Da un punto di vista comunicativo, ogni conflitto può essere considerato la punta di un iceberg che ha spesso dietro di sé una lunga storia di carente o scadente comunicazione, di incomprensioni, di sordità e chiusura di una o di entrambe le parti. In situazioni di fondo contrassegnate da diffidenza e ostilità basta una scintilla perché scoppi una guerra: è vero che spesso gruppi economici e politici senza scrupoli fomentano e manovrano certe dinamiche per i loro fini di potere e denaro, ma nessuna scintilla potrebbe innescare un incendio se vi fosse tra le singole persone, tra i gruppi o tra i popoli un clima amichevole e rispettoso delle differenze. Spesso ci si scontra perché non si comunica, perché non ci si conosce, tant’è che da sempre l’alternativa alle guerre è la diplomazia, che è appunto una forma di comunicazione tra stati.
Nelle profondità della mente di molte persone alberga la convinzione che senza lotte o conflitti si diventi deboli, ne sono convinti a tal punto da credere che, anche nella vita privata, vivere senza litigi è inimmaginabile. Individui di questo genere dovrebbero cercare le proprie “sfide” all’esterno, allontanandosi dagli agi della vita metropolitana per scoprire, immersi nella natura più selvaggia e privati di tutti i confort che danno per scontati, cosa realmente tempra corpo e spirito.
Anche nel dibattito, politico o sociale, si può assistere a questo inasprimento: l’opinione pubblica giudica e si divide assumendo atteggiamenti molto aggressivi inasprendo le proprie posizioni velocemente. La situazione in questi casi monta a tal punto che ci si potrebbe sentire inevitabilmente coinvolti in una lotta a cui non vorremmo nemmeno partecipare, in parte perché magari non ne sappiamo molto e in parte perché vorremmo evitare di essere parte di un dibattito così acceso e che non esclude colpi bassi, come spesso accade (es. vaccini, immigrazione). Abbiamo bisogno di nuovi paradigmi, di una visione più fresca, nuova. Possiamo, ad esempio, dichiarare di non esserci ancora fatti un’opinione in proposito. Esistono però situazioni in cui siamo chiamati a delle responsabilità per le quali è necessario prendere posizione e fare delle scelte. La proposta non-duale non coincide col temere, o evitare, il conflitto, ma anziché combattere i nostri antagonisti come faremmo d’impulso, propone un’altra strada. Si tratta di un sentiero rivoluzionario che prevede la capacità di meditare, di accedere a uno spazio che potremmo definire della non-mente. Ciò che sperimentiamo tutti i giorni come la paura, la malattia, la depressione, l’ansia, il trauma, le relazioni difficili, le dipendenze. prosciuga le energie individuali e blocca la possibilità di essere consapevoli: questo è il vero nemico. In qualunque direzione ci muoviamo, noi non facciamo altro che sprecare energia. E questo spreco di energia è fondamentalmente conflitto: un conflitto tra quello che “è giusto” e quello che “non è giusto”. Quando si è creata una dualità, il conflitto diventa inevitabile. Allora bisogna capire la dualità, come si produce e come funziona. È evidente che ci sono l’uomo e la donna, il rosso e il verde, la luce e il buio, l’alto e il basso; questi sono fatti. Ma è quando facciamo uno sforzo per separare l’idea dal fatto che sprechiamo energia.
Ma vediamo come approcciarsi al conflitto. Con la meditazione è possibile dominare i processi mentali, e questo processo non chiede mai di annullare la mente, ma di usarla a comando per evocare delle sensazioni positive, tranquillizzanti, felici. Quando discuti, ti agiti o sei ansioso, puoi evocare l’immagine di un fiume che scorre o di una pietra ferma sulla riva del fiume. Queste immagini mentali ti aiutano immediatamente a rasserenare la mente e potrai continuare in modo più sereno, senza perdere energia ma ricaricandotene. Ad esempio, se stai discutendo con un collega sulla realizzazione di un progetto e la sua idea ti sembra campata in aria, puoi fermarti per un secondo e materializzare nella tua mente un sasso bianco levigato dall’acqua, immobile nella riva di un fiume. Questa immagine mentale evoca forza, tenacia e anche stabilità. Ti sentirai immediatamente più sereno, forte e pronto ad affrontare la discussione, anche a far valere le tue ragioni con uno stato spirituale e mentale positivo. È importante riconoscere il disagio che si sente nell’essere inevitabilmente entrati in lotta. Cercate di ricordare quel litigio quanto possibile nel dettaglio. Ora lasciate andare tutto e concentratevi solo sulle emozioni e reazioni che avete avuto in quel conflitto. Quando si vive un disaccordo, la mente, ripropone la situazione; per uscire dallo stallo è bene chiedersi cosa sente il corpo riguardo ciò che stiamo vivendo. Proseguendo nell’analisi e focalizzandoci sul corpo, possiamo chiedere a noi stessi quale parte del mio corpo sta attirando l’attenzione. Domandiamoci quale sarebbe la cosa peggiore che può accadere. Potremo scoprire che l’irrigidirsi nella propria opinione deriva dalla paura. È necessario arrivare a uno stato di rilassamento, facilitandolo, magari, con qualche posizione yoga di semplice esecuzione e con movimenti che permettano di respirare profondamente. Quando ci sentiremo sufficientemente rilassati, potremo vedere che il conflitto è un’opportunità per mettersi in contatto con l’energia e le risorse più profonde, lasciando spazio alla meditazione, allo stato della “non- mente”, a brevi momenti di silenzio e di nulla. È uno spazio di intelligenza spirituale, di intelligenza aperta sulla possiamo davvero contare e, al momento opportuno, arriveranno nuove idee, parole, visioni, prospettive.
Silvia Trevaini
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