Diverse sono le reazioni delle persone di fronte allo scorrere del tempo. C’è chi spende molte risorse per nasconderne i segni e chi invece al suo truccatore di fiducia diceva sempre: “Le rughe non me le togliere, ci ho messo una vita per averle” (Anna Magnani). La pelle del viso essendo la parte più esposta all’ambiente, è anche la prima a registrare i segnali di invecchiamento. Questo processo dipende da fattori naturali e fisiologici quali l’avanzare dell’età ed è regolato dal patrimonio genetico personale, ma entrano in gioco anche cause ambientali come lo smog, le radiazioni solari, il fumo, lo stress.
Le emozioni scolpite sul volto
Ma non solo: il volto, grazie ai muscoli mimici, esprime continuamente le nostre emozioni. Pensiamo a quante volte sbarriamo gli occhi davanti a una notizia inaspettata, spalanchiamo la bocca dallo spavento, digrigniamo i denti per le arrabbiature o corrughiamo la fronte per le preoccupazioni quotidiane. Le emozioni di tutta la vita sono registrate sul nostro volto, e questo può contribuire a mostrare all’esterno “tutto il peso degli anni”.
La respirazione della pelle
Quando, con l’avanzare degli anni, il metabolismo rallenta, la pelle deve affrontare un cambiamento sostanziale che si manifesta sul viso con macchie, rossori, secchezza, discromia, perdita di elasticità e rughe profonde. Tutti sappiamo, però, che la caratteristica peculiare della pelle è quella di saper respirare. Per questo, un buon controllo del respiro ha ricadute positive anche sul nostro “ involucro esterno”. Grazie a Pranayama ( un’ antica arte di respirazione che trova le sue origini nello yoga), secondo la nostra esperienza, è possibile non solo prevenire l’invecchiamento precoce ma anche ridonare luce e tonicità alla pelle del viso.
Le fasi del Pranayama
Negli esercizi di Pranayama si utilizzano 4 fasi della respirazione:
Inspirazione
Espirazione
Ritenzione interna del respiro
Ritenzione esterna del respiro
Il fine ultimo è la sospensione del respiro (apnea). Non ci si improvvisa: per poter praticare con successo l’apnea è necessario lo sviluppo graduale del controllo sulla funzione respiratoria. Per questo motivo nella fase iniziale il praticante dovrà dare grande enfasi all’inspirazione e all’espirazione al fine di rinforzare i polmoni ed equilibrare il sistema nervoso in preparazione alla pratica dell’apnea. Questi esercizi aumentano il flusso di “prana” attraverso la dilatazione delle narici (nadi), attivandole e purificandole, inducendo così una ossigenazione più profonda e stabile che si espande a tutta l’area polmonare e anche a quella delle cellule. Ma non è tutto: interviene anche un secondo meccanismo.
Che cosa succede durante l’apnea?
Sappiamo che quando il livello di anidrite carbonica del sangue aumenta, cresce di conseguenza anche la temperatura interna.
All’aumentare della temperatura corporea interviene il “radiatore polmone” che butta fuori il calore prodotto dalla combustione cellulare. Un esempio è costituito dal motore dell’automobile che si surriscalderebbe senza la presenza del radiatore. Ma che cosa succede quando andiamo in apnea? In questo caso, la funzione radiatore del polmone viene messa fuori uso. E qual è il nostro secondo radiatore a cui la “macchina corpo” si può rivolgere per espellere le tossine? È proprio la pelle.
Il radiatore pelle
Il nostro organismo, trovando il primo raidatore fuori uso, chiede l’intervento più attivo del “ radiatore” che inizia a respirare. Ed ecco che tutte le impurità della pelle vengono eliminate attraverso la sudorazione. Più si sta in apnea, più si produce calore, più la nostra pelle ne trae giovamento, eliminando le cellule morte. Bloccando il respiro polmonare aumenta la respirazione cellulare, vale a dire lo scambio di ossigeno a livello di cellule, tessuti e organi. Con la ritenzione del respiro il battito cardiaco diminuisce , la pressione arteriosa si riduce sensibilmente, tutte le cellule cominciano a respirare espellendo così le tossine e ridonando luce e tonicità alla pelle. Attenzione però: questo tipo di apnea prolungata va praticata solo dopo aver imparato a IN ed ES-pirare perfettamente. È opportuno non prendere sottogamba questo tipi di esercizi giunti fino a noi dall’India antica.
Silvia Trevaini
Videonews