere invalidante.
Silvia Trevaini
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