Sindrome da fatica cronica

Dott.ssa Cristina Toni

Dott.ssa Cristina Toni

La sindrome da fatica cronica (SFC) è un’entità diagnostica descritta tra la fine degli anni ottanta e gli inizi del novanta da alcuni ricercatori statunitensi.

La caratteristica saliente di questa condizione è un affaticamento cronico, con una soglia di resistenza a sforzi fisici e mentali estremamente bassa.

La Dottoressa Cristina Toni del Centro Medico Visconti di Modrone di Milano ci spiega appunto questa patologia.

Per una definizione più precisa del quadro clinico, si può fare riferimento ai criteri diagnostici elaborati da un gruppo di ricercatori di Atlanta nel 1994:
• Affaticamento cronico inspiegabile, persistente o ricorrente (durata superiore o uguale a sei mesi) riferito come una condizione nuova e non dovuta ad uno sforzo in corso; non è sostanzialmente alleviato dal riposo; provoca una sostanziale riduzione dei precedenti livelli di attività socio-lavorativa
• Almeno quattro dei seguenti sintomi sono presenti contemporaneamente per almeno sei mesi:
1. Disturbi della memoria e della concentrazione
2. Mal di gola
3. Dolorabilità dei linfonodi cervicali o ascellari
4. Dolore muscolare
5. Dolore articolare diffuso
6. Cefalea insolita
7. Sonno non ristoratore
8. Malessere dopo un esercizio fisico

Ovviamente, per porre la diagnosi di SFC è necessario escludere la presenza di malattie fisiche ed infettive in corso, così come un abuso di alcol o di droghe, che potrebbero sostenere questo corteo di sintomi e manifestazioni. A tal proposito, ricordiamo come l’uso cronico di cannabinoidi può dare luogo alla cosiddetta “Sindrome amotivazionale”, caratterizzata da una significativa riduzione dei livelli energetici e delle spinte motivazionali, tanto da rendere il soggetto che ne è affetto incapace di svolgere attività anche routinarie.
La stanchezza e la faticabilità sono d’altra parte sintomi di frequente riscontro nella maggior parte dei disturbi psichiatrici, che quindi devono essere a loro volta esclusi prima di diagnosticare la SFC. D’altro lato, chi soffre di SFC è costretto a cambiare il proprio stile di vita e spesso finisce per sviluppare una depressione secondaria. La sovrapposizione delle due condizioni può rendere ancora più complessa l’individuazione della SFC come patologia a se’ stante.
Sulla base dell’evidenza che i sintomi in oggetto sono presenti in molte malattie e disturbi e non sono specifici, alcuni autori hanno mostrato molto scetticismo verso l’esistenza della SFC come entità autonoma, considerandola piuttosto come una sindrome incerta sotto cui si celerebbero una molteplicità di condizioni differenti. Secondo alcuni clinici, la SFC potrebbe essere una “depressione mascherata” o come si preferisce dire oggi “depressione sotto-soglia”, dove i sintomi fisici possono prevalere su quelli psicologici.
Va segnalata inoltre l’ampia sovrapposizione sintomatologica con la fibromialgia, caratterizzata da dolore e rigidità muscolare cronici, e la neurastenia, quadro psichiatrico descritto nel lontano 1869, nel quale stanchezza mentale e fisica, irritabilità, incapacità a rilassarsi, difficoltà di concentrazione e riduzione degli interessi rappresentano le manifestazioni salienti.
A rendere ancora più complessa la definizione della SFC, contribuisce la scarsità di informazioni su cause e modalità di sviluppo. Tuttavia, in molti casi la SFC è stata associata a positività a test infettivi (per pregresse infezioni virali) e ad alterazioni della funzionalità immunitaria. Queste osservazioni hanno portato a ipotizzare che la SFC possa essere sostenuta da disregolazioni del sistema nervoso centrale, del sistema immunitario e del metabolismo energetico cellulare, indotte da una risposta immunitaria anomala a infezioni o intossicazioni.
Sulla base di queste evidenze, molti specialisti in materia hanno proposto di definire questa condizione come Encefalomielite Mialgica, abolendo il termine “fatica” che potrebbe indurre a una sottovalutazione della gravità del quadro clinico e ad ambiguità nella definizione diagnostica.
Al di là degli aspetti ancora dibattuti dai ricercatori, nella realtà clinica la sindrome risulta estremamente invalidante e purtroppo, non essendo ancora chiarite le cause, non esistono cure specifiche, ma solo sintomatiche.

 

Silvia Trevaini

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