È intorno ai 30 anni, che gli uomini scoprono i primi capelli bianchi, le donne verso i 35. E per tutti la tentazione di strapparli è forte. Ma si rischi di peggiorare la situazione, perché strappare i capelli bianchi potrebbe moltiplicare i follicoli che ne potrebbero poi produrre altri (confermando il famoso detto: per un capello bianco che strappi ne nascono altri sette). In proposito non vi sono studi specifici, ma poiché i follicoli piliferi sono riuniti in gruppetti è possibile che tra quelli della stessa unità vi sia una sorta di comunicazione delle informazioni che possono creare danno ai melanociti.
I fattori genetici
Comunque, presto o tardi la battaglia per eliminare tutti i capelli incriminati sarebbe persa, perché in media verso i 50 anni la metà della testa diventa canuta. C’è però da dire che i fili bianchi non arrivano per tutti alle stessa età: a qualcuno sono già visibili a 25 anni, mentre altri a 70 riescono ad averli ancora del loro colore naturale. Questione diciamo di fortuna, visto che l’incanutimento dipende da due geni. Sono loro a determinare a quale età i melanociti presenti nei follicoli smetteranno di produrre melanina e spariranno dando luogo ai capelli bianchi.
Malattie
Tuttavia, anche alcune particolari condizioni di salute possono accelerarne la comparsa, come ad esempio i disordini della tiroide, sia iper che ipotiroidismo, l’anemia perniciosa, la celiachia, l’osteopenia, il deficit di vitamina D e la vitiligine, che è un’alterazione della produzione di melanina e quindi della pigmentazione cutanea. Da non sottovalutare poi le condizioni ambientali che, provocano uno stress ossidativo e danneggiano i melanociti del follicolo.
Agenti ambientali
Sul banco degli imputati: inquinamento, sole e alcuni composti chimici che danneggiano i melanoiciti attraverso la produzione di radicali liberi responsabili di attivare alcuni precursori della melanina che sono appunto molto tossici per i melanociti.
I nuovi studi
Tra le cause dei capelli bianchi va poi segnalata una curiosità frutto di una recente scoperta che dice che dopo una certa età i follicoli producono, sia pure in piccolissime quantità, un eccesso di perossido di idrogeno, che comunemente viene chiamata acqua ossigenata, proprio quella usata dalle finte bionde platinate per schiarire i capelli. Tuttavia, mentre il perossido dei decoloranti agisce sul fusto del capello, ossidando la melanina già presente, il perossido prodotto dalle cellule del bulbo uccide i melanociti prima che la melanina possa essere prodotta. Dunque una possibile soluzione potrebbe essere la somministrazione di pseudocatalasi, l’enzima che converte il perossido di idrogeno presente nel follicolo nelle sostanze innocue che lo compongono, ossia acqua e ossigeno, bloccandone l’accumulo. Sempre sul fronte della lotta alla testa grigia altri ricercatori si propongono invece di creare un farmaco che possa far ritrovare la propria tinta naturale. In attesa della pillola o della manipolazione genetica che ridoni colore alle chiome si può comunque fare qualcosa per rallentare la comparsa dei capelli bianchi, come privilegiare un’alimentazione ricca di antiossidanti e d’estate proteggere la testa dai raggi solari. Non bisogna però pretendere miracoli, perché prima o poi vincerà la predisposizione individuale e prevarrà l’orologio genetico.
Il fascino delle teste argentate
Richard Gere sfoggia i suoi capelli prima grigi, ora candidi, da oltre vent’anni, senza conseguenze sul suo fascino. George Cloney è il re dei brizzolati che piacciono anche alle ventenni. Nell’uomo i capelli bianchi costituiscono un elemento di fascino, perché indicano una maggiore esperienza di vita. Per le donne invece è il contrari, tant’è che il 55% delle donne dai 45 anni in su, secondo i dati Codacons, si tinge. La donna si sente insicura con la testa sale e pepe o bianca, che nella percezione generale sia maschile sia femminile è associata all’invecchiamento.
Videonews