Incidenti domestici, stradali o aerei, essere testimone di eventi che minacciano la vita, come uragani o terremoti, stupri o rapimenti. Tutte queste situazioni hanno una cosa in comune: possono divenire traumi duraturi e invalidanti per le persone che le vivono. Quando si viene coinvolti in un evento al di fuori della consueta esperienza umana quasi tutti sperimentiamo delle reazioni strane. Le reazioni al trauma sono diverse da una persona ad un’altra. È naturale che un evento particolarmente stressante provochi queste reazioni, soprattutto se si tratta di un evento che evocherebbe sintomi di malessere significativi in qualsiasi individuo qualora questi vi fosse esposto. Subito dopo un evento traumatico è del tutto normale provare ansia e uno stato di allarme (“iperattivazione fisiologica”) come se si dovesse essere ancora pronti ad affrontare il pericolo. Si associano l’incredulità per quanto successo e contemporaneamente la percezione chiara che nulla tornerà più come prima. Ciò che si impone è la necessità di adattarsi al cambiamento ed elaborare l’accaduto. È frequente, infatti, la tendenza a ricordare e riesaminare l’evento allo scopo di comprenderne le cause come se fosse una situazione da risolvere e non come qualcosa che, per quanto sconvolgente, può solo essere accettata. Nella maggioranza dei casi queste reazioni sono transitorie e non richiedono un aiuto specialistico. Quando però si protraggono nel tempo e anzi si intensificano creando una sofferenza significativa, allora viene a configurarsi un vero e proprio quadro psicopatologico, il disturbo post traumatico da stress.
Come riconoscere i segnali di un trauma psicologico irrisolto
I sintomi del disturbo post traumatico da stress possono insorgere immediatamente dopo il trauma o dopo mesi. Il quadro dei sintomi può essere inoltre acuto, se la durata dei sintomi è minore di tre mesi, cronico se ha una durata maggiore, o ad esordio tardivo, se sono trascorsi almeno 6 mesi tra l’evento e l’esordio dei sintomi.
I sintomi del Disturbo Post traumatico da Stress possono essere raggruppati in tre categorie principali:
-il continuo rivivere l’evento traumatico: l’evento viene rivissuto persistentemente dall’individuo attraverso immagini, pensieri, percezioni, incubi notturni;
-l’evitamento persistente degli stimoli associati con l’evento o attenuazione della reattività generale: la persona cerca di evitare di pensare al trauma o di essere esposta a stimoli che possano riportarglielo alla mente. L’ottundimento della reattività generale si manifesta nel diminuito interesse per gli altri, in un senso di distacco e di estraneità;
-sintomi di uno stato di iperattivazione persistente come difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, difficoltà a concentrarsi, l’ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme.
Meno comuni sono gli stati dissociativi transitori in cui gli eventi vengono rivissuti come se stessero accadendo (allucinazioni), causando talvolta nel paziente la stessa reazione avuta nella situazione originaria (p. es., rumori forti come fuochi d’artificio possono scatenare una rievocazione di un combattimento, che può spingere i soggetti a cercare di ripararsi o a gettarsi a terra per proteggersi).
Stress post traumatico: frequenza e durata?
Per molti anni si è creduto che il PTSD seguisse un decorso lineare dopo l’esposizione al trauma, con una tendenza per i sintomi ad essere molto prevalenti nei giorni e nelle settimane dopo l’esposizione; e ad attenuarsi per la maggior parte delle persone nei mesi seguenti. Questa opinione è stata supportata da molte prove dimostranti che i tassi di PTSD diminuivano 6 mesi dopo il trauma, rispetto ai tassi delle settimane immediatamente successive all’evento. Le tracce del trauma rimangono a lungo. Talvolta sembra che l’evento non ne abbia lasciate: la persona va avanti nella sua vita, anche per molti anni; poi un piccolo evento di intensità e significato assai inferiori a quello precedente anche se con esso coerente, un dettaglio apparentemente insignificante, richiama il trauma ed ecco che, di colpo, esplode il quadro psicopatologico completo correlato allo shock subito anni prima.
Le esperienze traumatiche possono cambiare la nostra personalità?
ll trauma psicologico è un evento traumatico che colpisce la personalità dell’individuo che lo ha vissuto e si verifica in seguito a un’esperienza drammatica che può essere sia singola che ripetuta nel tempo. Una delle conseguenze più evidenti connesse allo shock traumatico è l’impossibilità, da parte della mente umana, di riuscire a metabolizzare l’accaduto. Questa caratteristica spiega come mai l’evento traumatico si fissi nella mente del soggetto che lo ha subito in maniera permanente. E, con il passare del tempo, l’assenza di un’adeguata terapia può determinare un sensibile cambiamento nella personalità dell’individuo.
Cosa si può fare per evitare che questi fatti ci paralizzino e, dunque, poter tornare a vivere
Il trattamento del disturbo post traumatico da stress richiede necessariamente un intervento psicoterapeutico cognitivo-comportamentale, che faciliti l’elaborazione del trauma fino alla scomparsa dei sintomi d’ansia. Il modello principale di psicoterapia utilizzato, la terapia dell’esposizione, comporta l’esposizione alle situazioni che il soggetto evita perché possono scatenare la rievocazione del trauma. La ripetuta esposizione all’immaginazione relativa all’esperienza traumatica, di per sé generalmente riduce l’angoscia, dopo un iniziale aumento della stessa. La desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari è una forma di terapia dell’esposizione. Per questa terapia, i pazienti sono invitati a seguire il dito del terapeuta in movimento, mentre si immagina di essere esposti al trauma. Può essere d’aiuto anche fermare alcuni comportamenti ritualistici, come i lavaggi eccessivi per sentirsi puliti dopo un’aggressione sessuale. Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina possono ridurre l’ansia e/o la depressione. Il prazosin appare utile per ridurre gli incubi. Gli stabilizzatori dell’umore e gli antipsicotici atipici sono talvolta prescritti, ma l’incentivo all’uso è scarso.
Silvia Trevaini
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