Giulia, fondatrice dell’Associazione L’Ombra del Platano, ci rivela piccoli escamotages utili al benessere di corpo e mente.
Osserviamo con attenzione il dialogo interiore che abbiamo con e di noi stessi. Perché così è come ci vedono gli altri. Ciò che emettiamo crea risonanza, motivo per cui diventa importante imparare ad accettarci e volerci bene.
Diventiamo ciò che pensiamo di essere.
Facciamo caso a come la nostra comunicazione interna, ed anche esterna, influisce sulla nostra autostima.
Un semplice “va beh..” di rassegnazione durante un compito mal riuscito alimenta il sabotaggio verso noi stessi. Una banale frase come “non sono proprio adatto a…..” , “ non ci riuscirò mai….”, “sono troppo timido…”, “ troppo alto….”, “troppo grasso…”, “troppo vecchio…”, etc, avrà una grande influenza sulla considerazione che abbiamo di noi stessi, rendendoci insicuri e timorosi di andare oltre, rafforzando il sentimento di sfiducia e facendoci desistere nell’allargare la nostra zona di comfort.
Il dialogo interiore è un automatismo e si basa sull’educazione ricevuta, sul retaggio culturale e soprattutto sui messaggi che abbiamo ricevuto nell’infanzia e che ora sono diventati delle ineluttabili verità.
Per cui sovente si rinuncia a fare qualcosa che magari ci piacerebbe, proprio in virtù del fatto che l’input non è mai stato attivato, bensì boicottato.
E alla fine attribuiamo al “carattere” o all’ ”umore” quello che invece creiamo in autonomia con il nostro continuo dialogo interiore.
Il pensiero ha la velocità dell’elettricità, con milioni di cellule in perenne attività. Ed è facile cadere nel circolo vizioso del leitmotive, perpetuando all’infinito il solito modello deleterio che alla lunga diventa “normale” e “familiare”, usando con noi stessi toni di rassegnazione, autocritica e scherno.
Ma il corpo ci indica la natura dei nostri pensieri, distinguendo se l’attività mentale è positiva o negativa; quando il respiro non è lineare, quando il viso è corrugato, quando le spalle sono curve, quando percepiamo tensioni a livello gastrico, abbiamo a che fare con pensieri poco piacevoli. Questa modalità, a lungo andare, può avere delle conseguenze sia in ambito psichico che fisico.
Per cui vale la pena di educarci a riconoscere questi segnali per diventare rispettosi nei nostri confronti, imparando a rivolgersi a noi stessi in modo amorevole, inserendo nel dialogo frasi incoraggianti con aggettivi di apprezzamento.
Trasformare il “non ci riuscirò mai” in “voglio migliorare”, “sono troppo timido” in “mi concedo di essere più disinvolto”, “sono troppo vecchio” in “ ce la posso fare” e via dicendo.
Proviamo a trasformare le solite frasi dispregiative in frasi di possibilità, dove prevale la probabilità di riuscita al posto del fallimento.
All’inizio è richiesta un po’ di attenzione ma con la buona volontà si ottengono risultati molto soddisfacenti e, una volta imparato il meccanismo, sarà molto più facile essere noi i protagonisti attivi, senza lasciare il filo dei nostri pensieri in balìa di chissà quale circostanza emotiva.
Le persone che si definiscono “giù di tono”, “depresse”, “tristi” o “rassegnate” hanno in comune, tra le altre cose, il continuo rimuginare su se stesse e sugli eventi in termini negativi. Soffocando ogni possibilità di gioia.
La costanza vale più di cervello e cuore. E ci ripaga. Quando siamo tenaci nel perpetuare buone azioni verso noi stessi, oltre che verso gli altri, acquisiamo senso di potere e fiducia.
Per ottenere risultati migliori è necessario fare cose che non abbiamo mai fatto.
Iniziare a variare il dialogo interiore ed esteriore nei confronti di noi stessi potrebbe essere una di queste.
Per cui prepariamoci a farci i complimenti meritati, gli apprezzamenti dovuti e gli incoraggiamenti necessari.
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