La tiroide è una ghiandola endocrina posizionata a livello del collo. Ha il compito di regolare il metabolismo. Inoltre, determina il flusso sanguigno diretto verso i vari organi del nostro corpo. Le cellule, grazie al sangue, ricevono ossigeno e nutrienti. A seconda dello stato di funzionamento della tiroide, ciò può avvenire in maniera più o meno rapida. Quando la tiroide non funziona al meglio, si parla di ipertiroidismo o di ipotiroidismo. Sono quasi sei milioni in Italia le donne che soffrono di disturbi tiroidei. Qualsiasi stress psicofisico protratto per lungo tempo per lungo tempo, come quello causato dalla pandemia, può minare la sua funzionalità, che è regolata dall’ipofisi, la ghiandola endocrina situata alla base del cranio che, a sua volta, è controllata dall’ipotalamo. Più diffuso dell’ipertiroidismo è l’ipotiroidismo. Si parla, in questo caso, di tiroide “stanca” e di metabolismo rallentato. A causa della scarsa presenza di iodio, il volume della tiroide aumenta e si forma il gozzo. Molto frequenti sono le forme di ipotiroidismo subclinico, cioè non ancora definito patologico e tale da richiedere un trattamento farmacologico, ma comunque degno di piccoli-grandi correttivi. È proprio quando la tiroide comincia a impigrirsi che bisogna attivarsi per regalarle sprint e rimetterla al passo. Altrimenti, ignorando il problema, si rischia di arrivare al punto di non ritorno, costretta a prendere gli ormoni sostitutivi a vita.
Come agisce lo stress sulla tiroide
È interessante notare come stress e tiroide in realtà si trovino in un rapporto di reciproca influenza. Infatti, non solo lo stress influisce sulla tiroide, ma una disregolazione di questa ghiandola può portare a una minor capacità di gestire le situazioni stressanti. Lo stress influisce sulla tiroide determinando un aumento del cortisolo, che ha un impatto diretto sulla salute della tiroide. Il cortisolo in eccesso può portare alla diminuzione dei livelli di T3 e conseguenti problemi di ovulazione, e dei livelli di T3 inversa, che è l’ormone inattivo antagonista dell’ormone tiroideo attivo T3. Lo stress influisce sulla tiroide determinando un rallentamento del metabolismo del corpo, in quanto stress e aumento di peso sono collegati. Quando la funzione tiroidea rallenta durante i periodi di stress acuti, i livelli di T3 e T4 diminuiscono e la conversione dell’ormone T4 in T3 potrebbe non verificarsi. Questo porta a un livello più elevato della T3 inversa.
Quali sono i segnali di allarme
I sintomi dell’ipotiroidismo sono poco specifici e spesso ci si abitua pian piano a tollerarli. A fastidi come stanchezza, aumento di peso, difficoltà di concentrazione o sonnolenza spesso non si dà importanza, così l’ipotiroidismo progredisce e può causare problemi sempre più evidenti, come la pelle che diventa pallida, secca e fredda, i capelli opachi e fragili o le unghie che crescono poco, hanno striature longitudinali e trasversali e si spezzano con facilità.
In caso di ipertiroidismo, che è molto meno frequente, i problemi sono di segno diametralmente opposto: l’eccesso di ormoni tiroidei si fa sentire con tachicardia, perdita di peso, tremori, disturbi del sonno, nervosismo, intolleranza al caldo. Anche in questo caso osservare cute e chioma può aiutare: la pelle è arrossata, calda e umida, si soffre di iperidrosi a mani e piedi, i capelli possono cadere e assottigliarsi, le unghie si sfaldano.
Che esami fare
La prima cosa da fare è “sondare” attraverso esami specifici la funzionalità della tiroide e partire dai test del sangue che misurano la concentrazione degli ormoni prodotti dalla ghiandola. I livelli ematici degli ormoni ft3, ft4 e tsh consentono di stabilire la presenza di alcune patologie tiroidee quali: l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo. Se alterati, ci informano subito che qualcosa non va a livello endocrino e che è opportuno proseguire con le indagini diagnostiche.
I soggiorni al mare non sono utili
Devi sapere che lo iodio, per essere assorbito, deve essere assunto attraverso l’acqua o l’alimentazione: respirarlo non serve a nulla e non porta alcun giovamento. Chi soffre di ipotiroidismo non trova giovamento dall’aria del mare ma dall’alimentazione: al mare, infatti, solitamente la dieta è ricca di pesce fresco, alimento ricco di iodio. Chi soffre di ipertiroidismo, come nel primo caso, non vede un aggravarsi delle sue condizioni per via dell’aria, bensì del calore: questo, infatti, è responsabile di un’esasperazione dei sintomi
Come si può stimolare la tiroide con l’alimentazione
Per prevenire le patologie legate all’accrescimento e a un cattivo funzionamento della tiroide è raccomandabile introdurre nella dieta gli alimenti che maggiormente contengono iodio, così come moderarne il consumo in caso di ipertiroidismo. Tra questi vanno ricordati: sale iodato (utilizzandone 5 grammi al giorno), pesce azzurro (sgombero, cefalo, baccalà, merluzzo, sardine), gamberi, mazzancolle, astici, aragosta, granchi, uova, fagioli bianchi, yogurt, fegato, frutta secca a guscio (anacardi, noci, pistacchi ne sono ricchi), mirtilli rossi questo frutto, tipico della stagione estiva, è particolarmente ricco di iodio).
Cibi da mangiare con moderazione
Ci sono invece sostanze che sono in grado di modificare l’assorbimento o l’utilizzo dello iodio (riducendone di fatto la disponibilità) e vengono pertanto definite “gozzigene”: tra questi i composti organici solforati, gli ftalati, gli idrocarburi policiclici aromatici e il litio, che agiscono con meccanismi differenti. Cavolfiori, rape e soia sono i principali alimenti contenenti queste sostanze, tuttavia il loro consumo moderato all’interno di una dieta varia non causa il manifestarsi di una disfunzione a livello della tiroide, ma potrebbe modificare l’effetto della terapia medicinale o ormonale in presenza di distiroidismo accertato.
Silvia Trevaini
VideoNews